Rovigno. Maria Sciolis: maestra della parola

In occasione della Giornata internazionale della lingua madre, nella sede della CI locale presentata la raccolta di poesie e novelle «I iè fàto càrta a li ma nièse e a ma nèvo»

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Rovigno. Maria Sciolis: maestra della parola
Gianfranca Blandini Suran, Rosalia Massarotto, Maria Sciolis e Giovanni Trani. Foto: CI ROVIGNO

In occasione della Giornata internazionale della lingua madre, nella Sala maggiore della Comunità degli Italiani “Pino Budicin” di Rovigno, è stato presentato il libro “I iè fàto càrta a li ma nièse e a ma nèvo” (Ho fatto testamento in favore dei miei nipoti), una raccolta di poesie e novelle scritte in dialetto rovignese dalla prof.ssa Maria Sciolis.

A dare il benvenuto al numeroso pubblico è stata la presidente del Comitato esecutivo del sodalizio, Gianfranca Blandini Suran, che ha voluto ricordare che le poesie raccolte nel volume, pubblicato nel 2024 nell’ambito della XII edizione Festival dell’istrioto, hanno partecipato a varie edizioni del Concorso d’arte e di cultura “Istria Nobilissima” e al concorso in dialetto rovignese “Favalando a la ruvignì∫a”, a testimonianza della pluriennale cura che l’autrice dedica all’espressione poetica e all’idioma autoctono del proprio luogo natio. Gianfranca Blandini Suran, ha inoltre sottolineato la volontà di proporre questo contenuto in ricorrenza della Giornata internazionale della lingua madre giunta alla sua XXV edizione.

La lingua del cuore
A prendere poi la parola e a dialogare con l’autrice pluripremiata, è stata la prof.ssa Rosalia Massarotto, “compagna di chiacchiere notturne” di Maria Sciolis, che ha descritto l’opera e il “complesso pensiero e l’anima tormentata dell’autrice”. “L’opera che presentiamo questa sera – ha detto Massarotto – racchiude 54 poesie scritte tra il 2002 e il 2024 e 5 storielle attinenti a Rovigno. L’autrice, Maria Sciolis, nasce due volte: la prima nel 1956 e la seconda nel 1998, quando inizia, verso i quarant’anni, a scrivere poesia in rovignese, la lingua veicolare della sua interiorità e delle sue radici. I temi di cui si occupa e preoccupa Maria Sciolis sono svariati e testimoniano della profondità del pensiero dell’autrice che parte dal passato, dalle sue origini, riflette sulla fuggevolezza della vita e sulla futilità di certi atteggiamenti, si sofferma sulla mutevolezza degli eventi storici che sconvolgono le terre di confine, esamina gli affetti familiari; traccia ritratti di famiglia, valuta e rivaluta la lingua, ovvero il rovignese. Il tutto è lasciato in eredità, in dono ai suoi nipoti, affinché da qui possano attingere consapevolezza di sé. Nei suoi versi l’autrice è immersa nella natura, madre e compagna, amica e testimone dei tempi che cambiano, una natura mite e accogliente come un rifugio, scevra dalle intemperie umane, forgiata con fatica da molte generazioni: la terra che ama, la campagna rovignese. Una natura onnipresente di cui le piace notare le piccole cose, i più piccoli cambiamenti spesso avvenuti grazie a mani rugose che oggi non ci sono più”. Poi, è stato dato spazio alle risposte, ai pensieri complessi e profondi e all’interpretazione dei versi emotivi della poetessa Maria Sciolis.

Maria Sciolis con la nipotina.
Foto: CI ROVIGNO

Scrivo perché…
Alla domanda perché scrive, Maria Sciolis ha risposto così: “Ho amato sempre scrivere, lo faccio sin da piccola, da quando ero iscritta al gruppo letterario, guidato amorevolmente alle elementari dalla mia capoclasse ed insegnante di lingua italiana Maria Velan e poi al Liceo con il prof. Antonio Pellizzer. Il rovignese è il mio veicolo, la lingua giusta. Lo scrivere in rovignese è diventato come l’Urlo di Munch, cioè liberatore, una valvola di salvezza che mi ha reso forte, dandomi la carica necessaria per salire e scendere i gradini che la vita mi poneva davanti. Beh, sì, scrivere in rovignese è diventato uno sfogo, una boccata d’ossigeno, un’intima necessità, un piacere che si prende a piccoli morsi. Una leccornia che non si può mangiare ogni giorno, ma quando si mangia… che goduria!”, ha spiegato, visibilmente emozionata, la poetessa.
Sono stati letti e ascoltati attentamente versi carichi di forza e fierezza, da cui traspare una profonda umanità che si manifesta nel desiderio di non oberare gli altri facendo trapelare i propri sentimenti e le emozioni da un lato, ma d’altro questi sgorgano, il dolore soprattutto, nei momenti di solitudine, che sembra aumentare più le persone scompaiono e di cui rimangono però le voci e i ricordi. Maria Sciolis, schietta nella vita così come lo è nella sua poesia, è una maestra della parola, capace di attribuirvi nuovi significati, accostarle con originalità e creando suggestive immagini che colpiscono per la loro immediatezza. Nel suo linguaggio riesce a fondere tradizione e modernità, con estrema scioltezza in un dialogo costante con persone sia del passato sia del presente. Trasmette forti sensazioni e sentimenti spesso contrastanti come grida soffocate di dolore.

Un lascito d’amore
E alla fine, perché il titolo “I iè fàto càrta a li ma nièse e a ma nèvo”? “Faccio testamento con l’intento di lasciare a quei tre splendidi bambini una grande eredità che non è fatta di cose materiali, ma di quelle cose che alla fine rimangono e che hanno valenza in tutte le latitudini e longitudini: l’amore e la consapevolezza di ciò che essi sono. Auguro ai miei nipoti e a tutti i nostri giovani di avere delle possenti ali onde potersi librare liberi, ma anche delle radici profonde come gli alberi di cavadàgna per potersi riconoscere e placare ogni peritanza”, ha spiegato Maria Sciolis, una delle più delicate e apprezzate autrici del territorio.
A contribuire al successo della serata letteraria è stato anche il poeta rovignese Giovanni Trani che, con enfasi e sentita partecipazione, ha letto, assieme a Rosalia Massarotto, alcuni dei migliori versi contenuti nella silloge.
A fine serata, il volume è stato offerto al pubblico, che ha pazientemente atteso la propria copia autografata. L’incontro si è concluso con un brindisi offerto dalla CI, che ha consentito agli ospiti di continuare a dialogare in compagnia degli intervenuti.
Presenti alla serata letteraria pure numerose autorità, tra cui il vicesindaco in quota CNI David Modrušan, il presidente del Consiglio cittadino Emil Nimčević, l’assessore regionale alla Comunità Nazionale Italiana, le minoranze nazionali e i giovani Tea Batel, la preside della SMSI Ines Venier, la prof.ssa Maria Velan, la dott.ssa Marisa Sciolis e la presidente della CI locale Viviana Benussi.

Il numeroso pubblico accorso alla serata letteraria.
Foto: CI ROVIGNO

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