Parenzo. In Riva riaffiora la storia che il tempo ha nascosto

Iniziata l’estrazione dell’imbarcatura romana

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Parenzo. In Riva riaffiora la storia che il tempo ha nascosto

Il rinnovo della Riva è certamente il progetto di maggiore rilevanza di quest’anno per la Città. Nonostante le restrizioni imposte per arginare la diffusione del Covid-19, i lavori proseguono senza sosta. Il sottosuolo parentino è ricco di reperti archeologici, per cui le normative prevedono la sovrintendenza archeologica o lo svolgimento di sondaggi preliminari. Ciò ha favorito il rinvenimento d’importanti testimonianze storiche. Di fronte all’ex Casa Danelon, laddove c’era la “Porta da mar”, in cui in epoca veneziana si entrava a Parenzo, sono emerse le riva romana e veneta, una macina per il grano, la torre veneziana e un’imbarcazione romana. Poco più in là, davanti al Caffe bar “Saint sinner”, è riaffiorata una torre quadrata, circondata da altre strutture murarie.
I sondaggi archeologici si concluderanno entro il 10 maggio. Ieri è iniziata l’azione di estrazione dell’imbarcazione romana, che una volta studiata e conservata, diventerà parte integrante del futuro allestimento permanente del Museo del territorio parentino, i cui archeologi hanno gestito i sondaggi, con la collaborazione del Museo archeologico dell’Istria e della Sovrintendenza regionale per la conservazione dei beni culturali. Per l’occasione è stata organizzata una visita guidata al sito. Visibilmente soddisfatta la direttrice del Museo del territorio parentino, Elena Uljančić. “L’imbarcazione romana è certamente il rinvenimento più importante – così l’esperta – e assieme alle altre testimonianze sarà studiata e presentata sia nell’allestimento permanente sia in alcune mostre tematiche. Di questo ritrovamento, abbastanza raro, si parlerà a lungo”.

I partecipanti alla presentazione dei ritrovamenti archeologici

I sondaggi sono stati gestiti dall’archeologa Klaudija Bartolić Sirotić, che ha rilevato l’importanza storica della posizione, da cui si entrava in città dal mare. “Per noi si è trattato di una sfida. L’indagine finora condotta sull’imbarcazione è stata di tipo interdisciplinare”, ha dichiarato l’archeologa. Essendo tutto ciò avvenuto poco prima dello scoppio dell’epidemia, i lavori sono proseguiti, dopo una breve interruzione, nel rispetto dei limiti imposti dalle normative. Alle indagini ha partecipato anche l’archeologo Marko Uhać, della Sovrintendenza regionale per la conservazione dei beni culturali, che ha brevemente descritto l’imbarcazione, costruita con la tecnica della cucitura, tipica dell’epoca istrica e romana. “Il ritrovamento di quest’imbarcazione – ha rilevato lo studioso – segue d’una decina d’anni quello della barca preistorica rinvenuta a Zambrattia. La costruzione s’è mantenuta molto bene, per cui si potrebbe ipotizzare in futuro una sua ricostruzione”.
A collocare il ritrovamento nel contesto parentino ci ha pensato lo storico ed archeologo connazionale Gaetano Benčić, che in un’intervista rilasciataci prima della scoperta l’aveva in un certo senso anticipato. Nell’area c’erano il molo, il palazzo podestarile e la loggia. Il livello del mare era allora inferiore di circa 4 metri. Per lo studioso, “qui abbiamo l’opportunità di approfondire le nostre cognizioni sull’antichità parentina”.
Soddisfatto anche il sindaco, Loris Peršurić, secondo il quale i rinvenimenti arricchiranno l’offerta turistica e culturale parentina. “Chi viene a Parenzo – così il sindaco – lo fa per svariati motivi, e tra questi vi è anche quello storico-culturale. Credo perciò che quest’imbarcazione, con la sua storia bimillenaria, contribuirà a una nuova affermazione turistica di Parenzo”.
Alle operazioni archeologiche, lo ricorderemo, hanno partecipato anche gli archeologi Davor Munda ed Aleksandra Paić.

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