
Un caffè preso in compagnia dell’icona del canto rovignese, immersi nel mood estivo brulicante e allegro di un mattina agostana. Basta poco per far riemergere ricordi racchiusi nel cassetto e vivi nella memoria di Sergio Preden Gato, una delle voci più significative del panorama canoro della Comunità Nazionale Italiana e non solo, siccome la musica non conosce confini e non ha bisogno di sottotitoli particolari per esser capita e interpretata da chi la sa ascoltare.
Il Gato rovignese, accompagnato dalle sue fedeli “Volpi”, ossia l’orchestra composta dai musicisti concittadini Francesco Salvi alla batteria, Eligio Bosazzi alla chitarra, Boris Licitar alle tastiere e Cristian Salvi al basso, l’estate scorsa, nella Platea estiva “Vlado Benussi” della Comunità degli Italiani “Pino Budicin” di Rovigno, ha coronato i suoi 70 anni di carriera con una serata concertistica indimenticabile, coinvolgendo ed emozionando il vasto pubblico con alcuni classici intramontabili della musica italiana, per poi toccare i tasti di una musica più profonda ed emotiva, legata al “fogoler” di casa, al dialetto e alle tanto amate e vissute tradizioni descritte dettagliatamente nelle opere dei poeti e artisti rovignesi, quali Giusto Curto, Ligio Zanini, Piero Soffici e Vlado Benussi.
Sergio Preden Gato, durante la chiacchierata, ha annunciato una serata concertistica in calendario venerdì 16 agosto, organizzata in collaborazione con la CI e l’Unione Italiana, condividendo alcuni ricordi indelebili legati all’amicizia con Piero Soffici, rovignese di nascita, che fu direttore d’orchestra, pianista, sassofonista e paroliere, il cui talento venne riconosciuto e apprezzato a livello internazionale, con il quale Sergio collaborò strettamente negli anni Ottanta nella cornice di una Rovigno diversa da quella odierna.

Foto: ROBERTA UGRIN
Sergio, facendo un tuffo nel passato, quali immagini di Rovigno riaffiorano e riprendono vita?
“Le Rive, il porto e via Carera sono sempre state un vivace e movimentato teatro, nel quale i personaggi principali erano i pescatori e i contadini intenti a svolgere i loro mestieri. Abitando sulle Rive, fin da ragazzo, dal carattere curioso e socievole, ho avuto la fortuna di conoscere e apprendere la tradizione canora locale dai bravissimi cantori che intonavano spontaneamente varie melodie, per rendere le loro giornate più allegre. Regnava un’atmosfera autentica dove il contatto sonoro era all’ordine del giorno.
L’amore per il canto, come pure per il calcio, fanno parte del mio DNA: sono le mie più grandi passioni che coltivo da sempre. Sono cresciuto in una famiglia di ‘canterini’, dove la musica e il canto facevano parte del vivere quotidiano rasserenando anche i momenti più difficili.
Molti dei miei ricordi sono legati al mare, all’isola di Santa Caterina, alle uscite in barca, ai momenti trascorsi in compagnia di amici al ristorante ‘La vela’, gestito allora da Silvio Brunelli, oppure al ‘Rio bar’, dove c’incontravamo per il primo caffè della giornata scambiando due ‘ciacole’.
Ricordo bene le parole e la filosofia professate da mio padre, il quale paragonava Rovigno a Cenerentola: una bella ragazza vestita di stracci, sorte che potrebbe toccare alla città nel malaugurato caso in cui si smettesse di portare avanti il lavoro svolto in passato dai visionari Curto, Soffici, Zanini, Benussi”.
Lei è un’inarrestabile fonte d’energia e idee. A quale progetto sta lavorando ultimamente?
“Il 16 agosto, con inizio alle ore 21, nella ricorrenza dei vent’anni dalla scomparsa del grande arrangiatore Piero Soffici, nella Platea estiva della CI rovignese si svolgerà il concerto intitolato ‘Sugnàndo ca∫a mieia’, un hommage alla figura e all’opera di Soffici, che nelle sue canzoni ha descritto la Rovigno autoctona con i suoi colori e la sua gente.
Il programma della serata concertistica, realizzato grazie alla sensibilità e al sostegno dell’Unione Italiana e della CI locale, prevede un repertorio di canzoni scritte e musicate da Piero Soffici diventate nel tempo un’importante testimonianza per le nuove generazioni. Grazie alla longeva ed efficace collaborazione con gli amici musicisti dell’orchestra ‘Le Volpi’ e al contributo prezioso della ‘Faina’ Rosanna Bubola, è stato possibile mettere in piedi questo lavoro specifico dedicato innanzitutto alla tutela e alla salvaguardia del nostro peculiare dialetto istrioto”.
Ha avuto l’opportunità di lavorare al fianco di Piero Soffici. Ci racconti un po’ quest’esperienza.
“Erano gli anni Ottanta quando incontrai il Maestro Piero Soffici, il quale era rientrato a casa dopo la prestigiosa carriera in Italia, Paese in cui è stato riconosciuto e apprezzato il suo genio artistico, dove negli anni ‘60 debuttò come direttore d’orchestra nientemeno che al Festival di Sanremo. Grazie a una proficua collaborazione artistica con Soffici, che continuò l’attività in sala d’incisione, ho avuto l’opportunità d’interpretare le sue canzoni scritte in dialetto e legate a Rovigno, che fin da subito mi hanno catturato l’anima. Cantare e interpretare le canzoni scritte da Soffici rappresenta un’esperienza di vita, un incontro profondo con me stesso e il mio modo di essere. La mia lingua madre, il dialetto rovignese, ha sempre avuto un’importanza significativa per me; la sua profondità mi è stata trasmessa dallo zio Giusto Curto, un visionario che aveva previsto i cambiamenti della società e della scena culturale cittadina avvenuti col passare degli anni.
Piero amava andare a pescare con la mia barca, ed è proprio durante le uscite in mare, tra risate e in un’atmosfera creativa, sono nate alcune delle sue più belle canzoni, le cui note e gli arrangiamenti sono diventate nel tempo dei classici della tradizione canora locale e testimonianza del drastico cambiamento avvenuto a Rovigno e nelle altre città istriane.
Nel mese di agosto al Circolo, proprio come adesso, venivano organizzate delle serate concertistiche alle quali presenziava pure Soffici, con protagonisti i rovignesi sempre pronti a divertirsi e a dimostrare la loro bravura nel canto. Tutt’oggi, durante le serate dedicate alla musica cerco di rendere partecipe il pubblico facendo riviere le emozioni e trasmettere l’allegria tipica di quei tempi”.
Nonostante i repentini cambiamenti che ha menzionato, Rovigno si distingue per la grande mole di artisti, musicisti e giovani talenti. Quale messaggio ha per loro?
“Le giovani leve non mancano di certo. Infatti, ospiti della serata ‘Sugnàndo ca∫a mieia’ saranno i cantanti Patrizia Sfettina Jurman e Matteo Tromba, due giovani artisti rovignesi accomunati dalla passione e da un sincero e palpabile entusiasmo nei confronti della musica, soprattutto quella che racconta storie nate tra le calli della Cittavecchia e che profuma di ricordi, mare, amicizia e luoghi che simboleggiano conforto e speranza. A rendere la serata ancor più speciale sarà il coro misto della SAC ‘Marco Garbin’ della CI rovignese, che aprirà il concerto con alcuni canti della nostra tradizione.
Il sodalizio locale si prodiga a organizzare valide iniziative includendo e dando spazio ai giovani. In questo modo loro diventano i protagonisti di un’importante testimonianza e la loro identità viene forgiata in modo spontaneo con una giusta dose di fantasia. I giovani vanno ascoltati, motivati e sostenuti con un giusto approccio, seminando buone idee, che anche se oggi non comprendono, un giorno fioriranno”.
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