Ritorna in… tavola «La strusa de nona»

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Ritorna in… tavola «La strusa de nona»

UMAGO “La strusa de nona”, evento organizzato dalla Comunità degli Italiani “Fulvio Tomizza” di Umago, ritorna il prossimo sabato e come sempre sarà ricco di avvenimenti dedicati al pane, al significato e al valore di questo alimento principe, amato e celebrato. Si tratta di un’occasione davvero ghiotta per promuovere il territorio, che purtroppo oggi non ha più nemmeno un mulino, ma che ha mantenuta viva la sua tradizione contadina.

Ed era sempre buono…
Una tradizione lunga e indelebile, che nelle aree rurali resiste ancora, ma che sta vieppiù scomparendo sotto l’influsso della società del consumismo. Oggi il pane non è buono come quello di una volta, non ha più lo stesso sapore e la stessa fragranza, è un bene di consumo che si acquista e che poche ore dopo non sa più di… pane. Una volta, al tempo delle nostre nonne, il pane veniva cotto una volta la settimana ed era sempre buono.

Mostra e degustazione
La festa inizierà alle 17.15 con la consegna degli “artefatti”, ovvero dei vari prodotti delle categorie in gara, per proseguire alle 18 nel teatrino della CI con la premiazione dei lavori giunti al concorso letterario e figurativo per bambini e ragazzi e con la conferenza della giornalista Martina Vocci, con la quale, oltre alla conferenza dedicata al pane e al suo valore, sarà anche ricordato quel grande e compianto amico della Comunità Marino Vocci, che per anni aveva accompagnato la manifestazione con la sua preziosa collaborazione e le sue interessanti conferenze, sempre dedicate al pane.
Dopo la consegna dei prodotti in gara, il programma prevede la mostra e la benedizione del pane nel bar “Circolo”, mentre alle 18 ci sarà la conferenza sul pane di Martina Vocci, seguita alle 19 dalla degustazione.

«Iera una bela fadiga»
Al pane di casa nostra è stato anche dedicato un bel libro, intitolato “El Pan de l’Istria” dell’esule Roberto Stanich, del quale citiamo alcuni passi interessanti.
EI pan bianco iera una roba che me sognavo de note, spetavo de andar dei noni in paese per magnar quel pan bon che fasseva la nona col frumento che i gaveva in campagna. Mia nona la fasseva el pan una volta ala setimana. De matina presto, la tirava fora la tavola del pan e la scominsiava a tamisar la farina. La farina la vigniva zo’ sula tavola come neve bianca e la semola la restava in tel tamiso. Dopo con la semola se fasseva paston per darghe ale galine e anche al porco.
Quando che la nona gaveva tamisà tuta la farina, la inpastava con l’acqua e col lievito e la scominsiava a lavorar la pasta. Iera una bela fadiga perché la pasta bisognava ‘domarla’, farla diventar bela tenera, ubidiente
”, ricorda nel suo volume Stanich, per poi aggiungere: “
L’era come una lota: con le sue forti mani la nona la la tirava in lungo e in largo, la la rimeteva insieme, la fasseva come una bala, la ghe dava pugni e la la rodolava, la la plasmava, la la carezzava con la man infarinada. La pasta la resisteva, la pareva una roba viva che se ribela, la fasseva dele bole, dei sbuffi de aria ma, ala fine, la doveva arenderse ala forza dela nona e la diventava tenera, morbida, plasmabile: la iera ‘domada’. Alora la nona la la coverseva con una coverta vecia, per tignirla in caldo e farla lievitar. Per mi veder ‘sta pasta che se gonfiava, che cresseva de volume quasi a vista de ocio, iera come una magia”.

Le tre categorie
Questa soltanto una piccola parte dei racconti sul pane che risvegliano emozioni da tempo dimenticate e riportano nell’antico mondo istriano. Anche a quest’edizione le categorie in gara saranno tre: “Pan sceto”, “Pan consà” e “Pan dolse”. Tre modi di fare il pane che a Umago sarà valutato da un’apposita giuria e poi, naturalmente, assaggiato…

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