Željko Linšak: «La nostra salute mentale è a rischio»

A tutto tondo con il nuovo direttore dell’Istituto regionale di salute pubblica, Željko Linšak, subentrato a Vladimir Mićović dopo il suo recente pensionamento

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Željko Linšak: «La nostra salute mentale è a rischio»
“Sono pronto a tutte le sfide che mi aspettano”, ha detto il nuovo direttore dell’Istituto regionale di salute pubblica. Foto: ŽELJKO JERNEIĆ

Dopo il pensionamento di Vladimir Mićović, a guidare l’Istituto regionale di salute pubblica, nei prossimi quattro anni, sarà Željko Linšak, già vicedirettore dell’ente e dipendente dello stesso dal 2004. Lo abbiamo incontrato per conoscerlo meglio e per scoprire che cosa significhi per lui quest’importante ruolo.
“Ho iniziato la mia carriera lavorativa proprio presso l’Istituto e vi sono cresciuto dal punto di vista professionale – ha esordito –. Ho terminato gli studi di ingegneria sanitaria alla Facoltà di medicina nel 2002, conseguendo in seguito un master in tossicologia e un dottorato in ecologia, con specializzazione in ecologia sanitaria. Sono inoltre docente in seno alla Facoltà che ho frequentato. Nell’ultimo decennio ho ricoperto la funzione di vicedirettore dell’Istituto regionale di salute pubblica. Quando è stato pubblicato il bando di concorso per la carica di direttore, e con il ritiro in pensione del mio predecessore, ho deciso di candidarmi. Sono stato scelto all’unanimità e dall’8 agosto sono subentrato effettivamente a Vladimir Mićović. Vorrei sottolineare che provengo da Kostrena, come il dott. Vjekoslav Bakašun, che era direttore dell’Istituto prima del dott. Mićović. Dalla stessa zona arrivano anche tantissimi altri medici, epidemiologi e dipendenti dell’Istituto, attuali ed ex, per cui sono particolarmente fiero di poter portare avanti questa ‘tradizione’”, ha spiegato Linšak.

Il suo predecessore ha trascorso gli ultimi due anni a diretto contatto con i media in seguito alla scoppio della pandemia di Covid. È stato un periodo di sfide, molto difficile. Ora la situazione è più calma. Come descriverebbe l’ultimo biennio?
“Un periodo molto turbolento che però abbiamo saputo affrontare al meglio. Tutto il nostro team, i dipendenti, con a capo il dott. Mićović, hanno saputo tenere sotto controllo la situazione. Basta ricordare le lunghe code prima per i tamponi, poi per i vaccini. Tutti ciò doveva venire organizzato in maniera impeccabile e lo abbiamo fatto, ottenendo dei riconoscimenti d’alto livello per quanto riguarda le vaccinazioni, i test al ‘walk-in’ e ‘drive-in’ non solo nelle sede principale, ma in tutte le 7 filiali della Regione. Sono molto orgoglioso di tutti i nostri dipendenti che hanno dato il loro massimo per risolvere questa situazione anomala, la quale per tanti di loro ha rappresentato un’esperienza di vita, mentre per il dott. Mićović è stato il puntino sulla ‘i’ della sua carriera professionale. Oggi il Covid è diventato parte imprescindibile della nuova normalità, se vogliamo chiamarla così, e tutti noi ci siamo adeguati, continuiamo a vivere normalmente, tenendo però sotto controllo eventuali contagi o la diffusione della malattia, anche grazie a un’arma potente che prima non c’era, ovvero il vaccino”.

Questa nuova normalità ha portato ad altri problemi tra la popolazione?
“Purtroppo sì. Ha inciso molto sulla salute mentale, in particolar modo su quella dei giovani. Il lockdown e tutto ciò che la pandemia ci ha portato, ha gravato sulla nostra salute e lasciato delle conseguenze. Noi come Istituto abbiamo ora il compito, assieme agli enti per l’educazione e l’istruzione, alle istituzioni sanitarie, alle Facoltà e ai Centri per la previdenza sociale, di rispondere nel migliore dei modi a quest’epidemia di malattie mentali, che purtroppo è sempre più presente. Creeremo un team multidisciplinare e rafforzeremo tutte le attività da noi svolte, per prevenire il problema. Siamo in contatto con psicologi clinici, pedagoghi, insegnanti, medici specializzati in medicina scolastica, psichiatri e siamo pronti per affrontare questo nuova sfida. Non bisogna dimenticare il fatto che tutti gli interessati potevano finora raggiungere direttamente il nostro Istituto, senza dover contattare il proprio medico, e chiedere aiuto o consiglio per eventuali problemi. Ora queste attività, o porte aperte, saranno più frequenti e vedranno inclusi anche il CCO, la Casa della salute, le Facoltà di medicina e di studi sanitari, i Centri per la previdenza sociale. Eleviamo il tutto in sinergia con i nostri partner”.

Questo problema è già visibile?
“Abbiamo notato grazie a delle statistiche effettuate assieme al CCO di Fiume e alla Clinica di psichiatria, che il problema è in crescita, in particolar modo tra i bambini e i giovani, per cui non c’è tempo da perdere, bisogna intervenire sin d’ora”.

Nell’ultimo periodo c’è un grande aumento di casi di violenza, spesso con esito grave, di comportamenti strani da parte della gente… Lo possiamo collegare alle conseguenze del Covid o semplicemente a tutto quanto sta succedendo nel mondo?
“Non posso affermare con sicurezza che la causa sia il Covid, però il virus ha sicuramente influito in modo determinante. Il lockdown, la DAD, l’uso delle mascherine, ma anche l’ansia che tutta la situazione ha provocato, hanno lasciato il segno sulla salute di tutti noi. Anche l’aver contratto il Covid ha di certo influito sulla salute e sulla psiche”.

Al momento i dati relativi ai contagi sono confortanti. Che significato ha questo fatto? Abbiamo ottenuto l’immunità o si tratta di un periodo di calma prima della tempesta?
“Vediamo che il numero dei nuovi casi è stabile o in calo. Sono circa un centinaio al giorno per quanto riguarda la nostra Regione, ovvero in media un terzo dei tamponi effettuati. Siamo lontani, quindi, da quelle cifre esorbitanti di alcuni mesi fa. Anche il quadro clinico è più lieve e gli ospedali non registrano casi gravi. Da giorni non si verificano decessi e tantomeno ricoverati nel Centro di cure intensive, il che ci fa sperare che il peggio sia passato. Inoltre, siamo scesi a circa 300 tamponi al giorno, a differenza dei 3mila di alcuni mesi fa. Non dobbiamo però abbassare la guardia. Sono tante le persone che si sono vaccinate o che lo faranno in futuro, il che rappresenta la migliore delle prevenzioni, e quindi probabilmente il Covid diventerà una malattia lieve. Non ci aspettiamo grandi numeri nemmeno ora che è iniziata la scuola, anche se forse tra qualche mese i casi potrebbero salire lievemente. Siamo, però, pronti ad affrontare qualsiasi scenario”.

Da alcuni giorni è disponibile il vaccino “aggiornato”. Com’è l’interesse da parte dei cittadini?
“I primi tre giorni, ovvero fino a mercoledì, abbiamo inoculato 346 persone con la cosiddetta quarta dose. Non è poco. Per quanto riguarda i vaccini in generale, assieme alla Città di Zagabria siamo in vetta alle classifiche a livello nazionale, il che dimostra che abbiamo fatto un buon lavoro e abbiamo saputo informare la popolazione in modo adeguato”.
Il dott. Mićović e l’epidemiologo capo Dobrica Rončević sono stati a nostra disposizione per quasi due anni. Non hanno mai dato segni di stanchezza, mai un attimo di nervosismo. Sempre disponibili a tutte le domande poste dai giornalisti. Lei è pronto a fare lo stesso?
“Certo. Sono pronto e più che consapevole dell’egregio lavoro da loro svolto. Nel frattempo il nostro team è stato ampliato con ulteriori medici ed epidemiologi al fine di dare un po’ di respiro, se ce ne sarà bisogno, al nostro epidemiologo capo”, ha concluso Željko Linšak.

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