Nell’ex «kova» in arrivo un… trenino (foto)

A circa un anno dalla sua inaugurazione, il percorso del pozzo, adattato dal Comune di Arsia alle visite turistiche, è sottoposto a continue modifiche e viene arricchito con nuovi interessanti contenuti

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Nell’ex «kova» in arrivo un… trenino (foto)
Il “nostro” gruppo con il personale della “Arsiana”

“Ci siamo persi”. Sono parole che molti non vorrebbero sentire durante un tour in un luogo sconosciuto, soprattutto se si tratta di una visita alle gallerie sotterranee di quella che era una volta una miniera carbonifera, oggi un posto perfetto per una disintossicazione dal digitale, dove i telefonini non ricevono il segnale. E, a giudicare dalla nostra recente esperienza, è improbabile che ciò venga pronunciato dalle guide che vi accompagneranno in una visita all’ex pozzo di Arsia, alcune delle cui gallerie sono da circa un anno aperte alle visite turistiche, dopo essere state adattate e rinnovate per lo stesso scopo.

La nostra prima esperienza nel sottosuolo della stessa cittadina, progettata dall’architetto Gustavo Pulitzer Finali, costruita per le esigenze della sua miniera Carlotta e inaugurata nel 1937, risale al 2010, quando una parte del percorso adattato nel frattempo dal Comune e gestito oggi dalla municipalizzata “Arsiana” poteva essere visitata soltanto su richiesta e con il consenso del Comune, per lo più dagli esperti del settore industriale e minerario, dagli universitari degli stessi indirizzi e da qualche giornalista che voleva conoscere il posto di lavoro dei suoi nonni.
L’adattamento alle visite turistiche, avviato dal Comune e approvato dal Ministero dell’Economia, vuole dire che ora, a differenza della situazione di 14 anni fa, il tour si svolge in un ambiente (maggiormente) sicuro e più illuminato, in cui ci si può perdere soltanto se si decide di entrare nelle gallerie ancora inesplorate e non dotate della necessaria segnaletica grazie alla quale è possibile sapere, quasi in ogni momento, dove si trova l’uscita. Tuttavia, uno strumento per contattare il “mondo esterno” c’è: stiamo parlando di uno dei due telefoni che abbiamo visto nel corso della nostra visita, quello più moderno.

Una piccola parte delle ex gallerie minerarie

Le chiamate dal sottosuolo
“Secondo voi, chi risponderà se chiamate questo numero scritto qui?”, è stata la domanda al nostro gruppo posta da Elis Gobo, direttrice della municipalizzata “Arsiana”, la quale ha accompagnato i visitatori assieme a Moreno Gobo, coordinatore tecnico delle gallerie e guida anche per i tour in lingua italiana. A unirsi ai due sono state due studentesse della Facoltà di ingegneria mineraria, geologica e del petrolio, Matea Dujmić e Tea Majerić, giunte ad Arsia grazie a una collaborazione tra la “Arsiana”, interessata a offrire esperienze pratiche ai giovani della Facoltà, e l’istituzione universitaria menzionata.
Un’altra persona molto importante per la buona riuscita delle visite alle gallerie è l’infermiera Mira Matanić ed è lei che risponde alle telefonate che “arrivano” dalla miniera, pronta a intervenire se necessario. Alcuni dei partecipanti avrebbero voluto sapere chi risponderebbe alle chiamate dall’altro telefono, quello “degli anni dell’amministrazione fascista”, se questo fosse in funzione… “Noi in questo tour scenderemo di otto metri, ma voi avrete l’impressione di fare una camminata lungo lo stesso livello”, ci hanno detto le guide, tra cui Moreno Gobo ha confermato che si tratta di una discesa dal 39º al 31º metro, dalla galleria “Carlotta” alla galleria “Arsia”, livelli sopra i quali ci sono ancora 25-30 metri. Come detto, i corridoi nell’ex miniera di Arsia, scavata fino a una profondità di 300 metri, fanno parte di una rete di circa 400 chilometri di gallerie sotterranee delle ex miniere carbonifere nell’Albonese.
Il percorso attualmente disponibile ad Arsia è lungo circa 2,4 chilometri e la visita all’ex pozzo, che fa parte del programma “Kova experience”, in cui “kova” significa “miniera” nel dialetto zacavo parlato nell’Albonese, ha una durata di circa due ore. La parte “introduttiva” dello stesso programma prevede pure la visita alla Casa del minatore “Arsia”, un mini museo realizzato, come il percorso nell’ex miniera Carlotta, nell’ambito dei progetti comunali di rivitalizzazione a scopi culturali e turistici del patrimonio architettonico e minerario del luogo. Nella Casa, dove a disposizione dei visitatori c’è (pure) Ksenija Kokot Miletić, ci si informa riguardo al lavoro dei minatori, illustrato grazie agli oggetti esposti negli stessi spazi, compresi quelli utilizzati una volta dai minatori di Arsia e una parte delle rotaie dell’ex miniera della cittadina. Segue la visione di alcuni filmati dell’Istituto Luce, come pure una visita ai vani in cui è stato riprodotto un appartamento tipico del minatore di Arsia, dove è esposto anche un quaderno con i versi del brano dal titolo “Inno al lavoro”.

Nelle gallerie dell’ex miniera di Arsia

Dulcis in fundo
La parte principale, ossia la visita al percorso minerario, inizia dopo una sosta negli spazi dell’ex ristorante dei minatori, conosciuto come “cetrti obrok” (quarto pasto). Qui si assiste alla presentazione di un documentario in cui dieci ex minatori parlano della loro vita, dopodiché ai visitatori si distribuiscono gilet da lavoro, caschi di protezione con le lampade e, se necessario, stivali, visto che, oltre al buio e ai soffitti bassi, ad attendere i visitatori c’è pure una certa quantità di acqua e fango, che in alcuni punti è più accentuata. Le temperature, nel corso di tutto l’anno, sono simili a quelle che si possono godere durante la parte centrale dell’inverno istriano, per cui una giacca è più che necessaria. Il freddo comunque passa in secondo piano grazie all’adrenalina e all’ambiente che offre molti spunti d’interesse, legati al lavoro in miniera, come un carrello, che nell’Albonese è conosciuto come “bač”, oppure i tamburi dell’argano o l’ascensore-gabbia, troppo grandi, pesanti e complessi per essere demoliti e portati via da sconosciuti, come avvenuto nel caso di una parte delle rotaie. Tutto ciò in mezzo a diverse stalattiti e stalagmiti, non tanto lontano da una piccola grotta con acqua potabile, dove ai visitatori si parla della presenza del proteo…
Sono in arrivo pure delle novità. Attualmente, vicino ai “buchi” che nel periodo in cui la miniera di Arsia era attiva, dal 1928 al 1966, venivano usati come WC, è in corso l’allestimento di un angolo in cui sarà illustrato il lavoro di base dei minatori, ovvero gli scavi che si facevano a mano. Vi sono già collocati un piccone e un martello, ai quali, conferma Moreno Gobo, si aggiungeranno altri elementi con cui sarà completata quest’area, in cui s’impara il significato di quella che i minatori chiamavano “torta”, nome affibbiato a quegli strati di carbone che erano più abbondanti.
Tuttavia, un vero e proprio “dulcis in fundo”, almeno per quanto riguarda l’attuale fase di completamento del percorso, sarà un trenino per i visitatori. “Il progetto è pronto e siamo in attesa del nullaosta dal Ministero dell’Economia”, ha confermato Gobo, il quale spera che non si dovrà attendere troppo tempo per vedere realizzata l’iniziativa.

In attesa di un trenino per i visitatori
Nel sottosuolo di Arsia
Una parte della Casa del minatore “Arsia”
L’angolo scelto per illustrare il lavoro manuale dei minatori, con gli utensili utilizzati per estrarre il carbone
Elis Gobo e Tea Majerić vicino a un carrello
I tamburi dell’argano, per la discesa e la risalita dell’ascensore

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