Alla riscoperta delle proprie origini

Si sono conclusi mercoledì sera gli appuntamenti organizzati dalla Società speleologica di Buie nell’ambito di un progetto ideato dalla Comunità degli Italiani di Crassiza

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Alla riscoperta delle proprie origini

“I confini, tutti, e non solo quelli materiali, sono una delle maggiori espressioni dell’imbecillità umana”. È una frase di Vinicio Potleca, uno dei primi speleologi buiesi, che ha fatto da filo conduttore agli incontri itineranti della Società speleologica di Buie in seno al progetto “Scambi tra Comunità dell’Unione Italiana Fiume, anno 2021” ideato dalla Comunità degli Italiani di Crassiza. Mercoledì sera, dopo le tappe presso la CI di Crassiza e Sterna, l’iniziativa in parola si è conclusa presso il sodalizio buiese.

La serata ha suscitato grande interesse dal pubblico

Il territorio e l’identità

”Abbiamo un socio, David Maglica, che motiva gli altri su argomenti variegati, facendo nascere discorsi, pensieri, argomenti e anche idee come questa”, ha rilevato il presidente della Società, Paride Pernić, riferendosi alla speleo-poesia e introducendo così Nicole Caterina Kovačević nella lettura dei suoi versi intitolati “Preludio”. Parole profonde, non gettate solamente su un pezzo di carta, ma vissute, che trasmettono i sentimenti vivi dell’autrice dopo aver visto in prima persona i meandri del sottosuolo. “Siamo partiti da Crassiza per passare da Sterna e arrivare a Buie. Questi posti sono collegati tra loro. Vivono sopra un reticolo di rocce e acqua che li rendono tutt’uno, ed è bello non dimenticarlo, oggi più che mai, perché a causa dei ritmi di vita veloci che ci inducono a essere spesso concentrati solo su sé stessi, tendiamo a dimenticare le nostre origini. Il territorio non fa distinzione, riscoprirlo e riconoscerlo significa riappropriarsi di una parte antica di noi stessi”, ha spiegato Pernić, sottolineando come il collegamento tra il territorio e le persone sia sempre importante perché sapere dove andare significa sapere da dove veniamo ed essere scollegati dal territorio e non capirlo significa perdere un pezzo della propria identità.

Paride Pernić

A parlare delle origini della speleologia è stato il presidente della CI di Crassiza, nonché socio della Società speleologica di Buie, Mate Mekiš: “Nel marzo del 1883 viene fondata la Società degli Alpinisti Triestini, dal 1886 Società Alpina delle Giulie, e nel suo seno vengono costituiti due Comitati operativi, il Comitato Escursioni e il Comitato Grotte. Quest’ultimo, di seguito denominato ‘Commissione Grotte’, dopo poco più di dieci anni, viene vivificato dall’arrivo di giovani grazie ai quali s’intensifica l’esplorazione sistematica delle grotte del carso triestino, che viene poi estesa a tutto il carso classico e istriano”, ha spiegato Mekiš sottolineando come nel 1926, il Touring Club Italiano dà alle stampe il volume “Duemila grotte”, quarant’anni di esplorazioni nella Venezia Giulia, un saggio di speleologia. Per anni punto di riferimento nella speleologia moderna, rimane ancora oggi un esempio di monografia speleologica ed è sempre stato un libro molto ambito dai grottisti. È stato scritto da Luigi Vittorio Bertarelli (Milano, 1859-1926), all’epoca primo presidente del Touring Club Italiano, e da Eugenio Boegan (Trieste, 1875-1939), presidente della Commissione Grotte della Società Alpina delle Giulie di Trieste. Dal 1948 la Commissione Grotte porterà il nome di Eugenio Boegan in memoria del suo più grande presidente.

La copertina del volume “Duemila grotte”

Le ricchezze locali

Presentati da Mekiš pure i tre buiesi che hanno lasciato la loro impronta nella geologia e di conseguenza nella speleologia mondiale, Silvio Vardabasso, Carlo D’Ambrosi e Giuliano Piccoli, le cui attività scientifiche, ampiamente documentate dalle numerose pubblicazioni, sono state varie e riconosciute, non solo in campo nazionale, ma anche a livello internazionale. Infaticabili ricercatori e studiosi che hanno dedicato la loro vita a vantaggio della scienza, della scuola e della loro amata Istria. Vista quindi la Grotta di Tribano, attraverso un rilievo degli anni ‘20 concesso dalla Commissione Grotte. Attualmente ha una lunghezza di 579 metri e una profondità di 102 metri. Come sottolineato da Pernić, si tratta di una grotta molto interessante, con tre livelli e un passaggio nel quale sono ancora incise le firme degli speleologi che l’anno esplorata. La Gimnazijalka (Liceale) invece, grotta più vicina a Buie, con una profondità di 68 metri e 100 di lunghezza, per quanto riguarda la bellezza è di poco interesse, ma importante in quanto la prima foto ufficiale della Società speleologica di Buie è stata scattata proprio lì. Ancora prima della fondazione ufficiale della Società, i giovani del centro scuole medie, molti diventati poi speleologi, accompagnati da alcuni professori con spirito avventuroso, annualmente, come rito di fine anno, visitavano la grotta sita vicino al campo di calcio. Da questo la grotta venne denominata “Gimnazijalka”.

Mate Mekiš

”La sorgente, ovvero fontana, di Momiano è una tipica sorgente carsica, quindi continua, e quando ci sono le piene dimostra che il 90% dell’acqua sul territorio carsico si trova nel sottosuolo perché tutte le fratture nel suolo fanno in modo che l’acqua filtri velocemente nel sottosuolo”, ha spiegato Pernić mostrando dei video che rappresentavano la fontana nei periodi di piena e la potenza che l’acqua riesce a raggiungere in quanto raccoglie probabilmente in un serbatoio più grande tutta l’acqua sopra Momiano e dopo, attraverso delle bocche più piccole, esce con più forza. Si è parlato pure di uno degli inghiottitoi più importanti, “Del Mulino”, oggi denominato “Vinicio Potleca”, in ricordo di uno dei primi speleologi buiesi del territorio che perse tragicamente la vita durante un’esplorazione e che, assieme ai suoi compagni speleologi, ha scoperto la continuità della grotta, che un tempo sembrava si fermasse a un centinaio di metri dall’entrata, dove si trovava un sifone che gran parte dell’anno limita l’accesso alla cavità. La quantità d’acqua che spariva nella grotta era impressionante, per cui un proseguimento doveva per forza esserci. Durante uno dei tanti sopralluoghi, quando la situazione meteorologica lo ha permesso, hanno avuto la possibilità di andare avanti e hanno scoperto che si trattava della grotta più lunga nel territorio con potenzialità tuttora sconosciute, siccome ogni uscita porta alla scoperta di nuove gallerie e meandri, ancora da rilevare. Attualmente la Società è arrivata a una lunghezza di 1.708 metri per una profondità di -176 metri.

Rilievo fatto da Vinicio Potleca della Grotta del Mulino

L’impatto negativo dell’uomo

In conclusione Mekiš ha spiegato l’impatto negativo che l’uomo può avere sulla natura in quanto, come dimostrato anche da immagini, in alcune grotte hanno ritrovato sacchi e sacchi di immondizia, ma non solo, anche carcasse di animali, cinghiali e altro, chiusi in sacchi in così grande quantità da chiudere il passaggio in certi punti delle grotte.

”Se gli uomini comprendessero che con gesti del genere fanno del male a sé stessi, non si comporterebbero così in quanto l’acqua che beviamo si filtra velocemente attraverso la zona carsica e porta con sé tutto quello che trova nel suo cammino. E quindi succede che consumiamo l’acqua passata tra immondizia e carcasse animali”, ha aggiunto Mekiš spiegando che alcuni degli oggetti trovati per l’occasione sono stati portati in mostra, ma altri no, in quanto si tratta di bombe al fosforo raccolte dagli artificieri e altro. In esposizione pure delle immagini fatte da Alen Clai nel sottosuolo e altre scattate dagli speleologi passati negli anni per la Società.

La mostra degli oggetti trovati nelle grotte

A fare gli onori di casa a un pubblico scelto è stato il presidente del sodalizio, Franco Bonetti. Tra i presenti pure il presidente della CI di Sterna, Aldo Sorgo, e la storica connazionale Lucia Ugussi, che a fine serata si è complimentata apertamente per il grande lavoro della Società speleologica di Buie. Un progetto quindi che abbraccia non solo la speleologia, ma pure la storia, la conoscenza del territorio, l’educazione e la salvaguardia della natura. È stato finanziato dall’Ufficio per i diritti dell’uomo e delle minoranze del governo croato per il tramite dell’Unione Italiana.

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