Arsia. Presentato il volume bilingue del geometra Rinaldo Racovaz

Carlotta, la difficile storia della miniera

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Arsia. Presentato il volume bilingue del geometra Rinaldo Racovaz
Il pubblico presente nella sala cinematografica di Arsia. Foto: TANJA ŠKOPAC

“Sono profondamento convinto che la miniera di Carlotta e, di conseguenza, la cittadina di Arsia hanno un grande avvenire che poggia sul loro breve passato”. Con queste parole Rinaldo Racovaz ha concluso il suo più recente libro, dedicato alla citata miniera e intitolato “Carlotta – la miniera di Arsia/Karlota – raški rudnik”. Il volume è bilingue: il contenuto scritto da Racovaz è accompagnato da una traduzione in croato dello storico Tullio Vorano, il quale si è occupato pure della redazione del libro, edito dalla Comunità degli Italiani “Giuseppina Martinuzzi” di Albona, ovvero dall’Unione Italiana, e coedito dal Comune di Arsia. L’opera è stata presentata nei giorni scorsi nell’ambito dei festeggiamenti della Giornata del Comune di Arsia, che ricorre il 4 novembre, nella data in cui nel 1937 la cittadina, costruita per le esigenze della miniera in parola e progettata dall’architetto triestino Gustavo Pulitzer Finali, fu inaugurata come una delle “città di fondazione”.

Un contributo al futuro
Presenti nella sala cinematografica di Arsia, rinnovata negli anni scorsi nell’ambito dei programmi comunali finalizzati alla valorizzazione a scopi culturali, turistici e sociali del prezioso patrimonio architettonico e minerario della cittadina, oltre all’autore e al redattore, molti cittadini dell’Albonese, tra cui pure la presidente della CI di Albona, Daniela Mohorović. A inaugurare la serata, con un discorso di circostanza, è stata Glorija Paliska, sindaco di Arsia, la quale nell’introduzione al libro ha sottolineato l’importanza del nuovo volume di Racovaz affermando che, con il lavoro, l’autore, geometra nato ad Arsia e residente a Trieste, “offre un valido contributo agli intenti del Comune di Arsia di valorizzare il suo patrimonio storico e culturale e al futuro sviluppo di Arsia”.
Parlando dei progetti comunali, la sindaco ha voluto ribadire quanto annunciato durante la seduta solenne del Consiglio comunale, ovvero che “nei prossimi mesi, nel 2023”, l’ex miniera Carlotta sarà pronta per essere inclusa, ufficialmente, nell’offerta turistica di Arsia: i visitatori potranno percorrere un totale di 1,5 chilometri del sottosuolo di Arsia, che ora si sta adattando per offrire agli interessati una visita sicura.

Un legame familiare
La sicurezza della stessa miniera per i minatori che vi lavorarono è uno dei temi centrali su cui Racovaz si sofferma nel suo libro, avendo il sottosuolo di Arsia, visto, purtroppo, molti infortuni. “Dopo aver scritto e pubblicato nel 2016 il libro ‘Arsia – un’opera d’arte d’edilizia moderna’ era per me doveroso descrivere anche la miniera di Carlotta, conosciuta anche come miniera di Arsia. Anche perché senza il grosso giacimento di carbone nel sottosuolo non esisterebbe neanche la nostra bella Arsia”, ha detto Racovaz, legato al tema anche grazie alla storia della sua famiglia: entrambi i suoi nonni erano minatori.
“Il passato delle attività minerarie nell’Albonese è, spesso, poco conosciuto, occultato o, in alcuni casi, persino falsificato. Sono stati proprio questi ultimi aspetti a incuriosirmi, inducendomi a interessarmi a lungo delle miniere, in particolare di Carlotta. Ho voluto saperne di più, conoscere la storia degli uomini che vi lavoravano, le loro fatiche disumane, lo sfruttamento selvaggio che causò una moltitudine di infortuni, l’organizzazione, o meglio la disorganizzazione, dei lavori, le lotte sindacali, le colpevoli omissioni della direzione mineraria, i sabotaggi e altro”, ha detto l’autore. Per la compilazione dell’opera ha consultato il materiale messo a sua disposizione da una serie di istituzioni, tra cui l’Archivio regionale del Friuli Venezia Giulia e il rispettivo Servizio della Direzione centrale ambiente ed energia, come pure gli Archivi di Stato di Trieste e di Pisino, e ha anche intervistato diversi familiari dei minatori albonesi, limitando la sua ricerca alla miniera di Carlotta durante l’amministrazione italiana.

La sciagura
Nel parlare del libro, il professor Vorano si è soffermato pure sulla prefazione della professoressa Isabella Blasina Flego, arsiana, figlia di un minatore, residente a Capodistria, secondo la quale, “la storia della miniera di Carlotta non è soltanto una raccolta di dati e immagini, ma è anche un chiaro messaggio: non lasciamo Arsia e la sua miniera all’oblio”. Dopo la sua prefazione e l’introduzione dell’autore, il volume, illustrato con una serie di immagini d’epoca della miniera, di Carpano, Arsia, di alcuni personaggi importanti per il passato minerario, ma anche con le riproduzione dei disegni di alcune strutture realizzate ad Arsia, continua con i cenni storici, a partire dagli inizi delle attività estrattive a Carpano nel periodo della Serenissima.
Nel capitolo dedicato alla descrizione della miniera Racovaz si sofferma pure sui vari apparecchi e sull’attrezzatura impiegata nella miniera. Fornisce anche particolari legati alle mansioni dei professionisti che lavorarono nel sottosuolo di Arsia. Nelle pagine successive, parlando dei servizi di salvataggio, dice che risale al 1937 la costituzione della prima squadra di questo tipo nelle miniere nell’Albonese. L’autore dedica una parte del libro pure alle malattie professionali dei minatori e ricorda anche la più grande sciagura mineraria, avvenuta il 28 febbraio 1940, quando, in seguito allo scoppio della polvere di carbone nelle gallerie minerarie di Arsia, persero la vita 185 minatori. L’autore vi offre alcuni dati legati alla vita dell’eroe Arrigo Grassi, che riuscì a salvare alcuni dei suoi colleghi prima di perdere la vita nel tentativo di aiutare altri minatori a uscire dal pozzo. Tra i personaggi cui Racovaz dedica una biografia, pure l’ingegnere Emanuel Herzog, al quale va il merito di aver contribuito alla creazione del sistema per l’impedimento degli allagamenti della miniera e all’indisturbato svolgimento delle attività estrattive, Luigi Vitagliano, per i contributi alle misure di sicurezza, Augusto Batini, direttore del pozzo e direttore generale delle miniere dal 1930 al 1939, come pure due medici, Giannino Vascotto e Giambattista Pillano. Vi si parla pure del direttore Giustiniano Bechi Gabrielli, che Racovaz cita come uno dei colpevoli principali della sciagura del 1940.
Una parte del libro è dedicata alle donne coinvolte nelle attività minerarie, non nella produzione, ma in altri settori, come quello destinato alla pulizia e alla separazione del carbone dagli altri materiali estratti. Spesso la loro assunzione era una sorta di risarcimento per il marito morto sul posto di lavoro e avevano stipendi inferiori rispetto a quelli corrisposti agli uomini.

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