Produzione vinicola Quegli acini che racchiudono tutto il cuore dell’Istria

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Produzione vinicola Quegli acini che racchiudono tutto il cuore dell’Istria

DRAGUCCIO | È cosa poco nota che alcune delle migliori posizioni viticole ed enologiche sono situate ai margini settentrionali, occidentali e meridionali dell’Istria centrale, ovvero nei dintorni del corso d’acqua e dell’accumulazione artificiale di Bottonega, nonché in direzione della Val d’Arsa. Posizioni dunque abbastanza soleggiate, che godono delle influenze climatiche sia continentali che mediterranee. È qui che fra l’altro acquistano l’uva o la coltivano alcuni dei più affermati vinai peninsulari. Ma anche gli altri piccoli produttori del luogo, stanno iniziando la loro lenta ma progressiva affermazione. C’è chi si attiene alle regole produttive contemporanee, chi continua a seguire la tradizione, e chi sta seguendo una via di mezzo.

La festa di San Martino

Nel Comune di Cerreto ci sono piccoli produttori, ed alcuni di notorietà, che hanno qui o la sede delle loro aziende, o parte dei loro vigneti. Draguccio fa parte del Comune di Cerreto. Qui la Regione istriana ha inaugurato qualche anno fa la Casa degli affreschi, data la presenza di quest’arte in loco. Essa è stata affidata in gestione al Museo storico e navale dell’Istria con sede a Pola. Da qui l’iniziativa comune, tra il Museo, la Casa degli affreschi ed il Comune, per dare vita l’altra sera alla “Festa in onore di San Martino”.
Nell’ambito dell’iniziativa, avvenuta a conclusione di tutte le altre iniziative peninsulari dedicate al Santo ed al vino novello, Filip Savić, che si giova del titolo di miglior sommelier croato per il 2016, ha tenuto una breve lezione in merito alla “Storia della produzione del vino nelle nostre regioni”.
Storicamente, le prime viti conosciute compaiono circa 65-70 milioni di anni fa. Della sua coltivazione e della produzione enologica ci sono testimonianze che risalgono all’età neolitica (8-6000 a. C.) La coltivavano Sumeri, Assiri, Babilonesi, Egiziani, Cartaginesi, Fenici, Ebrei, Greci, Romani, Etruschi. Nel Medio evo la produzione enologica fu mantenuta in vita per le necessità ecclesiastiche, mentre a partire dall’età moderna la sua diffusione fu universalmente generalizzata, e oggi è parte integrante del patrimonio mondiale.
In ambito istriano, vite e vino furono diffusi da Greci, Fenici e Romani. Erano noti il Vino di Pucinum (probabilmente una sorta di Terrano) e la Malvasia, che prende il suo nome dal porto greco di Monem Vasia.

I vini di Grimalda

Il noto esperto ha poi degustato e presentato le caratteristiche dei vini presenti e prodotti dalle aziende Matošević e Belaj. Ivica Matošević crea i suoi prodotti a Krulčići. L’azienda, attiva dalla metà degli anni ‘90 li ricava dai suoi vigneti, e da quelli dei cooperanti. È nota per la Malvasia Alba, ricavata dai vigneti buiesi, ed il Chardonnay Aura, ricavato dalle vigne di Berdo, nell’Istria centrale. Produce anche le linee Alba Barrrique, Alba Robinia, Alba Antiqua, e il vino Merlot della serie Morra, tutti ricavati dalle uve buiesi. In questa serata l’azienda ha giocato in casa, presentando i vini della linea Grimalda, ricavata dai vigneti piantati presso lo splendido vicino borgo da cui si gode uno dei panorami istriani più belli: il Grimalda Bianco ed il Grimalda Nero.
L’azienda Bellaj, è sorta nel 2011, quando la famiglia Belay ha acquistato il Castello di Bellai, nei pressi di Passo, e 11 ettari di vigneti che si affacciano sulla Val d’Arsa. A Draguccio sono stati presentati i vini Malvasia e Chardonnay. Essa produce le linee Ksenija e Dama. Tra le altre sue produzioni, il Chardonnay Selection, e il Bellai Malvasia istriana.
In promozione e degustazione pure alri prodotti enologici locali di minor portata, riservati più che altro al consumo ed alla rivendita casereccia. La serata, introdotta dalla responsabile della Casa degli affreschi Sunčica Mustač, ha visto la presenza in sala del sindaco di Cerreto Emil Daus e del direttore del Museo storico e navale dell’Istria Gracijano Kešac. A rendere più dolce l’atmosfera, ci hanno pensato alcuni “musicanti” locali, che hanno offerto una serie di musiche della tradizione italiana e croata, qui ancora in auge.

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