Quando Cassiopea ci mette i tentacoli

Pesca a strascico. Reti piene di meduse; i pescatori costretti a tornare in porto

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Quando Cassiopea ci mette i tentacoli

Nuovo problema per la pesca a strascico: le reti si riempiono in modo smisurato di meduse Cassiopea, al punto da costringere i pescatori a ritornare in porto. Problema comune a tutto l’Alto Adriatico, dunque anche alle sponde dirimpettaie italiana e slovena.

 

La medusa non è dannosa ed è comune nel Mediterraneo. Può raggiunge i 30 centimetri di diametro: si tratta di una medusa che ha il caratteristico ombrello a forma di disco bianco, con una gobba rotonda e gialla al centro. Si tratta di una specie pelagica endemica del Mediterraneo, che dalle nostre parti dovrebbe esserci da maggio a ottobre e non in gennaio.

Il presidente del Gruppo per la pesca sostenibile Danilo Latin ci ha detto che questa è una preoccupazione in più per chi pesca, perché le giornate utili di pesca a causa dei fenomeni meteo climatici si sono ridotte: “Non possiamo pescare né con la bora, che sa essere molto insidiosa e durare parecchi giorni, né con lo scirocco o il libeccio.

Le poche giornate utili sono condizionate dalle meduse, o da qualche inconveniente legato alle operazioni di pesca che che può influire sulle giornate di pesca riducendone il guadagno, ma aumentando le spese. Di preoccupazioni ne abbiamo molte. Cerchiamo sempre di comunicare con i biologi marini, per informarli della presenza di alghe o meduse alloctone, ma questo aiuta poco. Ora, l’enorme quantità di meduse, impedisce di fatto la pesca perché le reti a strascico si riempiono subito, rendendole pesanti e bloccando la barca. Allora bisogna alzare la rete, svuotarle e tornare nel porto. E per chi vive di pesca si tratta di soldi in meno per pagare le spese”.

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