La fine assurda del «San Marco»

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La fine assurda del «San Marco»

SALVORE | Darsi pace non è facile, e men che meno lo è per quelle famiglie che nella tragedia del piroscafo di linea “San Marco”, bombardato e mitragliato da una squadriglia di 12 caccia Spitfire il 9 settembre del 1944, persero i propri cari. Quel giorno, infatti, la chiesa di Umago, per quelle cento e passa vittime civili, si riempì di cadaveri dilaniati dalle bombe e dalle mitragliatrici degli aerei.

Perirono intere famiglie. Per questa ragione la città di Umago, le Comunità degli Italiani di Umago e Salvore, la Famiglia umaghese di Trieste, le associazioni degli ex combattenti della II Guerra mondiale e della Guerra patria, commemorano quella tragedia con corone di fiori sia ai piedi della targa che la ricorda, sia al porto di Salvore, dove corone di fiori vengono lanciate in mare.

Una nave importante per tutti

Il sindaco Vili Bassanese ha voluto rievocare anche quest’anno quei fatidici momenti della strage. Forse, a distanza di tanti anni, sarebbe il caso di invitare alla cerimonia anche il sindaco di Trieste, perché la tragedia aveva toccato non soltanto le città istriane dove il “San Marco” faceva da nave passeggeri, ma anche la città di Trieste, dove la gente di quest’area si recava per questioni di lavoro, malattia o commercio. Una nave importanti per tutti.

Il luccichio degli elmetti

Una tragedia ben più grave di quanto possa sembrare e che nei cimiteri della zona ha lasciato per sempre il segno, con intere famiglie dilaniate e con corpi mai più ricomposti perché bruciati. Purtroppo, la mattina del 9 settembre sulla coperta della nave luccicavano gli elmetti dei soldati tedeschi in trasferimento dalla unità di radaristi di Villania a Trieste e fu proprio questo luccichio a scatenare probabilmente l’attacco degli aerei alleati.
Di quella tragedia si era parlato molto, si erano consumati fiumi d’inchiostro e ancora oggi è viva e fa male. Una tragica fatalità, si dirà poi, però quel giorno gli alleati oltre ad ammazzare i soldati tedeschi, provocarono oltre cento vittime civili, vittime collaterali di una guerra.

Senza pietà

Dopo la prima bomba che aveva colpito la caldaia e il fumaiolo, appena pochi minuti prima di avere lasciato il porto di Salvore, il capitano della nave puntò la prora della nave verso gli scogli di punta Salvore per incagliarla e permettere ai passeggeri di mettersi in salvo. In quei momenti così drammatici, quando la gente si gettava in mare per raggiungere a nuoto la riva, le mitragliatrici degli Spitfire falciarono senza pietà i passeggeri mentre stavano cercando di raggiungere la riva a nuoto.

Nessuna certezza sui numeri

La nave era stata costruita nel 1910 nei cantieri di Monfalcone e alla partenza aveva imbarcato 260 persone: sul numero di vittime non c’è mai stata certezza. Secondo le fonti dell’epoca, ci furono 154 vittime fra civili e militari, delle quali più della metà uccise nel mitragliamento della nave e della riva, dove il capitano aveva portato a morire la nave per salvare quanta più gente.

Tra le vittime anche il sindaco

In quel momento gli aerei, sebbene la nave fosse spacciata, non si fermarono ma continuarono con l’orrenda carneficina: morirono, fra gli altri, il sindaco di Umago, il priore dei benedettini e mamme con i loro bambini… Poi seguì il mesto recupero dei cadaveri che vennero portati con i carri nelle chiese di Umago e del circondario.

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