La «Parenzana» in trattamento a Grenoble

All’équipe d’esperti francesi si è unita a inizio mese pure l’archeologa visinadese Klaudia Bartolić Sirotić

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La «Parenzana» in trattamento a Grenoble

L’imbarcazione romana rinvenuta lo scorso anno a “Porta del mar”, durante i lavori di riassetto della Riva di parenzo e risalente probabilmente al I secolo dopo Cristo, si trova da qualche settimana in Francia, al Centro ARC-Nucléart di Grenoble, specializzato nella conservazione e restauro di simili reperti archeologici. La “Parenzana”, com’è stata denominata, è soggetta a lavori di conservazione e restauro, nonché indagini che saranno utili alla ricostruzione della sua storia. Detti interventi dovrebbero durare all’incirca due anni.

 

Si tratta della scoperta archeologica parentina (ma anche europea) più importante degli ultimi decenni. La barca, lunga 5 metri e larga 1.7, costruita con la tecnica del cucito, caratteristica per l’area dell’Alto Adriatico, presenta una struttura ben conservata.

Con gli esperti di Grenoble stanno lavorando i colleghi del Centro Camille Jullian di Aix-en – Provence (Marsiglia), importante istituzione di ricerca internazionale, con cui il Museo del territorio parentino collabora da anni su diverse iniziative, che ha riconosciuto l’eccezionalità della scoperta. A questi all’inizio del mese si è unita pure l’archeologa visinadese Klaudia Bartolić Sirotić, che all’epoca del rinvenimento dirigeva gli scavi parentini.

Un dettaglio dei resti dell’imbarcazione

”Innanzitutto si procederà allo smantellamento e a un’accurata pulizia delle parti costituenti il reperto, che nel caso ce ne fosse bisogno saranno sottoposti a un’ulteriore desalinizzazione. Tutte le parti rimosse saranno sottoposte a scansione e a un processo di raffreddamento a basse temperature. Seguirà il procedimento inverso, ossia l’elevazione della temperatura, che durerà alcuni mesi e consentirà l’evaporazione dell’acqua dal legno bagnato, per conservarne la forma”, ha spiegato Klaudia Bartolić Sirotić. Seguiranno l’essiccazione, la pulizia e la liofilizzazione del legno (gradualmente e a cicli), l’imballaggio e il rientro a Parenzo, dove l’imbarcazione verrà assemblata. Nella fase finale del progetto, questa sarà sistemata su una base, in luogo ancora da stabilire, che consentirà di ammirarla nella sua forma originaria.

Già le prime indagini avevano indicato che l’imbarcazione era stata “riciclata”, ossia costruita utilizzando le parti di una più antica, realizzata con il metodo d’incastro “mortasa e tenone”, presente sulla poppa della barca. Dette informazioni confermano trattarsi d’un reperto archeologico estremamente prezioso e interessante, che ha già attirato l’attenzione internazionale e che in futuro sarà debitamente valorizzato e presentato al pubblico.

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