Conservificio. Posti di lavoro a rischio?

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Conservificio. Posti di lavoro a rischio?

UMAGO | Potrebbe esserci una soluzione per il futuro del conservificio di pomodoro, al quale sono legate molte famiglie umaghesi. Dario Makovac, presidente dell’Associazione agricola “Pomidor- Pomidoro” scopre che la società madre, ovvero la “Podravka” di Koprivnica, è interessata alla costruzione di uno stabilimento nuovo nella zona industriale di Ungaria, a Umago. Fabbrica che sarà, tuttavia, ben diversa da quella attuale e che, in sostanza, sarà attiva solo nella stagione della raccolta.

“Durante l’incontro con i vertici aziendali – racconta Makovac –, ci è stato detto che si farà uno stabilimento per la lavorazione del pomodoro che sarà operativo durante la raccolta: sarebbe a dire, soltanto pochi mesi all’anno. Il pomodoro sarà quindi trasportato sottoforma di semilavorato a Koprivnica. Se ho ben capito, molti operai perderanno il lavoro, oppure lavoreranno unicamente durante la raccolta”.
Alla domanda se proseguirà la produzione di pomodoro a Umago, Makovac risponde positivamente per quanto concerne i campi. “A livello di fabbrica, invece, si proseguirà quasi sicuramente per mantenere il marchio del prodotto istriano, che è sinonimo di qualità. Attualmente, il conservificio si trova in centro città e i grossi tir, per raggiungerlo, devono passare per Moella e attraversare vie piuttosto strette. Da anni si parla di spostare l’impianto nella zona industriale di Ungaria, a 2 chilometri da Umago. Tuttavia – aggiunge Makovac – , vista l’incertezza sul futuro della fabbrica, molti produttori hanno anche sperimentato nuove colture, dalla cipolla alla patata, dal ravizzone all’aglio; tutto per trovare una valida alternativa. Altri hanno scelto di occuparsi anche di olivicoltura e viticoltura, creando così una produzione diversificata”.

Settore in crisi

Per ciò che concerne i fattori che incidono maggiormente sulla diminuzione dei guadagni nel settore, al giorno d’oggi, il presidente dell’Assocazione agricola umaghese ritiene che ad avere un ruolo chiave siano le condizioni meteorologiche avverse, i ribassi dei prezzi di vendita, l’aumento delle spese di lavorazione e l’incertezza del mercato. Tutti questi fattori stanno mettendeo a dura prova l’agricoltura tradizionale istriana. “Se a questo aggiungiamo la concorrenza, enorme e incontrollata, delle grosse catene agroalimentari straniere, allora possiamo dire che il comparto dell’agricoltura è in seria difficoltà. Produciamo di tutto, dalle cipolle alle patate, dal pomodoro al sedano, ma da qualche anno a questa parte i guadagni non sono quelli sperati”, lamenta Makovac. Quest’anno una quindicina di ettari sono stati piantati a colza, una pianta erbacea appartenente alla famiglia delle Brassicacee, come broccoli, cavoli e rapanelli, le cui radici possono arrivare a una profondità di 80 cm, mentre il fusto può raggiungere un’altezza di 1,50 metri.
Dai semi della colza si estrae il famoso olio, largamente utilizzato come biocarburante e come lubrificante nell’industria meccanica. I residui dell’estrazione possono essere, inoltre, usati per l’alimentazione animale. I bellissimi fiori della colza attirano numerose api e possono così essere sfruttati per la produzione del miele. Si tratta solo di un’alternativa alla semina del pomodoro, anche perché molti produttori, più che vendere la colza, la preferiscono sminuzzare e arare, per migliorare la qualità del terreno.

Una lunga tradizione

A Umago, la fabbrica di pomodoro è stata fondata da Pietro Manzutto nel 1912: allora, lavorava il pesce e le verdure. Nel 1936 contava ben 400 operai, dopodiché, nel 1938, è stata acquistata dalla “Arrigoni”, per spegnersi dopo il 1953. Parte della produzione ha ripreso a Cittanova e parte alla “Mirna” di Rovigno. Nel 1969 la “Podravka” di Koprivnica ha acquisito la fabbrica per la lavorazione del pomodoro, attiva ancora oggi.
A Umago venivano anche prodotti té, olive in barattoli e altri prodotti, come il pesce in scatola, che poi finivano sull’ex mercato jugoslavo e su quello straniero.

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