Nella Platea estiva “Vlado Benussi” della Comunità degli Italiani “Pino Budicin” di Rovigno si è conclusa mercoledì sera, dinanzi a un numerosissimo pubblico, la 22ª edizione dell’Italian Film Festival, intitolata “Melodie di celluloide”, con una prima visione assoluta del docufilm “140 Under Ice”.
La manifestazione, organizzata dal sodalizio rovignese in collaborazione con il Circolo del cinema di Adria “Carlo Mazzacurati” e il sostegno dell’Unione Italiana e dell’Ufficio governativo per i diritti dell’uomo e delle minoranze nazionali della Repubblica di Croazia, ha coinvolto gli spettatori, tra cui anche numerosi visitatori presenti al momento in città, con proiezioni di pellicole di alta qualità, alternate a serate concertistiche dal vivo, con un programma dedicato interamente alla musica da film e al suo potere evocativo, che la trasforma in un vero e proprio generatore di memorie, uno scrigno di ricordi che risorgono immediatamente nel caso in cui si viene a contatto con un tema cinematografico che ci ha toccati profondamente.
Successo sportivo straordinario
A fare gli onori di casa e a introdurre il docufilm “140 Under Ice”, diretto da Simone Vrech e Fabio Feriol, è stata la presidente del Comitato esecutivo del sodalizio rovignese Gianfranca Blandini Suran, la quale ha presentato l’ospite d’eccezione della serata del post-festival, alla quale ha presenziato pure il sindaco Marko Paliaga affiancato dai suoi collaboratori. “Questa sera abbiamo l’onore di ospitare la giovane atleta rovignese Valentina Cafolla, titolare di un doppio record mondiale, ottenuto prima nuotando per 140 metri in apnea sotto la superficie ghiacciata del Lago di Anterselva, nelle Alpi italiane e poi battendo il record mondiale di apnea sotto ghiaccio con l’uso della doppia pinna percorrendo oltre 80 metri. Si tratta di un ulteriore straordinario successo della giovane rovignese, che già all’età di 15 anni aveva dimostrato un talento eccezionale, scendendo in apnea alla profondità di oltre trenta metri. Avremo tutti modo di assistere alla première nazionale del docufilm ‘140 Under Ice’, con protagonista l’apneista rovignese nota a livello internazionale”, ha spiegato Gianfranca Blandini Suran, che con alcune domande ha spronato Valentina Cafolla a raccontarsi dinanzi al pubblico incuriosito.
“Grazie alla passione verso il mare presente nella mia famiglia da generazioni, mi sono avvicinata anch’io fin da bambina alle discipline dell’apnea e al mondo subacqueo. Il mio mito è mio papà: lui gareggiava con la nazionale croata di pesca subacquea e a sua volta è diventato il mio primo allenatore d’apnea. Ho dei ricordi bellissimi di quando assieme ai miei due fratelli e ai cugini facevamo delle gare d’apnea durante le vacanze estive. Poi, col passare degli anni, ho iniziato a dedicarmi con serietà e dedizione agli allenamenti in piscina, nei fiumi e in mare, con l’obiettivo di superare me stessa superando ogni forma di paura, anche quando mi trovo sommersa sotto il ghiaccio. Ho dovuto aspettare la maggiore età per poter entrare nel circuito agonistico del panorama complesso e variegato delle discipline legate al freediving. La difficoltà è soprattutto mentale; devi conoscerti abbastanza bene per sapere che puoi andare avanti: capire esattamente dove fissare il tuo limite è la cosa più complessa”, ha raccontato l’emozionata e sorridente studentessa di chinesiologia presso l’Università di Zagabria, la quale durante gli allenamenti ama ascoltare la musica, che ritiene abbia un effetto rilassante e allo stesso tempo motivante, con il potere di alleviare il coefficiente di difficoltà, tanto fisica quanto emotiva, non indifferente di questa disciplina impegnativa e mistica di per sé.
È stato poi il momento della proiezione del docufilm, realizzato in lingua inglese con sottotitoli in italiano, che fornisce i highlights della giornata in cui la promettente atleta rovignese si è aggiudicata il titolo di campionessa mondiale d’apnea lineare sotto il ghiaccio, celebrando il momento in cui ha sfidato sé stessa percorrendo 140 metri sott’acqua con il monopinna e 80 con le due pinne, sotto una coltre di 50 centimetri di ghiaccio, in un unico respiro e con una temperatura di due gradi centigradi, affiancata e sostenuta dal suo “safety team” di cui fanno parte il padre Roberto e i due fratelli Marco e Filip.
Nel docufilm la freediver Valentina Cafolla, racconta in modo piuttosto approfondito l’iter degli allenamenti, della preparazione e delle immersioni, prima delle quali si concede momenti di estrema calma e pace mentale, necessari per l’ottenimento dei suoi straordinari risultati.
Nella pellicola, ma anche durante la serata nella Platea estiva, Valentina Cafolla ha fatto inoltre notare che viviamo in un mondo dove le risorse naturali si stanno esaurendo a vista d’occhio. Secondo lei è quindi indispensabile fare un passo indietro e sensibilizzare ulteriormente le persone quando si parla di cambiamenti climatici e cause ambientali. “Rispetto al 2017 la superficie del ghiaccio sopra la mia testa è drasticamente diminuita: da 70 a 50 centimetri. È evidente che l’inquinamento ambientale stia impattando in modo pesante anche sui laghi di montagna. Vorrei che ognuno di noi si rendesse conto delle conseguenze dei nostri comportamenti”, ha concluso Valentina Cafolla, omaggiata a fine serata con un mazzo di fiori e scroscianti applausi.
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