La primavera piovosa castiga l’agricoltura

I campi allagati rallentano la semina del pomodoro

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La primavera piovosa castiga l’agricoltura

I campi allagati e l’import di prodotti agroalimentari alle stelle, hanno aumentato le incertezze di un comparto che non riesce più a respirare bene come una volta. Decisamente troppi problemi per chi vive di agricoltura.

 

Dario Makovac, presidente dell’Associazione agricola “Pomidor-Pomidoro” non è contento, anzi. “Le ultime piogge – dice – hanno allagato decine di ettari di terreno nell’Umaghese, rallentando e fermando la semina del pomodoro. Purtroppo, questa primavera così piovosa non è l’unico problema della stagione. Quest’anno saranno seminate 2,2 milioni di piantine di pomodoro, quasi la metà di quanto fatto negli ultimi anni. Il motivo sta nei prezzi d’acquisto, sempre troppo bassi, del pomodoro da parte del conservificio: da 72 a 82 lipe per chilogrammo, dipendentemente dalla qualità conferita alla fabbrica. A causa delle frequenti piogge c’è ancora da piantare il 10 p.c. del pomodoro. Bisogna considerare che negli ultimi anni le spese di produzione sono aumentate a dismisura e che i guadagni dunque si sono ridotti notevolmente”.

Dario Makovac

Siamo a metà maggio, ma è come se fosse marzo, fa ancora freddo e piove continuamente. Ogni giorno di attesa in più provoca dei problemi, quali sono?
“Centinaia di migliaia di piantine crescono nelle apposite cassette e diventando troppo grandi potrebbero non passare nei ‘calibri’ della trapiantatrice. Oramai tutto è automatizzato, anche la semina, ma le piantine devono avere una misura prestabilita; se crescono troppo, questo diventa un problema. Purtroppo l’agricoltura è spesso condizionata dagli eventi atmosferici avversi, non soltanto dalle nuove tecnologie”.

Com’è andata con la rotazione delle colture?
“I campi, meticolosamente preparati durante l’inverno, sono già stati piantati a patate, cipolla e sedano e in due casi su tre anche a pomodoro, ma ora che la terra è molle e piena d’acqua le gomme dei trattori affondano nel terreno. Per questa ragione, per potere continuare con la semina, bisognerà aspettare il sole e la bora. Il fatto è che gli agricoltori, che cercano in tutti i modi di abbandonare la monocoltura a favore di quella diversificata, anche per motivi di mercato, sono oberati da spese sempre più grandi, che si mangiano buona parte dei guadagni. Il mercato poi è diventato un enorme problema, perché le grandi catene alimentari, come nel caso delle patate importate dall’Egitto, penalizzano proprio i produttori locali. Si cerca in qualche modo di arginare questo problema migliorando la qualità dei nostri prodotti, come l’olio d’oliva, il vino, il pomodoro, la cipolla, le patate e altro ancora, ma è una lotta spesso persa in partenza. Quando l’importazione riempie gli scaffali dei supermercati, la vendita di prodotti locali è quasi nulla”.

I filari di piante di pomodoro completamente allagati

Non è così semplice produrre il pomodoro.
“Nel caso del pomodoro, è importante dire che la semina, per esempio di un ettaro di terreno, va fatta lo stesso giorno, perché poi in agosto o settembre anche la raccolta verrà effettuata nello stesso periodo. Il pomodoro adeguatamente trattato e irrigato maturerà dunque allo stesso tempo. È quindi importante che non piova durante la raccolta. Un settembre piovoso potrebbe compromettere la qualità del prodotto e la stessa raccolta. Per quanto concerne il futuro del conservificio, la preoccupazione cresce, sia per gli agricoltori che per gli stessi dipendenti dello stabilimento. Probabilmente la futura fabbrica sarà attiva soltanto durante i mesi della raccolta, nella nuova zona industriale di Ungaria (ma tutto è ancora da definire, nda), unicamente per mantenere il marchio del pomodoro istriano”.

Sono dunque tante le incertezze che accompagnano l’agricoltura, sia istriana che nazionale. Incertezze che riguardano non solamente la produzione, ma anche il piazzamento del prodotto finito, perché l’import rende la concorrenza spietata. Spesso chi acquista guarda il prezzo, non la qualità del prodotto e la sua provenienza e questo non va a favore dell’agricoltura nostrana, che offre prodotti controllati e di grande qualità.

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