«Dagli abissi alla dispersione». Esuli o rimasti, siamo lo stesso popolo

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«Dagli abissi alla dispersione». Esuli o rimasti, siamo lo stesso popolo

ROVIGNO | Fare memoria è importante, perché un popolo che non ha memoria non ha futuro, poiché condannato a ripetere gli stessi errori. Ed è con questo intento, espresso dall’esule rovignese Franca Dapas, che nella sala di Palazzo Milossa, sede della Comunità degli Italiani “Pino Budicin” di Rovigno, esuli e rimasti si sono riuniti per ripercorrere una pagina dolorosa della storia di questi territori.

L’incontro, dedicato al Giorno del Ricordo, portava il titolo “Dagli abissi alla dispersione: testimonianze, cronache e tradizioni rovignesi” ed è stato accompagnato dalla proiezione, sullo sfondo, di scatti di Massimo Sella che dal 1924 al 1943 fu biologo capo e direttore dell’Istituto di biologia marina di Rovigno. È a lui che la città deve alcune delle più preziose documentazioni fotografiche del tempo.

Una tragedia condivisa

La serata è stata aperta dalle note dell’Inno all’Istria, interpretato dal coro della Società artistico culturale “Marco Garbin”, diretto da Ana Debeljuh.
Testimonianze drammatiche, pezzi di storia che toccano nel profondo e che narrano quanto vissuto sono state riportate alla memoria da Tullio Svettini di Grado e da Franca Dapas di Padova che hanno raccontato la tragedia vissuta da chi ha dovuto abbandonare le proprie case, mentre quella con cui hanno dovuto convivere i rimasti è stata condivisa da Giovanni Radossi, già direttore del Centro di ricerche storiche di Rovigno.
Nell’intermezzo, Gaia Banko, alunna della Scuola media superiore italiana ha recitato due poesie inedite di Maria Sciolis, autrice di sillogi in dialetto rovignese premiate a “Istria Nobilissima”.

Tempo di voltare pagina

“Questa sera siamo qui per non dimenticare il passato – ha esordito la presidente della CI di Rovigno, Roberta Ugrin –, perché vogliamo che quelle tragedie non si ripetano. Un ringraziamento va a quanti, stasera, condivideranno con noi i loro ricordi, contribuendo ad illustrare, a far rivivere e a comprendere il senso del Giorno del Ricordo”.
“In un mondo dominato dalla paura – ha continuato –, che innalza barriere, diventa ancora più importante e necessario cambiare. Ormai è tempo di voltare pagina. Il principio che deve guidarci è il ripudio di ogni ideologia totalitaria, il rispetto dei diritti della persona e il rifiuto di ogni tipo di estremismo nazionalista”.

Accomunati dalle stesse vicende

All’incontro è intervenuto pure Gabriele Bosazzi, presidente della “Famìa Ruvigni∫a”, il quale ha fatto notare che mentre un tempo si pensava che l’argomento delle foibe fosse prerogativa degli esuli, oggi invece “siamo qui a dimostrare che siamo tutti parte della stessa storia”. Bosazzi si è detto particolarmente contento di trovarsi per la prima volta a celebrare quest’importante ricorrenza a Rovigno con l’intento di ricomporre una storia che è spesso frutto di polemiche, ma che non per questo dovrebbe essere dimenticata.

La forza di guardare al futuro

L’Onorevole Furio Radin, deputato della CNI e vicepresidente del Sabor si è soffermato sulle ragioni di chi è andato e di chi è rimasto concudendo che la tragedia è stata vissuta da un unico popolo che non si divide in esuli e rimasti. “Chi ha lasciato queste terre lo ha fatto perché non ha avuto la forza di rimanere e, viceversa, chi è rimasto – ha detto – lo ha fatto non trovando la forza di andarsene”.
“Al di là di tutte le polemiche, della storia che ci ha travolto, della tragedia e di quanto dolore abbiamo dovuto sopportare, di tutte le nostre famiglie frantumate, dobbiamo avere la forza di guardare al futuro, di stare insieme e amarci tra di noi, per costruire insieme un futuro per l’Istria che sia anche italiano”, ha sottolineato Radin.
Tra il pubblico, alla serata erano presenti pure il presidente dell’Assemblea dell’Unione Italiana, Paolo Demarin, e il vicesindaco della Città di Rovigno, Marino Budicin.

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