Biblioteca universitaria: un degrado senza fine

Sia l’edificio che il circondario versano in condizioni pietose: le inferriate sono in avanzato stato di corrosione, i recinti sono a pezzi e la malta delle facciate è ormai polvere

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Biblioteca universitaria: un degrado senza fine

Mentre architetti, urbanisti, ingegneri, costruttori e paesaggisti stanno rivoluzionando l’ambiente, gli edifici e le aree verdi del Colle Castello (in quella che merita la definizione di opera di recupero del decennio) nel vicolo Ercole la sede della Biblioteca universitaria vive la sua tetra condizione ancillare rispetto alle altre costruzioni del cuore storico che sono state baciate dalle fortuna. È davvero difficile farsene una ragione, benché le spiegazioni, a considerarle attentamente, non mancherebbero.

Anche il cemento finisce in polvere se lasciato in balia del tempo

Dire che si tratta di comune degrado urbano significa peccare di riduzionismo. Degrado significa pensiline in frantumi, graffiti, edifici abbandonati da smantellare e quant’altro. Ma quando una delle sedi dell’Ateneo, e non certo la meno importante, viene lasciata in queste condizioni mentre s’investono fiumi di milioni nella Casa dello studente, allora non si parla più di degrado ma di abbandono. Eppure la Biblioteca universitaria oltre al suo fondo librario generale vanta una decina di collezioni speciali e tematiche in varie sedi, compresa la Sala memoriale di Antonio Smareglia in vicolo Augusto, la Biblioteca della Marina da Guerra dell’Impero austro-ungarico, la raccolta di incunabuli (27 titoli in 34 tomi del Cinquecento) e via elencando. Il suo ruolo sociale è innegabile, la sua presenza fondamentale. Ma l’attesa di una “casa” migliore comincia a pesare sul serio.

Magari fosse un’aiuola: ora è soltanto un ammasso di sterpaglia

Investimenti col lumicino
Dagli anni Novanta in questa sede non è stato investito un centesimo se non nelle riparazioni più impellenti, e anche oggi capita di trovare le porte chiuse quando la caldaia o altri elementi del sistema di riscaldamento vanno in tilt. Fondata nel 1949 come “Biblioteca scientifica”, è la massima istituzione bibliotecaria in Istria anche perché non ha mai rotto col passato, ma ne ha raccolto l’eredità e la custodisce tutt’oggi: all’epoca della ricomposizione postbellica della società istriana sotto l’egida del socialismo jugoslavo, la neonata Biblioteca scientifica ha rilevato il patrimonio librario della Biblioteca Provinciale dell’Istria, istituita nel 1930 dalla fusione di tre enti autonomi: la Biblioteca provinciale del 1861, la Biblioteca civica del 1903 e la Biblioteca della Società istriana di archeologia e storia patria del 1884. In passato è stata gestita dal Comune e dall’Università degli Studi di Fiume, mentre dal 2006 è parte integrante dell’Ateneo di Pola.

Le inferriate alle finestre in avanzato stato di corrosione

Serve una soluzione duratura
Antica come una bel po’ dei libri che custodisce, la sede è del 1908. Non uno solo dei suoi 113 anni di vita è passato senza lasciare traccia dentro e fuori l’edificio bibliotecario: tetto, solai, pavimenti, scale, muri, pareti, facciate, intelaiature, porte, finestre, aule, servizi, impianti, scompartimenti, uffici, arredi, scaffali: tutto sa di antico in vicolo Ercole, ma non nel senso migliore del termine. Con un buon restauro, l’antico avrebbe ritrovato il lustro del passato e invece così è rimasto semplicemente l’”antico delle nobili origini cadute in disuso e andate in rovina”. Le inferriate alle finestre contro le irruzioni dei ladri si trovano in avanzato stato di corrosione, i recinti in ferro battuto sono a pezzi, la malta delle facciate è poco più che polvere, e persino il cemento lotta disperatamente contro l’erosione. Una balaustra del retro che separa il “cortile” della Biblioteca dall’area del Teatro romano ora in via di restauro, è talmente corrosa che cede a vista d’occhio. Ma tanto ha perso la sua utilità da tempo. Infine la fascia “verde” laterale che in tempi migliori sarebbe dovuta essere una graziosa aiuola, probabilmente è un nido di ragni o – forse peggio – un covo di vipere. Questa è la situazione in vicolo Ercole oggi. Descriverla e rammentare il dovere verso il patrimonio urbano è un obbligo. Non per criticare, ma piuttosto per sollecitare una soluzione duratura, sia che si voglia puntare sul trasloco o che si scelga la via del restauro.

Sarà stato anche un bel recinto, ma sono passati troppi anni

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