Baredine, un «viaggio» nella storia dell’Istria

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Baredine, un «viaggio» nella storia dell’Istria

PARENZO | Il complesso della Grotta di Baredine è senza dubbio uno dei punti più interessanti dell’offerta turistica e culturale di Parenzo e dell’Istria. Immerso in un paradiso naturale tipico del Carso istriano, circondato da vigneti, frutteti, oliveti e arativi a seminativo, esso offre, a partire dalla grotta carsica, una vasta gamma di attrazioni e curiosità.

La grotta è conosciuta, frequentata ed esplorata fin da tempi remoti. Tuttavia, le prime esplorazioni documentate risalgono agli inizi del XX secolo a opera di alcuni speleologi triestini, che furono i primi a toccare nella loro discesa gli 80 metri di profondità. Negli ultimi quarant’anni, la grotta è stata al centro di numerose ricerche.
Nel 1973, gli speleologi parentini del gruppo “Proteus” scoprirono un passaggio nella parte inferiore della grotta, attraversato il quale hanno raggiunto un lago sotterraneo. Su loro iniziativa, grazie anche alla sua particolarità, nel 1986 la grotta di Baredine è stata proclamata monumento della natura.
I cocci di ceramica trovati nei sedimenti di terra testimoniano della presenza umana in essa fin da tempi remoti. Sono state effettuate e proseguono tuttora anche delle ricerche sulla fauna ipogea, ossia sulle specie animali che vivono negli ambienti sotterranei. Nei primi anni Novanta è stata avviata l’opera di recupero e di sistemazione interna della grotta, che è stata aperta ufficialmente al pubblico nel maggio del 1995. I lavori proseguirono anche negli anni successivi per rendere la visita più sicura e accessibile.
Non appena giunti al complesso – c’è anche una rivendita di souvenir e prodotti vari – ci s’immerge in un tratto di storia che ci riporta all’origine e all’evoluzione della civiltà contadina e della scienza agraria, con la visita all’esposizione a cielo aperto del “Traktor story”, ossia un allestimento permanente di trattori e macchine agricole che hanno caratterizzato la zona di Baredine, il Parentino, l’Istria e la civiltà intera. Spicca il vecchio Fordson del 1923, il primo trattore giunto nella vicina Villanova. C’è anche un motore diesel a “testa calda” – si tratta di un motore endotermico a iniezione, nel quale l’accensione del combustibile è ottenuta mediante l’utilizzo di una superficie rovente –, prodotto dalla SATIMA (acronimo di Società Articoli Tecnici Industriali Motori Accessori) di San Dorligo della Valle –, fondamentale nel fornire l’energia al mulino di Parenzo all’inizio del XX secolo. Il tutto è completato da pannelli illustrativi con immagini d’epoca e brevi descrizioni. Nelle vicinanze è stata allestita la Galleria “Konobon”, nei cui suggestivi ambienti, scavati nella roccia viva, è ubicato l’allestimento dedicato alla storia dell’agricoltura, attraverso l’esposizione di strumenti e attrezzature dedicate alla storia del vino, dell’olio d’oliva e del pane.
La galleria ospita anche l’esposizione “Dalla mano alla macchina. Storia, tecnica e tradizione nella raccolta del grano”, inaugurata nel 2015 e allestita da Piergiorgo Laverda, della nota famiglia costruttrice di mietitrebbiatrici. Attraverso una serie di immagini e scatti fotografici, viene ripercorsa l’affascinate strada compiuta dall’uomo nella meccanizzazione della raccolta del grano.
Vi è poi una sala dedicata alle immagini istriane del compianto fotografo Renco Kosinožić e un’altra riservata a opere di artisti contemporanei. Attualmente sono esposte anche alcune opere di bambini, nell’ambito di una mostra collettiva della scuola dell’infanzia di Cittanova.
Il percorso si conclude con l’offerta in degustazione di prodotti istriani: vini, la “sopa”, olio d’oliva, prosciutto, pane. Magari con un po’ di musica, se Silvio Legović, il proprietario e Igor Rimanić prendono in mano i loro strumenti.
Superato il tratto dove si presume passasse l’antica strada romana che da Cervera raggiungeva l’Istria interna e affiancando la scultura a tecnica mista “Istria multiculturale” di Severino Majkus, Ivan e Melanija Krajina e Marijan Paić, si raggiunge il complesso, con tutte le sue offerte aggiuntive. Il ristorante con una tipica offerta gastronomica ed enologica istriana, le rivendite di souvenir, con qualche interessante macchina agricola, che ricorda i tempi passati. L’area verde è occupata anche dalla mostra di quadri e mosaici di Stanko Crnković e Ivan Krajina. I bambini possono correre e giocare nello spazio loro riservato, mentre in lontananza si notano delle oche, un asinello e covoni di paglia. Insomma, un meraviglioso ambiente bucolico…
I visitatori un po’ più coraggiosi possono raggiungere il poligono riservato alle arrampicate speleologiche e sperimentare le tecniche di salita e discesa sulla fune e conoscere il mondo sotterraneo visitando la grotta, con guide multilingui preparate, per un percorso che dura una quarantina di minuti circa.
Campioni di sedimenti calcarei, raccolti qua e là, ci svelano la struttura geologica del suolo pietroso peninsulare. Una storia lunga 165 milioni di anni, quanti ne separano i sedimenti più remoti da quelli più recenti. Si va dal Giurassico al Cretaceo e alla più recente era cenozoica. Più in là ci sono il parco delle pietre, una specie di Stonehenge e un piccolo teatro di forma semicircolare come in epoca romana.
Gli spazi espositivi in pietra d’Istria riservano anche delle interessanti mostre permanenti. Alla Galleria speleologica sono in mostra “L’arte dell’età della pietra”, “I segreti del mondo sotterraneo del Parco Nazionale della Krka”, le “Veneri preistoriche: l’immagine della donna nell’arte preistorica” e l’“Abisso Bertarelli”.
Immerso nel bel verde dell’agro parentino, nella terra rossa d’origine carsica e nel bianco di questo fenomeno, il complesso offre la possibilità d’una scampagnata con immersione nella storia, nella cultura, nella tradizione e nella geologia dell’Istria e nelle domeniche di luglio c’è anche l’accompagnamento musicale dei Baredinosauri.

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