I diritti in pratica ancora un problema

Secondo Corrado Dussich, vicesindaco di Buie, c’è la volontà di risolvere le questioni

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I diritti in pratica ancora un problema

Corrado Dussich, laureato in Scienze politiche, già presidente della Comunità degli Italiani locale e attuale delegato per la Croazia del Comitato Tricolore per gli italiani nel mondo, da sempre impegnato nella tutela della nostra cultura, lingua e tradizioni, alle ultime elezioni locali è stato eletto vicesindaco per la Comunità Nazionale Italiana della Città di Buie. In una zona dove ancora è molto viva l’italianità e a distanza di alcune settimane dal suo insediamento, lo abbiamo incontrato per fare un breve punto della situazione.

 

È soddisfatto della tutela dei diritti della CNI in seno alla Città di Buie?

“Posso affermare, senza dubbio, che la tutela dei diritti della CNI sulla carta ci sono, la tutela non manca. In pratica, non posso dire sia lo stesso: oltre al bilinguismo visivo, il resto non mi soddisfa per niente. La messa in pratica dei diritti è un problema, che non è nuovo. Non è bastato l’accordo italo-croato sulla tutela delle minoranze, tutte le leggi acquisite ereditate dalla Croazia indipendente e democratica. Credo che dovremmo essere più spediti nella soluzione di problemi che sarebbero dovuti già essere risolti e dimenticati. A due mesi dalle elezioni posso dire che il sindaco Fabrizio Vižintin e il nuovo presidente del Consiglio cittadino Franko Gergorić sono pronti alla collaborazione per risolvere dei problemi che ci assillano”.

La prima richiesta al Consiglio

Esiste una collaborazione tra l’amministrazione comunale e le istituzioni della CNI?

“Da quanto mi è stato riferito, esiste una collaborazione con asili e scuole, l’asilo è stato ampliato e ristrutturato, la SEI è stata costruita di sana pianta e la scuola media è in costruzione. Sicuramente dovrebbe migliorare la collaborazione dell’amministrazione con il Consiglio della minoranza italiana della Città e con le CI, in quanto sono inclusi molti connazionali. Il vicesindaco dovrebbe essere uno dei perni portanti della collaborazione, per esempio, si deve formare un Comitato per le questioni e la tutela dei diritti della comunità nazionale autoctona. Si tratta di un organo operativo del Consiglio cittadino che non è stato mai formato e tantomeno può essere operativo. Questa è la prima richiesta che farò al Consiglio”.

Si è già ritrovato a prendere qualche decisione nell’ambito della CNI? Ha dei progetti concreti per i prossimi quattro anni?

“Il vicesindaco nell’ambito della CNI non prende decisioni perché non ne ha la competenza. Piani e progetti non mancheranno, sarò chiaro in merito, non ripeterò quanto ho già detto in più occasioni, ma mi preme porre l’accento su quello che credo serva per funzionare bene. Come prima cosa, coordinare le varie anime della CNI, mi riferisco al Consiglio della minoranza italiana, ai consigli delle CI, ai consiglieri comunali connazionali. Importante è pure portare avanti una politica comune, perché non possiamo fare finta che la politica non esista e non ci riguardi. Ogni proposta e ogni decisione che ci riguarda sono legati alla politica. C’è il bisogno di parlare in modo chiaro e semplice, eliminando così i problemi e i danni legati alla comunicazione. Essere aperti al dialogo con tutti, in primis con i connazionali. Le CI dovrebbero essere il nostro punto d’incontro, il luogo dove discutere e dibattere su temi e problematiche che ci toccano da vicino, cercando assieme le soluzioni. Ultimo ma non meno importante, essere più presenti sui social e sui media affinché i nostri connazionali siano informati adeguatamente e in tempo debito. Mi aspetto di sentirmi rivolgere le stesse domande alla fine di questo mandato”.

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