ROVIGNO | Toni accesi all’ultima seduta del Consiglio cittadino di Rovigno che ha voluto concludere l’anno in un clima tutt’altro che amichevole.
Attacchi e parole pesanti sono stati lanciati sia dall’opposizione sia dalla maggioranza che a un certo punto ha perso le staffe, soprattutto dopo le provocazioni avanzate dal consigliere dell’Accadizeta, Sergio Rabar.
«No» all’ordine del giorno
Tutto è partito dalle modifiche e integrazioni all’ordine del giorno, che ha visto anche stavolta l’aggiunta di nuovi punti, con la relativa spiegazione, da parte del presidente del Consiglio, Valerio Drandić, che alcune questioni vanno risolte d’urgenza perché soggette a scadenze dei termini entro i quali dovrebbero venire accolte dal Consiglio.
Petar Radetić, presidente del Club dei consiglieri dell’SDP, ha trovato che tale prassi vada a sminuire l’importanza della funzione dei consiglieri che per poter prendere una decisione devono “avere a disposizione il tempo necessario per analizzare e confrontare la documentazione nuova con le versioni precedenti”. Stando a Radetić, invece, alcuni dei materiali sono stati inviati verso le 12 del giorno precedente.
“Sono cosciente che contiate su 11 mani alzate – ha dichiarato da parte sua il consigliere dell’SDP, Suad Salkić, riferendosi al numero di seggi in Consiglio della Dieta democratica istriana – e che quindi, ogni vostra decisione verrà accolta. Io annuncio da subito che non sarò presente per votare e che lascerò la sala, perché non voglio partecipare a tutto questo, perché non trovo sia trasparente”.
A sostenere l’SDP anche il resto dell’opposizione, tra cui il consigliere Sergio Rabar, dell’HDZ, il quale si è detto poco disposto a dover “leggere ogni volta ‘Guerra e pace’ (in riferimento al volume del materiale e della documentazione, nda.) durante le sedute. Manipolate con le decisioni e con il Consiglio – si è rivolto, quindi, alla DDI –. Non date ai consiglieri il tempo di prepararsi e discutere e perciò non voterò a favore delle integrazioni all’ordine del giorno”.
Mavrić: «Dobbiamo essere efficaci»
La risposta a tutte queste accuse è arrivata dal presidente del Club di consiglieri della DDI, il quale ha a sua volta rimproverato l’opposizione di sfruttare qualsiasi scusa per intralciare il lavoro del Consiglio. “Stiamo parlando di un paio di pagine di testo. Non vedo dove stia la difficoltà a leggerle anche in breve tempo. Tutto quello che stiamo cercando di fare è di essere efficaci e di rispettare termini e scadenze”, ha rilevato Mavrić. Il presidente del Consiglio, Valerio Drandić, ha voluto ricordare anche che la proposta di modifiche e integrazioni all’ordine del giorno è un diritto dettato anche dal Regolamento.
Multe da pagare
Le tensioni sono continuate anche nella parte che riguardava le interpellanze dei consiglieri, dopo che Suad Salkić ha riferito che i cittadini del nucleo storico si sentono come abitanti di un ghetto a causa delle rigorose norme di circolazione che non sono conformi al Regolamento. La critica non è piaciuta al sindaco Marko Paliaga. “Sta abusando della sua funzione di consigliere per risolvere una questione che la riguarda personalmente” – ha fatto notare il sindaco, spiegando che Salkić è stato multato dagli addetti del Servizio comunale per essere entrato nella zona pedonale con un veicolo per il quale non gli era stato rilasciato il permesso. “Sarà il Tribunale a stabilire se dovrò pagare la multa o meno”, ha insistito Salkić.
Insinuazioni «disgustose»
Salkić ha chiesto anche quanto tarderanno i lavori di ricostruzione del lastricato di Sant’Eufemia, visto il recente ritrovamento di 3 tombe e se, visto il passaggio dei macchinari pesanti, questa parte verrà ristrutturata a scapito di via Svalba.
In sindaco ha risposto che è ancora troppo presto per dire se i lavori tarderanno e di quanto, perché dipenderà tutto dalle ricerche archeologiche. “Abbiamo aspettato per anni che il lastricato venga ricostruito e ora porteremo a termine questo progetto. Fare insinuazioni, in questo modo e in anticipo riguardo a possibili danni della via Svalba è semplicemente disgustoso. Se anche dovessero esserci danni, provvederemo a risanarli”, ha dichiarato Paliaga.
Il fuoco è esploso verso la fine della seduta, quando Rabar ha imputato all’amministrazione municipale di aver avviato il progetto per la realizzazione del porto settentrionale, piuttosto che di quello meridionale, perché è loro intenzione mettere in vendita l’Ospedale “Martin Horvat”, che si trova nelle vicinanze della zona del nuovo porto.
Dopo che il sindaco si è complimentato con Rabar per essere riuscito a formulare una domanda sensata (il consigliere è, infatti, noto per interventi privi di senso e coerenza, nda.), ha risposto che la scelta del progetto era dovuta al fatto che con il porto settentrionale si sarebbe risolto il problema degli ormeggi a Rovigno, cosa che non era possibile, invece, nel porto meridionale che offriva capacità limitate.
Dall’Ospedale alla CNI
“Non è nostra intenzione vendere l’Ospedale, la sua è un’accusa malintenzionata. Quello che desideriamo è mantenere il ‘Martin Horvat’ a qualsiasi costo”, ha aggiunto Paliaga.
Nonostante ciò, Rabar ha dichiarato di non credere a quanto detto dal sindaco.
L’accusa di voler vendere l’Ospedale rovignese non è andata giù nemmeno a Drandić. “È cinico da parte sua insinuare che vogliamo vendere l’Ospedale che ci siamo impegnati con tutte le forze a salvare quando il suo Partito ha lasciato che si privatizzi tutto il Paese”.
Si è poi arrivati dalle accuse alle offese che hanno portato Rabar ad attaccare un’altra volta, la minoranza italiana a Rovigno e in Istria. Ricorderemo che, dopo essere stato rimproverato più volte dalla stampa e dall’opinione pubblica (ma anche dal suo stesso partito) di usare il linguaggio dell’odio verso la minoranza italiana autoctona, Sergio Rabar ha sempre sostenuto di essere “dalla parte degli italiani” e di considerarli suoi “grandi amici”. Dichiarazioni che si sono dimostrate false dal momento che, nell’agitazione, il consigliere dell’Accadizeta ha replicato a Drandić: “La Croazia ha di che cosa essere orgogliosa e certamente non di voi che promuovete l’Italia e l’’Italianismo’”, dopodiché è uscito dalla sala del Consiglio.
Il resto della seduta si è svolto in toni più pacati, ma il danno ormai è fatto e questa volta, le ennesime scuse da parte del consigliere Sergio Rabar probabilmente non basteranno per eliminare la sensazione dell’amaro in bocca che rimane nel vedere che questo tipo di comportamenti inaccettabili non debbano sopportare conseguenze.
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