
Lucia Ugrin è un’illustratrice e scrittrice rovignese, che fin dalla tenera età ha sviluppato una forte passione e uno stretto legame con il magico mondo dell’arte. Dallo studio alla Scuola di arti applicate e design a Pola, dove sviluppa uno stile proprio con tendenze verso la grafica, il fumetto giapponese, ma anche nei confronti della letteratura e della scrittura creativa, all’Accademia di arti applicate dell’Università degli Studi di Fiume, dove nel 2018 si laurea nel corso quinquennale di Design grafico e comunicazioni visive. Oltre ai suoi progetti personali, dedica la sua energia e il suo entusiasmo all’insegnamento dei fondamenti del disegno ai giovani presso l’Università popolare aperta cittadina.
L’abbiamo incontrata per una passeggiata sul Lungomare, durante la quale la connazionale ha voluto raccontarsi e farci scoprire il suo mondo fatto di creatività, attraverso la sua voce e le sue riflessioni sul ruolo della donna/artista nella società di oggi.

Foto: ROBERTA UGRIN
Ti sei avvicinata alle discipline artistiche fin da piccola. Qual è il tuo primo ricordo legato all’arte?
“Era la fine degli anni ‘90 e al tempo spopolava tra noi bambini il cartone animato dei Pokémon, diventato nel tempo un vero e proprio fenomeno globale che ha avuto anche un forte impatto sulla cultura popolare. Allora frequentavo l’asilo italiano ‘Naridola,’ dove i miei amici mi chiedevano di disegnare i loro personaggi preferiti di questo cartone animato giapponese, come Pikachu, Charizard e Bulbasaur. Io mi divertivo un sacco a ricreare le loro simpatiche figure e pian piano carta e matite colorate diventarono i miei più fedeli attrezzi da lavoro, dai quali non mi separo tutt’ora. L’amore per i fumetti, accanto a un’infarinatura artistica più classica, mi è stata tramandata da mio padre Roberto, che è stato fin da bambino, un assiduo lettore di ‘Topolino’. I classici di Walt Disney invece, sono stati per me una fonte inesauribile d’ispirazione, sia per quanto riguarda le storie coinvolgenti senza tempo, i personaggi iconici, le colonne sonore memorabili e le tecniche innovative usate nell’animazione”.
Attraverso l’arte nelle tue opere racconti storie evocando mondi emozionali legati spesso al fantastico. Come descriveresti il tuo processo creativo necessario per la creazione delle tue opere e da dove trai ispirazione?
“Il mio processo creativo è paragonabile a un viaggio con diverse tappe che evolve lungo il cammino, fino a giungere alla meta prestabilita. Mi reputo una perfezionista, e quando disegno e scrivo, nulla è lasciato al caso. Mi dedico molto ai dettagli che sono diventati nel tempo il ‘signature’ che compone e distingue le mie opere. Tutto inizia con l’immaginarmi accuratamente il racconto, le scene, le prospettive, l’accostamento degli elementi e la composizione dei colori che andranno a formare la storia oppure l’illustrazione alla quale mi dedico. Dopodiché segue un momento dedicato alla riflessione, cioè al messaggio che voglio far arrivare a chiunque andrà a leggere o a guardare le illustrazioni. Il step successivo, è una vera e propria full immersion nei concetti elaborati in precedenza, con ore piene di concentrazione, meticoloso lavoro e sfogo della creatività, fino a giungere al completamento dell’opera, a cui seguono solitamente le correzioni. L’ispirazione la cerco ritirandomi in luoghi ameni e poco affollati, circondata dalla natura, oppure a casa, nella tranquillità del mio studio. Sui social media, seguo alcuni artisti con i quali scambio idee e opinioni sull’arte. Anche questi confronti diretti diventano una buona fonte d’ispirazione e sostegno reciproco”.
Le sensazioni che trasmette un’immagine sono diverse e cambiano in base alla sensibilità di chi l’osserva. Sei tu che la trasferisci all’opera o è l’opera che prendendo forma e colore te la restituisce?
“Quando mi metto all’opera cerco sempre di trasmettere un messaggio pratico e concreto all’osservatore che poi, a modo suo, e in base a una propria percezione del mondo che lo circonda, andrà a interpretare liberamente ciò che intravede nell’illustrazione oppure ciò che legge e traspare dalle righe di un racconto. Il mio intento è quello di far vibrare le corde del cuore del pubblico e di riuscire a trasmettere emozioni autentiche e profonde. Immaginando di giocare con il riflesso di uno specchio, riesco a plasmare i personaggi trasmettendo con sensibilità, empatia e attenzione il mio vissuto, cercando di accostare e far parlare mondi diversi in un’unica, stessa lingua”.
Quanto sono importanti i riscontri che ricevi da chi osserva e commenta le tue opere?
“Essendo il più grande critico di me stessa, mi stupisce sempre ricevere complimenti e feedback positivi dalle persone. I riscontri e le critiche costruttive sono un’indispensabile motivazione per continuare il percorso artistico su cui ci si trova al momento. Ogni creativo sa bene quanto sia facile scoraggiarsi lungo il percorso e perdere la motivazione; quindi è di vitale importanza possedere una sorgente positiva da dove attingere e ricaricare le proprie batterie in modo da poter scavalcare le barriere e le paure, lasciando ampio spazio a un margine di costante miglioramento”.
Viviamo in una società che – seppure abbia fatto passi in avanti nella parità di genere – ha ancora molto da imparare. Secondo te il mondo dell’arte è più aperto al contributo delle donne?
“Credo che oggi il contributo delle donne nel mondo dell’arte sia in continua crescita e venga visto più che bene, anche se il riconoscimento del ruolo femminile nell’arte ha vissuto un lungo periodo di marginalizzazione rispetto agli uomini. É molto importante avere il supporto giusto e dei buoni esempi da seguire e da cui imparare. Spero anch’io di essere una fonte d’ispirazione per le generazioni future”.
A cosa stai lavorando ultimamente?
“Ora sto lavorando alle illustrazioni del mio secondo racconto per ragazzi intitolato ‘Il nido della viverna’, che recentemente è stato premiato con una menzione onorevole al Concorso d’Arte e di Cultura “Istria Nobilissima” nella categoria “Letteratura – Premio Osvaldo Ramous, Sezione per bambini e ragazzi in lingua italiana”, il che mi ha rallegrato moltissimo. Questo mi stimola molto ad andare avanti e a continuare a scrivere. Non mancano mai i lavori e i progetti su commissione, tra cui la creazione di logo, ma anche l’illustrazione di manuali per l’insegnamento della lingua italiana per stranieri utilizzati in scuole private nella Regione del Veneto, libri didattici e giochi educativi per adulti e ragazzi. Ultimamente mi sono cimentata con l’abbellimento di spazi pubblici con murales dai temi che spesso rievocano personaggi fantastici e paesaggi della mia Rovigno. Ritengo preziosa la collaborazione con la Comunità degli Italiani ‘Pino Budicin’, grazie al cui sostegno l’anno scorso è stato pubblicato il libro illustrato ‘Blue: storia di un piccolo tritone’, che è piaciuto moltissimo ai ragazzi delle scuole della CNI sul territorio e non solo. A breve, un altro valido progetto realizzato con il sodalizio locale vedrà la sua presentazione al vasto pubblico. L’ingaggio al progetto, avvenuto su invito della presidente del Comitato esecutivo della CI, Gianfranca Blandini Šuran, è stato un vero e proprio onore”.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
“Spero di continuare su questa strada intrapresa e ‘sfornare’ nuovi e coinvolgenti libri illustrati per ragazzi. In fondo al cassetto ci sono già due opere che spero vedranno la luce del sole prossimamente; trattasi di una raccolta di storie brevi e di un romanzo”, ha concluso Lucia Ugrin, con lo sguardo rivolto verso il mare.
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