Ci ha lasciati «Nina», l’uomo che regalò l’anima alla batana

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Ci ha lasciati «Nina», l’uomo che regalò l’anima alla batana

SALVORE | La dipartita di Mario Kocijančić, detto Nina, classe 1936, ha lasciato nello sconforto tutta Salvore. Un grande costruttore di barche, uno degli ultimi maestri d’ascia viventi, una persona semplice, sensibile e modesta. Nel corso della sua vita, passata a Monteneto, ha costruito una settantina di batane, le imbarcazioni in legno dal fondo piatto, usate per la pesca con la lampara e in acque poco profonde, adatte soprattutto per la pesca dei calamari e dei branzini, perché agili, resistenti e capaci di scivolare sull’acqua. Manovrabili a remi, a vela e a motore, hanno sfamato innumerevoli famiglie di pescatori.
E molte di queste furono costruite proprio da Nina, sempre pronto ad aiutare chi ne aveva bisogno. Bastava presentarsi da lui e dirgli: ”L’ultima mareta me ga spacà la barca”, che lui rispondeva ”Vedemola e dopo la ripareremo”. Aveva sempre una parola buona per tutti ed era bravissimo a giocare a bocce.
Molti anni fa, nel corso di un’intervista che aveva rilasciato al nostro quotidiano che, tra le sue righe, aveva anche cercato di sensibilizzare l’opinione pubblica sul valore della batana, imbarcazione che stava scomparendo, Nina aveva dichiarato, in dialetto: ”El legno xe vivo, el lavora, el respira, no el xe fredo come la plastica o el compensato marino. Una batana ga sempre un’anima, non xe un semplice ogeto, bisogna gaverne cura”.
Già, Nina era così, in quello che faceva ci metteva il cuore. Lavorava nella sua piccola officina con antichi arnesi da falegname che risalivano a un secolo fa e che erano appartenuti a suo padre Giuseppe, detto Bepi. Una persona positiva, solare, che vivrà fin quando navigheranno le sue batane, sparse in tutta l’Istria.
Grazie all’Associazione “Batana Salvorina”, alla quale ha donato i suoi arnesi, rimarrà nella memoria e nella storia locale. Danilo Latin, presidente del Gruppo d’azione locale per lo sviluppo della pesca ha detto:”Faremo tesoro del suo sapere e dei suoi arnesi; è stato un grande maestro d’ascia, un brav’uomo”. Di lui si può anche leggere nel libro pubblicato di recente ”Un mare, una barca e tante storie”, scritto da Marina Paoletić, Silvano Pelizzon e Christian Petretich.
Nina ora fa parte della storia, ma resta l’amaro in bocca nel sapere che le vecchie famiglie di Salvore, di costruttori di barche e di arnesi, come falegnami, carreri e fabbri, stiano scomparendo. Il mare piange la scomparsa di Nina, a noi il compito di non dimenticarlo.

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