
La cucina istriana, pur non essendo storicamente rinomata per i suoi dolci, è un tesoro di sapori e tradizioni che si svela principalmente in occasione delle festività. I dolci, preparati con ingredienti di alta qualità seguendo ricette tramandate di generazione in generazione, rappresentano una parte significativa della cultura locale, benché la loro presenza sia riservata a momenti speciali.
Tra le delizie dolciarie più emblematiche troviamo le fritole, classico dolce di Carnevale e gli “cukerančići” di Pisino, che hanno recentemente conquistato un posto nell’elenco del patrimonio immateriale culturale nazionale. Non mancano i crostoli, la pinza, la titola e la torta bumbara, ognuno con una propria storia e peculiari metodi di preparazione. Questi dolci venivano creati al focolare, sotto la campana o nel forno a legna, utilizzando farina fresca e ingredienti caserecci, simboli di un legame profondo con la terra.
Negli ultimi anni, la gastronomia istriana ha vissuto una rinascita e l’offerta dolciaria sta lentamente aprendo nuove prospettive. Eventi come “Dolce Istria” di Visinada hanno contribuito alla riscoperta e valorizzazione di questi dolci tradizionali, mentre iniziative come la promozione degli amaretti di Orsera, avviata dall’Ente turistico di Orsera alcuni anni fa, quando ne era direttrice Natalija Vugrinec, stanno portando alla luce altre gemme culinarie.
A tale proposito abbiamo raccolto il parere di Manuela Hrvatin, una figura chiave nella promozione degli amaretti di Orsera e di altri progetti turistici, che di recente ha moderato nella Comunità degli Italiani di Orsera l’incontro di studio “Amaretti di Orsera: conservazione della tradizione e novità”.
“Il patrimonio non è fatto solo di chiese o musei, ma anche di cibo, di cui siamo orgogliosi. Una volta in Istria i dolci non erano molto diffusi poiché scarseggiavano gli ingredienti necessari. Tuttavia, in occasioni particolari come feste, matrimoni e battesimi, era sempre possibile trovare qualcosa di dolce – racconta Manuela Hrvatin –. Nell’entroterra istriano c’era lo ‘cukerančić’, che ora è inserito nell’elenco del patrimonio immateriale nazionale, a Gimino le Corone di Gesù, da poco diventate souvenir turistico; quindi i crafi di Chersano, nell’Istria orientale. Adesso si stanno facendo spazio gli amaretti di Orsera, ma abbiamo anche la torta bumbara di Dignano. Con questi e altri dolci si potrebbe aprire una pasticceria tipica, il che sarebbe molto bello. In questo modo potremmo raccontare una parte importante della storia del nostro patrimonio, delle nostre ricette, valorizzando tutto quello che è stato molto importante per i nostri nonni”.
La cucina dolciaria istriana, sebbene non sia stata storicamente prominente, possiede un potenziale inespresso che merita di essere esplorato e celebrato. Con le nuove iniziative e un crescente interesse per il nostro patrimonio gastronomico, il futuro della pasticceria istriana appare promettente e ricco di opportunità per raccontare la storia di una terra anche attraverso il suo cibo.

Foto: DENIS VISINTIN
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