
Un incontro educativo, originale e fuori dal comune è stato organizzato dalla Comunità degli Italiani di Buie per gli alunni delle seste e ottave classi della SEI “Edmondo De Amicis” di Buie. L’evento, pensato come un’opportunità per imparare divertendosi, ha coinvolto i ragazzi in un gioco intellettuale progettato per mettere alla prova la loro memoria e la conoscenza delle tradizioni locali.
L’attività, ideata da Marino Dussich, vicepresidente della CI di Buie, ha posto al centro dell’attenzione la storia e le tradizioni del territorio istriano, raccontate attraverso aneddoti e proverbi. Particolarmente interessante è stata l’inclusione di termini in dialetto istroveneto buiese, offrendo ai ragazzi un’occasione unica per familiarizzare con una parte del loro patrimonio culturale. Gli alunni hanno avuto così modo di apprendere nuove parole e arricchire il proprio vocabolario in modo divertente.
Lena Korenika, presidente della CI di Buie, ha guidato l’incontro leggendo due storie tradizionali: “El mus de Óbi” per le seste classi e “La Festa dell’uva” per le ottave. A rendere l’esperienza ancora più coinvolgente è stato il fatto che, dopo la lettura, ai ragazzi è stato consegnato un testo con alcune parole mancanti. Il loro compito era completarlo, mettendo alla prova l’attenzione e la memoria, basandosi su quanto ascoltato. Ad affiancare la presidente della CI nell’accoglienza e nell’organizzazione è stata Erika Trento, segretaria del sodalizio, che ha pure immortalato l’incontro con delle fotografie, documentando così i momenti salienti dell’evento. Un ulteriore momento di divertimento è arrivato quando, per aiutare gli alunni a completare i testi, la presidente Korenika ha riletto le storie, ma questa volta a una velocità molto elevata. Questo stratagemma non solo ha offerto ai partecipanti una seconda opportunità di ascolto, ma ha anche regalato risate e divertimento, trasformando l’aiuto in un vero e proprio gioco.
Al termine dell’incontro, ogni classe ha ricevuto in dono dalla CI un buono di 50 euro, da utilizzare per l’acquisto di materiale scolastico. Gli alunni delle seste classi sono stati accompagnati dai professori Matija Benčić e Milan Dobrilović, insieme all’assistente Soledana Štoković, mentre quelli delle ottave dai professori Andrea Sinožić e Nataša Kostić Barbo, con il supporto dell’assistente Samanta Puž.
Due racconti curiosi
La storia di Dussich sulla Festa dell’uva e la vendemmia a Buie inizia così: “Nel 1919, e precisamente il 15 settembre, alcuni soci del Circolo socialista di Buie, ebbero l’idea di festeggiare la conclusione delle fatiche dei viticoltori con una manifestazione differente dalle solite sagre (mercati) degli animali e delle frutta. Così venne l’idea di organizzare un ballo, inneggiante la vendemmia, premiando la più bella màmola (ragazza) e i migliori ballerini con il titolo: la Buiesa del Moscato e la Coppia della Malvasia”, concludendo la storia con racconti contenenti i nomi dialettali di attrezzi, musicisti, animali e oggetti di cucina d’uso quotidiano.
È seguita poi la storia di un contadino buiese conosciuto con il soprannome Òbi, della famiglia Acquavita, con il suo fedele musèto (asinello) che lo aiutava a lavorare nei campi. L’asino era molto vecchio, spelacchiato e con il pelo che diventava sempre più grigio. Per cui Òbi decise di sostituirlo, ma avendo poco denaro per acquistarne uno giovane, decise di venderlo verniciandolo per ringiovanirlo. La settimana dopo riuscì a piazzarlo “al marcà” (mercato) di Buie a un forestiero. Rimasto senz’asino, dovette procurarsene uno nuovo per lavorare nei campi, perciò la settimana dopo ritornò al mercato, dove c’era un forestiero che vendeva un bellissimo asino di color marrone. Òbi se ne innamorò e per portarselo a casa dovette sborsare tutto il denaro guadagnato. Non gli dispiacque, nella convinzione di aver fatto un ottimo affare. Pochi giorni dopo, mentre lavorava nei campi, cominciò a piovere. Òbi andò verso l’asino per tornare a casa, ma con grande stupore vide che la vernice marrone sgocciolava, facendo intravedere il pelo grigio, che gli fece riconoscere il suo vecchio asino. Questa storia ha dato origine al proverbio buiese “Mus de Òbi”, utilizzato per indicare una truffa, uno dei tanti proverbi locali legati all’asino, simbolo di testardaggine e fatica, tipici della saggezza popolare buiese.
Una parlata musicale e raffinata
Marino Dussich, noto nella comunità di Buie con il soprannome di “Napa”, rappresenta una figura centrale nell’educazione e nella conservazione della cultura locale. Il suo percorso come insegnante e direttore scolastico, nonché come ricercatore del dialetto buiese, ha avuto un impatto duraturo sulla società e sulla comunità italiana del territorio. Il 10 settembre 1974 segna una data significativa nella carriera di Dussich, quando, al suo primo giorno di insegnamento presso la Scuola elementare italiana di Castagna, iniziò un percorso che avrebbe definito la sua vita e quella di molti suoi studenti. Rimase a Castagna per ben 17 anni, durante i quali si distinse non solo per le sue capacità pedagogiche, ma anche per il suo impegno nel recupero e nella salvaguardia del patrimonio storico locale.
Nel 1992 Dussich assunse l’incarico di direttore della SEI di Buie. Oltre alla sua attività educativa, si è affermato come custode della lingua e della cultura buiesi, concentrando gran parte del suo lavoro sulla documentazione del dialetto locale, un patrimonio linguistico che rischiava di andare perduto. I suoi scritti, vocabolari e volumi dedicati al dialetto buiese, sono diventati punti di riferimento fondamentali per studiosi e appassionati di dialettologia.
Questo dialetto, come sottolinea spesso lo stesso Dussich, è una “parlata musicale e raffinata”, testimonianza di una cultura in via di estinzione, ma ancora viva nei pochi anziani che lo parlano. Il suo impegno nel preservare questo patrimonio linguistico rappresenta un atto di resistenza culturale in un contesto segnato da una complessa convivenza tra diverse identità e lingue.
Attraverso i suoi scritti e incontri con gli alunni, come quello di mercoledì nella CI di Buie, continua a trasmette alle nuove generazioni non solo le conoscenze linguistiche, ma anche l’importanza di conservare usi, costumi e tradizioni. Dussich rappresenta un ponte tra passato e presente, una connessione vitale tra le generazioni. La sua figura non è solo quella di un insegnante e direttore scolastico, ma di un vero e proprio ambasciatore della cultura buiese. Grazie al suo lavoro, la storia di Buie e della sua gente continuerà a essere ricordata e studiata, mantenendo viva l’anima di una cultura antica, ma ancora piena di vita.
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