Cimos. Chiude lo stabilimento di Albona

Per i dipendenti possibilità d’impiego negli stabilimenti di Pinguente e Rozzo

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Cimos. Chiude lo stabilimento di Albona

Entro la fine di gennaio 2021 chiuderà lo stabilimento della ditta “Cimos” operante nelle vicinanze di Albona, negli ambienti a suo tempo occupati dalla fabbrica per la produzione di attrezzi agricoli, che era nota per il successo dei suoi prodotti. L’impianto albonese della “Cimos”, attivo dal 2017 nell’ambito dell’azienda italiana TCH e della società d’investimento italiana “Palladio Holding Group”, con sede a Vicenza, chiude i battenti a causa della carenza di manodopera nel territorio per le attività di produzione.
La “Cimos”, produttrice di pezzi di ricambio per autoveicoli, ad Albona avrebbe bisogno di 180 dipendenti locali per la produzione. Lo ha confermato Darko Vidmar, coordinatore dell’Ufficio albonese del Sindacato dell’Istria, del Quarnero e della Dalmazia, secondo il quale la fabbrica attualmente conta circa 115 dipendenti dell’Albonese, mentre una sessantina di operai sono cittadini stranieri, soprattutto della Serbia (l’azienda è attiva anche nella città serba di Kikinda). Per questi ultimi la ditta provvede alle spese d’alloggio, che i responsabili valutano poco convenienti, come conferma il Sindacato.

Darko Vidmar in una foto d’archivio

Secondo Vidmar, la mancanza d’interesse per il lavoro nella fabbrica a livello locale sarebbe dovuta alle inadeguate condizioni di lavoro, ovvero ai bassi stipendi e al lavoro in quattro turni. Dopo essersi incontrato con i rappresentanti del CdA, Vidmar ha confermato che tutti i dipendenti di produzione avranno un posto di lavoro nello stabilimento di Kikinda (dove torneranno i cittadini serbi) e in quelli di Pinguente e Rozzo. “Per il momento, la maggior parte dei lavoratori residenti nell’Albonese si dice disposta ad accettare i posti di lavoro a Pinguente e Rozzo, anche perché la ditta ha accolto il nostro suggerimento di provvedere al trasporto in autobus per tutti i dipendenti che vorranno andare a lavorare nelle due realtà”, ci ha dichiarato ieri al telefono Vidmar, secondo il quale il tutto potrebbe andare a finire bene o almeno con danni meno gravi di quelli che di solito scaturiscono dalla chiusura di uno stabilimento. A suo avviso, nemmeno Albona dovrebbe subire perdite troppo gravi, visto che l’imposta sul reddito va all’autonomia locale nella quale risiedono i lavoratori.

L’80 per cento degli addetti alla produzione potrà andare a lavorare a Pinguente, mentre il rimanente 20 per cento ha a disposizione i posti di lavoro a Rozzo. Stando al Sindacato, lo spostamento dei macchinari dovrebbe iniziare la settimana prossima. Tuttavia, mentre gli operai di produzione possono contare su un posto di lavoro nelle due realtà menzionate, non tutti i loro colleghi addetti alle attività amministrative, una cinquantina di persone, avranno questa possibilità. Come ci è stato confermato, a disposizione di questi ultimi ci sono soltanto 18 posti di lavoro.

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