«Fontes Istrie medievalis». Un prezioso contributo alla conoscenza del passato

Presentata nella sede della CI di Torre l’iniziativa dello storico Josip Banić di Parenzo

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«Fontes Istrie medievalis». Un prezioso contributo alla conoscenza del passato
La sede della CI “Giovanni Palma” di Torre. Foto: ŽELJKO JERNEIĆ

Nella sede della Comunità degli Italiani “Giovanni Palma” di Torre, che da quest’anno ne è partner, è stato presentato il progetto “Fontes Istrie medievalis “ dello storico parentino Josip Banić. Ne hanno parlato il vicesindaco in quota CNI di Torre e storico Gaetano Benčić e lo stesso Banić. Dopo l’introduzione di Benčić, Josip Banić ha spiegato i motivi che lo hanno portato a ideare, promuovere e realizzare il progetto e i contenuti.

L’idea di dar vita alle “Fontes Istrie medievalis” è nata a Zagabria, presso il Dipartimento di Storia della Facoltà di Lettere e Filosofia, dove Banić ha studiato, in un contesto privo di docenti che si occupassero di storia istriana. Ciò lo ha spinto innanzitutto a studiare il Medioevo istriano, di cui oggi è tra i massimi studiosi. Questo percorso di studi era però in salita. In primo luogo, la letteratura a disposizione era molto vecchia, basata su autori che vivevano a cavallo tra il XIX e il XX secolo, ma validi: Bernardo Benussi, Carlo e Camillo de Franceschi e Giovanni De Vergottini. Ancora più problematico era lo stato delle fonti storiche pubblicate. La pubblicazione principale era ancora il “Codice diplomatico istriano” di Pietro Kandler: un lavoro notevole il suo, ma colmo di lacune ed errori. “Credo assolutamente che ogni città istriana dovrebbe avere una strada intitolata in suo onore. Tuttavia, come storici, dobbiamo rimanere critici nei confronti delle opere dei nostri colleghi, sia del passato che del presente”, ha detto Banić. Soffermandosi sugli errori di lettura, ha confermato che, confrontando la carta originale della pace del 1275 tra il patriarca Raimondo e il conte Alberto I di Gorizia, conservata presso la Biblioteca Marciana di Venezia, con l’edizione di Kandler, basata sullo stesso manoscritto, ha riscontrato più di 150 casi di trascrizioni errate. Le lacune non sono state risolte nemmeno dall’importante riedizione del “Codice” nel 1986 da Renzo Arcon e Fulvio Colombo. Anche lo studioso austriaco Reinhard Härtel, scrivendo negli anni Ottanta del secolo scorso un importante lavoro sulle aggiunte all’opera di Kandler, notò l’estremamente bassa qualità delle edizioni critiche di quest’ultimo. È stata la professoressa Mirjana Matijević Sokol a dare a Banić l’impulso all’idea di “Fontes Istrie medievalis”, maturata poi a Budapest con l’incontro con un altro giovane storico istriano, Davor Salihović, ovvero con la partecipazione al progetto “Medieval Narratives” del celeberrimo professor Janos Bak.

L’importanza degli archivi
Per l’avvio del progetto, decisivo è stato l’incontro con il professor Neven Budak, docente di storia medievale, con il cui sostegno l’iniziativa è stata accettata dalla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Zagabria, ma anche proposta alla Regione istriana, che ha stanziato i primi fondi. È stata quindi programmata la banca dati, inizialmente in inglese, visto che il progetto si rivolge principalmente al pubblico internazionale, quindi in italiano e croato. Successivamente è stato pubblicato un gran numero di edizioni critiche relative ai documenti medievali. Il lavoro è stato però ostacolato dalla pandemia.
Due anni fa il progetto è stato finanziato dalla Regione del Veneto in seno al bando “Interventi per il recupero, la conservazione e la valorizzazione del patrimonio culturale risalente alla Repubblica Serenissima di Venezia nell’Istria, nella Dalmazia e nell’area mediterranea”. Da questo momento in poi il partner principale in Italia è diventato l’Archivio di Stato di Venezia. Ciò ha permesso a Banić di visitare una serie di archivi e biblioteche italiane: l’Archivio di Stato e l’Archivio Diplomatico di Trieste presso la Biblioteca civica “Attilio Hortis”, l’Archivio di Stato, la Biblioteca civica “Vincenzo Joppi” e l’Archivio Diocesano di Udine, l’Archivio della famiglia Frangipane a Joannis, il Museo Archeologico Nazionale e la Biblioteca civica di Cividale, la Biblioteca Guarneriana di San Daniele, l’Archivio di Stato e la Biblioteca Marciana di Venezia, l’Archivio di Stato di Ravenna, la Biblioteca del Capitolo di Verona. In Croazia sono stati visitati gli Archivi di Stato di Pisino e di Fiume, mentre in Slovenia l’Archivio regionale di Capodistria. Banić è stato anche all’Archivio di Famiglia, di Corte e di Stato (Haus-, Hof- und Staatsarchiv) di Vienna e alla Biblioteca nazionale austriaca nella stessa città, all’Archivio Apostolico Vaticano e alla Biblioteca Apostolica Vaticana.
Tra poche settimane uscirà il primo volume stampato della serie, in inglese, che sarà poi tradotto in italiano e in croato. “Spero che entro la fine dell’anno saranno disponibili diverse fonti curate criticamente non solo in inglese, come avviene ora, ma anche in italiano e in croato. Sto preparando pure un libro per la collana ‘Pacta Veneta’ di Viella in cui curerò tutti i patti tra le città istriane e Venezia prima dell’età delle sottomissioni, quindi tra il X e il XIII secolo. Il libro sarà pubblicato in italiano. Infine, tutti i patti tra il patriarcato di Aquileia e Venezia saranno curati criticamente e pubblicati sulle pagine web del progetto, fonteistrie.eu. Reinhard Hartel ha fatto la prima parte, fino al 1254; io sto facendo la seconda parte, fino al 1421 e alla dissoluzione dello stato temporale dei patriarchi di Aquileia”, ha aggiunto.
Dal 2023, istituzionalmente, il progetto è seguito dalla Facoltà di Lettere e Filosofia di Fiume. La Regione istriana ha stanziato un finanziamento pure per quest’anno e prosegue anche la collaborazione con l’Archivio di Stato di Venezia, con il quale è stato richiesto un finanziamento alla Regione del Veneto. La Comunità degli Italiani “Giovanni Palma” di Torre ne è partner.

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