Fango e meduse: si pesca con difficoltà

Negli ultimi anni ci sono troppe variazioni nell’ecosistema del mare e sempre meno pesce. La situazione sta mettendo in seria difficoltà i pescatori

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Fango e meduse: si pesca con difficoltà

La scorsa primavera, di seppie ce ne sono state pochissime. Generalmente, la piccola pesca, quella che si pratica sottocosta con le reti a tre maglie, viveva proprio grazie alla seppia. La situazione non sembra migliore nemmeno con i calamari e altro pesce di stagione. Le sogliole si pescano, ma solo molto al largo, dalle 5 alle 12 miglia dalla costa, mentre le orate si fanno desiderare.

Sempre meno pesci

Fino a una ventina di anni fa, in primavera, si pescavano seppie in abbondanza, anche 20-40 chilogrammi per barca, mentre ora non si va oltre ai 4- 5 chilogrammi. Le prime sogliole erano già entro il miglio. Le reti, le comuni passelere, venivano calate appena giù dalle secche, e di orate con le reti da posa ce n’erano tante. I pescatori sportivi prendevano con la “puscia” anche una decina di chilogrammi di calamari, ora al massimo 2-3 pezzi. Le domande che si fanno i pescatori sono tante, e le risposte poche, troppo poche per garantire un reddito e un investimento sicuro.

Il problema dei predatori

Certo è, che meduse, tonni, delfini e tanto fango sulle reti, continuano a provocare danni alla pesca. Le prime si mangiano le uova del pesce, i secondi spaventano i banchi di pesce e i terzi pranzano direttamente dalla rete. E hanno sviluppato anche un modo intelligente per farlo: trovata la rete prendono la sogliola in bocca, tirano a destra e a sinistra, se la mangiano assieme alle rete che poi sputano. E senza farsi impigliare.

Le Leggi non aiutano

Il Ministero dell’Agricoltura e della Pesca della Croazia riconosce in parte questo danno, cioè quello provocato dai delfini, che poi viene quantificato e risarcito ai pescatori, ma per le meduse e i tonni c’è poco da fare.
Dunque, settembre ripropone il problema dell’anno scorso. In agosto e in questo inizio di settembre per la pesca è andata male, sia per le reti da posa che per le reti a strascico. Le orate non si sono fatte ancora vedere, mentre al largo i pescherecci a strascico si lamentano della mancanza di pesce, soprattutto “moscardini” o polpi. Come noto, le disposizioni dell’Unione europea, molto restrittive, hanno spostato la motopesca a strascico sopra alle tre miglia, dove il pesce è pochissimo. E pescando più al largo aumentano anche le spese a causa del costo elevato del gasolio. Solo vent’anni fa, con una ventina di passelere, si potevano prendere anche 100 sogliole appena giù dalle secche. Ora anche questo è solo un ricordo.

Reti gelatinose

Lungo la costa, invece, è anche peggio, perché è ritornata la Mnemiopsis leidyi, che riempie le reti di gelatina. Il fango che si attacca alla rete, non lo calcoliamo nemmeno, fa parte della stagione, ma stando ai pescatori è in forte aumento. Dunque si pesca di meno. Il pesce fresco di conseguenza ha raggiunto nelle pescherie prezzi davvero stellari: sarghi, pizzi e orate variano da 150 a 200 kune il chilogrammo, i calamari sulle 150 kune e le seppie a 120. Le sardelle a 25 kune e il brodetto a 60. I cefali variano in base all’offerta da 50 a 60.
In verità, nelle ultime settimane le meduse erano quasi sparite, ma ora sono ritornate e in grandi quantità. Sono trasparenti come il ghiaccio e non sono urticanti, ma si mangiano le uova dei pesci. Chissà, ma sembra che vadano a zonzo per l’Adriatico, dando da pensare ai pescatori. Lungo la costa la vita è dura, perché solo vent’anni fa le prime sogliole si pescavano vicino alla costa, diciamo entro un miglio, appena giù dalle secche, ora invece sono anche dieci miglia. E pescare tanto lontano comporta una spesa maggiore sia per il gasolio che per la barca e i pescatori.

Pochi mesi non bastano

Dunque, il mare cambia, e questo lascia a pensare a tante cose. La piccola pesca costiera rende poco e solo da ottobre a dicembre, poi arriva il periodo che i pescatori chiamano di “magra“. Ma, come nel turismo pochi mesi di abbondanza non bastano per vivere tutto l’anno. Il Gruppo per lo sviluppo della pesca locale si dice preoccupato, per voce del suo presidente Danilo Latin, perché negli ultimi anni ci sono troppe variazioni e sempre meno pesce. Ma quello che non si spiega e di questo dovrebbero occuparsi un po’ più gli esperti, è il fango che per lunghi periodi dell’anno sporca le reti. Un fango appiccicoso, fastidioso che impedisce alle reti di pescare e che assieme alle meduse fa, come dicono i pescatori, un vero e proprio muro ben visibile dal pesce.

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