Secche artificiali come nursery per il pesce

Ne parliamo con l’ing. Ivica Plečković, ex campione mondiale di pesca con la lenza

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Secche artificiali come nursery per il pesce

Ai tempi in cui la Fiera internazionale della pesca, delle attrezzature per la pesca, dell’acquacoltura e della pesca sportiva Crofish si svolgeva a Umago, prima di essere trasferita a Parenzo, era stato promosso un progetto molto interessante, che non riesce ancora ad andare in porto. Si tratta della ripopolazione del mare, oggi messo a dura prova da svariati fattori, come i cambiamenti climatici, ma anche la presenza di specie alloctone, come le noci di mare (Mnemiopsis leidyi). Eppure, le secche artificiali, dove sono state adottate, sono diventate delle vere e proprie nursery del pesce. Bisogna subito dire che esistono diverse tipologie di secche, ossia quelle fatte con materiali scavati nei porti, come sabbia, fango e roccia e quelle realizzate con elementi prefabbricati.

 

Ne abbiamo parlato con l’ex campione mondiale di pesca con la lenza, l’ing. Ivica Plečković, che con la nazionale croata di pesca ha girato mezzo mondo e che ne sa qualcosa in fatto di oasi del pesce. “Le secche artificiali – dice – sono utilissime per il pesce, perché in questo modo s’instaura una catena alimentare che in meno di un anno porta nella secca diverse specie di pesce, come il calamaro, la seppia, l’orata, il dentice, l’ombrina, il sarago e tantissime altre. Pesce che poi non rimane nella secca, ma si sposta anche lungo la costa, raggiungendo pure altre secche oppure acque più profonde. Sarebbe meraviglioso averne almeno un paio al largo di Umago, dove logicamente non si potrebbe pescare con la rete, lo strascico o il fucile. Le nursery servono unicamente per ripopolare il mare, una pratica già utilizzata in tutto il mondo, con ottimi risultati. Queste secche potrebbero venire fatte entro un miglio dalla costa, a una profondità di circa 20-25 metri e avere un’altezza di 3-4 metri. Dunque, non ci sarebbe nessun tipo di problema per la navigazione. D’altra parte la quantità di molluschi che vi si potrebbe formare sarebbe utilissima per il fondo ittico. Si parla di 100-200 tonnellate di mitili, ostriche e altri molluschi, che potrebbero attirare moltissimi pesci”.

L’ing.Ivica Plečković

Pascaturismo e attività affini

L’Unione europea, tramite i Gruppi d’azione locale per la pesca (FLAG), invita i pescatori a considerare l’idea di occuparsi anche di pescaturismo, cioè di varie attività legate al mare, per sopravvivere durante i periodi meno pescosi. Ma la convinzione comune è che dello sfruttamento razionale delle biorisorse del mare Adriatico si parli sempre troppo poco. Umago, che per anni aveva organizzato la Fiera della pesca Crofish, alla quale ha rinunciato a favore di Parenzo, poteva anticipare i tempi, perché tra le tante iniziative che erano scaturite dall’evento, unico del genere in Croazia, c’era pure quella del ripopolamento del mare grazie alle secche artificiali. Oramai oggi sono tutti consapevoli che non soltanto è stato trascurato il pescaturismo, a causa delle leggi poco chiare della Croazia, ma anche il turismo subacqueo archeologico e soprattutto le secche artificiali. Tutte cose che sono in qualche modo legate e che potrebbero creare posti di lavoro e reddito. Come spesso rilevato durante la manifestazione fieristica, nuove opportunità occupazionali potevano arrivare proprio sfruttando il mare, anche sviluppando delle secche artificiali per favorire il ripopolamento ittico. Le stesse inoltre potrebbero essere sfruttate anche a scopi turistici, rappresentando delle vere e proprie attrazioni. Cose ben viste sia dalle associazioni ambientaliste, come Natura Histrica, che dalle Società di pesca.

L’ing. Plečković ricorda pure che alcuni anni fa nello specchio di mare antistante Umago era stata creata una secca artificiale a un chilometro dalla costa, impiegando il materiale scavato durante l’allargamento dell’imboccatura del porto tra la diga foranea e il porto nautico dell’ACI. Su una superficie del diametro di circa 50 metri erano stati depositati 3mila metri cubi di materiale del porto, con regolare permesso ottenuto dalle competenti autorità della Regione istriana. La stessa cosa era stata fatta durante gli scavi effettuati nel porto di Cittanova e nel Marina, dove il materiale estratto dai fondali era stato utilizzato per creare delle secche al largo di Daila.

”Ebbene, i pescasportivi di Umago ci hanno detto che queste secche sono piene di pesce – conclude Plečković –. Vista la loro utilità, la loro formazione viene contemplata anche dai Piani regolatori, perché in questo modo sono state previste delle zone ben definite per le ‘maone’, come le secche vengono chiamate in gergo dai pescatori. C’è però una condizione da rispettare: il materiale utilizzato deve essere naturale, ossia proveniente dagli stessi fondali marini. Chiaramente queste secche vengono subito popolate da un’infinità d’organismi marini e di pesci. Va pure detto che su una superficie di 3 ettari di secca, crescono 130-200 tonnellate di mitili e fino a 20 tonnellate di ostriche, che attirano fino a 10 tonnellate di pesce. Considerando che in futuro di scavi nei porti ce ne saranno ancora, fin da ora sarebbe opportuno considerare anche l’idea di formare delle secche artificiali, utilizzando proprio il materiale degli scavi degli impianti portuali”.

La proposta per le secche artificiali

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