
La pesca per secoli è stata un sostentamento e una risorsa indispensabile per tutti i paesini adagiati sulla costa del Mar Adriatico (e non solo). Con il tempo quest’impegno ha smesso di rappresentare la principale attività dei villaggi di pescatori e si è trasformata in un lavoro a tempo pieno o in un passatempo. Ma che cosa rimane delle vecchie tecniche di pesca? Un ricordo lontano? Un bel numero folcloristico da far rivivere a una sagra di paese? No, molto di più! A dimostrarlo è l’Associazione “Batana salvorina”, che si occupa di salvaguardare e tramandare il patrimonio peschereccio di Salvore, attraverso la promozione dell’imbarcazione tipica del luogo: la batana, appunto. In questo contesto, l’altra sera nel porto locale è stato presentato il video documentario “Lume – una luce nell’oscurità”. Il lavoro raccoglie la testimonianza di molti abitanti e appassionati che hanno spiegato le particolarità della batana e l’evoluzione nel tempo della sua fonte luminosa. Infatti, i salvorini uscivano a pesca al calare del sole, perché durante la giornata lavoravano nei campi. Il lume era indispensabile per illuminare il fondale. Nel corso del tempo tale strumento ha subito varie trasformazioni: all’inizio veniva usata una fascina di paglia, poi uno stoppino immerso nel petrolio seguito dal carburo, per giungere alla petromas alimentata a petrolio e infine al lume a gas.
Un lavoro di squadra
Marina Paoletić, presidente dell’Associazione “Batana salvorina”, ha voluto ricordare che alla realizzazione del video hanno partecipato molte persone, oltre agli intervistati presenti apparsi sullo schermo, altri abitanti hanno offerto la loro testimonianza, che verrà utilizzata in un lavoro successivo. Sono tanti anche gli enti e le associazioni che hanno contribuito alla realizzazione dello sceneggiato, coinvolgendo ben tre Stati. Il progetto è stato infatti realizzato dall’Associazione “Batana salvorina” grazie al sostegno del Centro italiano “Carlo Combi” di Capodistria, della Regione istriana, dell’Unione Italiana, dell’Università Popolare di Trieste, della Regione autonoma FVG, della CAN costiera, della Società di studi storici e geografici di Pirano, della “Faber” e del Ministero della Cultura della Repubblica di Slovenia.
Una serata piacevole e stimolante, dove il numeroso pubblico, oltre ad assistere alla proiezione del documentario, ha potuto godersi un giro sulla batana, per vivere di persona la suggestiva pesca notturna. All’evento era presente anche il signor Nino Zacchigna, che ha realizzato il modellino di una batana in scala 1:10. La sua passione per il mare e per questa imbarcazione lo porta a costruire miniature per regalarle a enti e associazione e mantenere così viva parte della tradizione marinara dell’Istria. “Ho ricevuto la prima batana quando avevo 12 anni e ce l’ho ancora oggi – ci ha raccontato –. La mia è una riconoscenza profonda, più di una volta, grazie a quella barchetta, abbiamo avuto un pasto da portare a tavola e consumare in famiglia”.
Un amore viscerale quello tra i salvorini e il mare, che li ha portati ad apprezzare il proprio patrimonio e a essere consapevoli dell’importanza delle risorse che tempi meno abbienti offrivano agli abitanti della costa.

Foto: NICOLE MIŠON
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