Agricoltura Un settore in crisi

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Agricoltura Un settore in crisi

SALVORE | La Croazia è un Paese che ha praticamente tutto: mare, pianure, monti… Le sue risorse sono immense, ma poi finisce che importa quasi tutto: latte, uova, carne, salsa, latticini, pesce, scampi, calamari e migliaia di altri prodotti. Perché? È una domanda alla quale i migliori esperti non sanno dare una giusta risposta, o meglio, forse lo sanno, ma non sanno come ribaltare il rapporto negativo fra import ed export.

Il prezzo: informazione cruciale

L’agricoltura, pur essendo l’attività primaria dell’uomo, spesso si trova in crisi, una crisi che crea problemi a tutto il comparto agricolo, compresi i produttori di carne e latte. Migliaia di piccole imprese agricole in Croazia sono state costrette negli ultimi anni a chiudere e molte potrebbero farlo prossimamente anche in Istria e nell’Umaghese. Il motivo è semplice: i prezzi di vendita della merce prodotta sono talmente bassi che non riescono neppure a coprire le spese di produzione.
Ogni agricoltore vorrebbe sapere a quale prezzo riuscirà a vendere il frutto del proprio lavoro. Si tratta di un’informazione cruciale, quella che fa la differenza tra il guadagno e la perdita. Non sempre è chiaro quali siano le dinamiche che portano a stabilire che un dato prodotto alimentare vale un certo quantitativo di denaro e gli agricoltori rimangono spesso disorientati.

L’esempio del frumento

Per capire meglio la situazione ci siamo rivolti al presidente dell’Associazione agricoltori “Pomidor-Pomidoro” di Umago, Dario Makovac, il quale è anche consigliere municipale. “Per capire ciò che sta alla base di questa crisi, basta fare l’esempio del frumento – afferma –. Il prezzo base, diciamo di 1kuna e 10 lipe, che generalmente viene fissato dal Ministero dell’Agricoltura e che può variare di anno in anno, è insufficiente per coprire le spese. Se la resa per ettaro non è di almeno 60 quintali, allora le spese superano i guadagni. Generalmente da noi la resa varia tra i 50 e i 60 quintali per ettaro. Alle spese di produzione vengono sommate la trebbiatura, che è di almeno 800 kune per ettaro, poi l’affitto sulla terra che va da 400 kune a 1.200 kune, i concimi usati a discrezione, l’aratura che non è inferiore alle 1.500 kune, perché il carburante è rincarato diverse volte. A tutto questo va aggiunto anche il costo degli antiparassitari. Restano, pertanto, poche kune di guadagno. La fatica non la contiamo? E i guasti alle macchine? Spero si capisca la base del problema”.

Importazioni incontrollate

Con Dario Makovac abbiamo parlato anche della rotazione delle colture. L’avvicendamento colturale, infatti, è una tecnica molto diffusa adottata in agricoltura che prevede la variazione della specie agraria coltivata nello stesso appezzamento al fine di migliorare o mantenere la fertilità del terreno e garantire, a parità di condizioni, una maggiore resa.
“Il pH del terreno – spiega Dario Makovac – può influire in modo significativo sulla riuscita generale della coltura e viene pertanto monitorato in modo regolare. Il suo livello va mantenuto, soprattutto quando si pratica la produzione di pomodoro. In alternativa si piantano anche grano, patate, ravizzone, cipolla e così via. Le stiamo tentando tutte, ma troppo spesso i grossisti preferiscono acquistare la merce all’estero, perché conviene di più. Questo è l’effetto dell’import incontrollato e della mancanza di meccanismi per tutelare i nostri prodotti. Questa situazione d’incertezza si ripercuote su tutto il sistema agroalimentare, dalle imprese di produzione e distribuzione di mezzi tecnici ai liberi professionisti agronomi, dalle cooperative agricole alle industrie agroalimentari”.

Conservificio, cifre immutate

Il pomodoro è una delle risorse principali nell’Umaghese, ma le cose non stanno andando proprio bene, come ci conferma Makovac. “Sono anni, ormai, che il prezzo garantito dal conservificio è sempre lo stesso – puntualizza Makovac –, mentre sono aumentate le spese di concimi, gasolio e antiparassitari. Inoltre, mantenerlo sano diventa un problema quando le condizioni meteorologiche non sono ottimali. D’altra parte, se piove troppo durante la raccolta, allora si rischia che i pomodori rimangano nei campi. Da una parte il conservificio invita i produttori a produrre di più, dall’altra in agosto e settembre impone l’acquisto limitato e alternato del pomodoro e se piove, come già detto, rimane nei campi. Non è facile, perché le spese complessive, comprese quelle per l’irrigazione, sono piuttosto ingenti”.

Allevamenti a rischio

La situazione non è brillante neppure per olivicoltori – diventa sempre più difficile vendere l’olio –, e viticoltori. Quelli, però, che stanno anche peggio sono i produttori di latte e di carne, cioè gli allevatori. Non sono affatto scomparsi nell’Umaghese, ma si trovano a dover affrontare i problemi causati dal prezzo troppo basso del latte. Lo scorso anno in Croazia hanno chiuso centinaia di fattorie e questo comporta ulteriori problemi occupazionali. Con l’assenza di ammortizzatori sociali, c’è poco da stare allegri.

La qualità non basta

La qualità evidentemente non basta per combattere l’import, questo è certo, perché generalmente nei grossi supermercati si acquistano prodotti a prezzi inferiori. Tutti si lamentano, inoltre, del fatto di essere poco aiutati nella corsa ai fondi dell’Unione europea, ma questo è già un problema politico delle nostre autonomie locali, Città e Comuni. Nei Consigli municipali non si parla neppure di agricoltura, allevamento e fondi europei. Si parla d’altro, ma non di questo, anche se alla fin fine quello che mangiamo diventa più importante di quello che parliamo.

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