Modellismo statico. La tradizione in miniatura

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Modellismo statico. La tradizione in miniatura

ROVIGNO | Terminate le vacanze invernali, riprendono le attività anche alla Comunità degli Italiani “Pino Budicin” di Rovigno. Tra i numerosi corsi in offerta, spicca pure quello di modellismo statico che vede nascere bellissime imbarcazioni tradizionali in miniatura.

Piccole, ma ricche di dettagli, curati con attenzione durante ore e ore di lavoro impiegate dai partecipanti che, sotto l’attenta ed esperta guida di Alvise Benussi, in quest’hobby ci hanno davvero messo tutta l’anima e il cuore. Tanto che, più che un passatempo, è diventato una vera e propria passione. Un esercizio di precisione e di pazienza. Già, perché per realizzare un modellino ci vogliono al minimo 30 ore di lavoro, soprattutto quando si è ancora agli inizi.
Il corso, che va avanti per il secondo anno consecutivo, conta una decina di attivisti fissi più all’incirca 5 partecipanti che vista la grande mole d’impegni frequentano occasionalmente il laboratorio e si svolge in collaborazione con l’Associazione “Casa della batana”. Ciò significa, spiega Alvise Benussi, che i corsisti che prendono parte al laboratorio impiegano da 3-4 mesi a un anno dipendentemente dall’impegno, dai dettagli richiesti dal tipo di modello prescelto,nonché dalla grandezza e dalla complessità dell’imbarcazione.
Si tratta di un’importante attività che si aggiunge a tutte quelle già intraprese per tutelare la batana rovignese, simbolo della città e le altre imbarcazioni antiche che oggi si vedono raramente. In particolare, ai partecipanti stanno a cuore le brazzere e i bragozzi, che fino agli anni Cinquanta a Rovigno erano ampiamente usati dalla popolazione, quindi batei e il barchin, ossia una specie di gaeta costruita, però, un po’ diversamente da quest’ultima, perché riadattata di modo da poter soddisfare le necessità del mare e della costa del sud-occidente istriano. “Il 90% delle barche a Rovigno – illustra Benussi – dovevano essere in primo luogo funzionali, perché erano usate per pescare. Rari erano, invece, i casi, di famiglie, come ad esempio i Vianello, in possesso di una barca per motivi di svago”.
I corsisti lavorano complessivamente quattro ore a settimana dallo scorso ottobre, quando il corso aveva ripreso dopo la pausa nei mesi estivi. Come ci spiega Benussi, ogni partecipante ha la libertà di scegliere il modello sul quale preferisce lavorare. Il corso riunisce partecipanti di diverse generazioni (il più giovane ha soltanto 11 anni).
La partecipazione al corso è gratuita e, prima della meritata pausa estiva, i lavori verranno presentati in una mostra che sarà aperta al pubblico.
Tutti gli interessati sono invitati a unirsi al gruppo in qualsiasi momento, anche perché Alvise Benussi dedica tutto il tempo necessario, individualmente, a ogni frequentante. Il laboratorio si tiene ogni mercoledì e venerdì dalle ore 18 alle 20.
“I disegni sono di una mia collezione privata. In più o meno 50 anni che mi occupo di vela e imbarcazioni sono riuscito a collezionare un centinaio di disegni. Esiste poi anche lo scambio e la collaborazione con altri modellisti, ad esempio di Trieste e di Veglia“, svela Benussi. “Noi cerchiamo quindi di rinnovare queste imbarcazioni tradizionali della nostra città, che purtroppo, negli anni, sono quasi del tutto scomparse. Per questo motivo mi sono dedicato allo studio e al recupero di disegni legati alla costruzione, collaborando anche con un altro grande esperto in materia, Libero Benussi”.
Alvise Benussi si occupa di nautica e di batane fin da quando aveva 7 anni. Per la sua pluriennale attività gli sono stati assegnati 2 riconoscimenti di cultura tecnica a livello nazionale. Da diversi decenni è membro della dirigenza del Club di vela “Maestral”, nel quale ha svolto anche le funzioni di presidente e vice. Ha ricoperto incarichi di rilievo pure presso la Federazione croata di vela.

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