
A Umago da alcuni anni è stato avviato un recupero del camposanto di Sant’Andrea, per conservarne la memoria e tutelarne l’importanza storica. A fare il punto della situazione è stata l’esperta d’arte Lorella Limoncin Toth nell’ambito della “Corte de le ore”, ciclo di conferenze storiche organizzato dalla Comunità degli Italiani “Fulvio Tomizza” di Umago.
“Di recente si riscontra un aumento di interesse per lo studio archeologico, etnologico, storico, antropologico, architettonico e filosofico dei temi legati alla storia dei cimiteri, il quale ha portato alla fondazione in tutta Europa di numerose società con lo scopo di studiare e conservare il patrimonio cimiteriale – ha spiegato la relatrice –. Nella nostra area Antonio Pauletich è stato uno dei primi e più fervidi sostenitori della tutela e del recupero del patrimonio legato alla memoria e alle sepolture italiane nei cimiteri dell’Istria. Inoltre, molte tombe storiche sono state recuperate e restaurate su iniziativa delle locali Comunità degli Italiani. Nel caso del camposanto di Umago, un grande contributo è stato offerto dalla Città stessa. Sul territorio di Umago ci sono 6 cimiteri in uso e 2 in stato di abbandono; uno di questi è quello di Sant’Andrea – ha proseguito Limoncin Toth –. Per far fronte al degrado del patrimonio tombale, nel 2015 il sindaco di Umago aveva nominato una Commissione per la tutela del patrimonio cimiteriale con il compito di giungere a un decreto che proclamasse il luogo patrimonio culturale, prima che le testimonianze presenti nei documenti tombali venissero definitivamente cancellate. Nella prima fase sono state recuperate le tombe della famiglia Coslovich, del dottor Carlo Apollonio e della famiglia Sabaz, come pure i monumenti tombali delle vittime dell’affondamento del San Marco”.

Foto: Nicole Mison
L’omonima Confraternita
Il vecchio cimitero di Sant’Andrea fu costruito fuori dalla mura urbane già prima che tale decisione diventasse decreto ufficiale e fu in uso fino al 1890, anno della costruzione del camposanto di San Damiano. I primi storici umaghesi che iniziarono a occuparsi del suo recupero furono Niki Fachin e Rino Cigui.
“La chiesetta di Sant’Andrea dava il nome all’omonima contrada, di cui si trova cenno nel 1758. All’epoca il luogo era governato dalla Confraternita di Sant’Andrea, di cui esiste una menzione già nel 1490. Si tratta di un’associazione di pescatori che aveva lo scopo di tributare il protettore di cui portava il nome e di procurare gli ascritti aiuti spirituali in vita e in morte – ha chiarito la storica –. Diverse fonti riportano dati inerenti al luogo di sepoltura umaghese, a partire dal 1693, mentre nel XIX secolo ne inizia il lento degrado fino al successivo abbandono totale. Bisogna attendere il 1997 per vedere i primi accenni ai piani di recupero”.
Come spiegato da Lorella Limoncin Toth nel 2002 la Sovrintendenza ai Beni culturali di Pola, su richiesta della Città di Umago, emana le prime condizioni per il riassetto del vecchio cimitero. Dal 2006 al 2007 viene eseguita la prima fase dei lavori di recupero: la rimozione dei frammenti e dell’arredamento della chiesa, sotto la supervisione degli archeologi del locale Museo civico e viene proclamata la tutela preventiva del sito. Tre anni dopo il sito viene iscritto nel Registro dei beni culturali della Repubblica di Croazia. Fino a oggi sono stati fatti grandi passi in avanti, come il recupero e il restauro di molte lapidi e monumenti funerari, mentre quello più importante è sicuramente la ricostruzione della chiesetta cimiteriale. I lavori non sono ancora finiti, ma intanto sono stati eseguiti degli interventi fondamentali per la tutela della memoria della cittadina.
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