I pescatori lanciano l’allarme: la sopravvivenza del settore è a rischio

Moreno Ossich e Danilo Latin concordi: la situazione a Umago è diventata insostenibile

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I pescatori lanciano l’allarme: la sopravvivenza del settore è a rischio

Sulla pesca si potrebbe parlare molto. I pareri sono tanti e discordanti. Ma su una cosa tutti sono d’accordo: qualcosa sta cambiando, le pescate si sono ridotte e gli esperti non offrono, riguardo a ciò, alcuna spiegazione. Moreno Ossich, uno che di mare se ne intende, pesca lungo la costa istriana con una barca a strascico e conferma che la situazione è diventata davvero insostenibile, perché oggi si pesca “il 70 per cento di pesce in meno rispetto a qualche anno fa”.

Un grande tronco nella rete a strascico

La preoccupazione è grande

”Centinaia di delfini, e questo non ce lo sappiamo proprio spiegare, che un tempo si fermavano solo per qualche giorno, ora sono qui da mesi. Si mangiano le sogliole delle reti da posa, le comuni ‘passelere’ e il pesce che peschiamo con lo strascico. Mentre parliamo a poppa della barca ne ho parecchi. Dunque pesce poco, e questo significa problemi, e tanti. Alla fine del mese bisogna pagare diverse bollette, alle quali si assommano la nafta della barca, gli operai e tante altre cose. Una situazione così non l’abbiamo mai avuta. Vi faccio un esempio per capire il problema: una barca di 14-15 metri che opera con la rete a strascico oltre alle 3 miglia, se rientra in porto con una ventina di chilogrammi di ‘moscardini’ o polpi, è in perdita. Ne servono almeno un centinaio di chilogrammi. Molti pesci sono quasi scomparsi, come le mormore che si pescavano con le reti da posa. Il mare è sempre più caldo, questo è certo. Da diversi anni ci sono le noci di mare, che si mangiano le uova del pesce, e altre meduse…”, ha aggiunto Ossich, il quale, soffermandosi su altri problemi che contribuiscono ad aggravare una situazione di crisi, profonda e preoccupante, del comparto della pesca, ha detto che una notte doveva rientrare in porto dopo che un tronco sommerso gli aveva rotto la rete. Oltre alla presenza dei delfini, che “dall’Alto Adriatico non se ne vogliono più andare”, il problema è pure il fatto che si pescano “anche pesci di altri mari”. “Bisogna anche dire che oggi come oggi in mare ci sono meno barche che operano con la rete a strascico rispetto a qualche anno fa… L’Unione europea ci ha imposto regole che per noi non vanno assolutamente bene. Penso alla normativa di tirare la ‘cocia’ sopra alle tre miglia e all’ampiezza della maglia, troppo larga, dalla quale fuoriesce il pesce. Le triglie che generalmente erano molte, oggi si sono dimezzate, ma non di certo a causa dei pescatori. Se andremo avanti così allora, per noi non ci sarà futuro. Mancano anche ammortizzatori sociali, perché non tutti i pescatori ce la fanno a sopravvivere nei mesi di crisi”, ha sottolineato il nostro interlocutore.

L’invasione delle meduse

Problemi preannunciati

Questi problemi preoccupano anche il Gruppo per la pesca costiera “Pinna Nobilis” diretto da Danilo Latin che proprio di recente ha nuovamente puntato il dito sull’eccessiva presenza dei delfini e sui tronchi sommersi: “Vorremmo delle risposte concrete, sulla presenza di tanti delfini che si mangiano il pescato facendo ai pescatori anche un danno economico importante, perché spaccano le reti. I delfini sono intelligenti, vedono il pesce sulla rete, soprattutto sogliole, le prendono, si girano su sé stessi, spaccano la rete e se la mangiano. Poi sputano la rete. Ebbene, le barche con le reti da posa al posto di ritornare in porto con 10-20 chilogrammi di pesce, ritornano con le reti a brandelli”. Stando alle sue, molte sogliole hanno i segni dei denti dei delfini, mentre non è possibile spiegare la presenza sia delle noci di mare che di altre meduse molto grandi che impediscono la pesca. “Per quanto concerne i tronchi, questo è un discorso che riguarda i fiumi italiani che li portano al mare: sono un problema sia per la pesca che per la navigazione. Ora, se un tronco è in mare, non lo toglie nessuno, perché l’impresa municipale competente lo può fare solo se è sul demanio marittimo. Non lo può nemmeno togliere se è su una spiaggia in concessione”, ha affermato Latin, ricordando che delle noci di mare si è parlato tanto, pure in un’intervista che il biologo marino di Trieste Roberto Odorico aveva concesso anni fa al presente quotidiano, preannunciando i problemi che ci sono oggi.

Oggi questo è solo un ricordo

”Dunque aveva ragione. Ora, non si tratta più di denunciare eventuali problemi, si tratta di sopravvivenza di un settore che è a rischio. Prossimamente informerò tutte le istituzioni competenti, come sempre, e soprattutto il Ministero dell’Agricoltura e della Pesca, ma dubito che ci saranno dei cambiamenti”, ha concluso Latin.

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