Vladimir Mozetič: Preoccupa la carenza di personale

A colloquio con il direttore della Casa regionale della salute, una delle maggiori del Paese, inclusa sin dall’inizio nella lotta contro la pandemia riuscendo comunque a mantenere un alto livello nell’assistenza sanitaria

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Vladimir Mozetič: Preoccupa la carenza di personale

La Casa regionale della salute di Fiume è la maggiore delle otto istituzioni sanitarie fondate e gestite dalla Regione litoraneo-montana. La sua missione è di rendere accessibili i programmi di prevenzione, diagnostici e terapeutici a livello di assistenza sanitaria primaria ed extraospedaliera per oltre 280mila abitanti che vivono in 14 città, 22 comuni e 536 centri abitati. Il dott. Vladimir Mozetič, direttore di quest’importante istituzione sanitaria ci ha illustrato le svariate attività e il ruolo assunto dallo scoppio della pandemia da Covid-19.

 

Quali sono le attività principali della Casa della salute?

“Per quanto concerne l’assistenza sanitaria primaria la Casa della salute gestisce 75 ambulatori di medicina generale, 12 di pediatria, 6 di ginecologia, 36 di stomatologia, come pure il trasporto sanitario, il servizio di infermiere di quartiere, l’assistenza sanitaria a domicilio, i team mobili per le cure palliative, la diagnostica di laboratorio e la medicina del lavoro e sportiva. Ci sono poi anche i servizi extraospedalieri, che includono 31 medici specialisti e oltre 140 dipendenti impegnati nei servizi di medicina interna, pneumologia, cardiologia, endocrinologia, radiologia, oftalmologia, psichiatria, chirurgia, anestesiologia, fisiatria, e urologia. La nostra struttura gestisce pure due centri per l’emodialisi ad Arbe e a Lussinpiccolo. La peculiarità della Casa della salute è la distribuzione geografica degli ambulatori. I nostri servizi sono disponibili sul litorale, dalla Liburnia fino alla Riviera di Crikvenica e del Vinodol, fino al Gorski kotar e alle isole quarnerine. Si tratta complessivamente di 74 edifici e quindi il nostro è un lavoro molto impegnativo sia dal punto di vista organizzativo che da quello della manutenzione e degli investimenti. In questo senso la Regione, quale fondatore, ha un ruolo molto importante, assieme alle amministrazioni locali. Nelle nostre strutture operano anche i medici concessionari, ovvero gli ambulatori privati che hanno stipulato un contratto con l’Istituto nazionale di assicurazione sanitaria (HZZO), come pure l’Istituto regionale di salute pubblica e quello per la medicina d’urgenza. Tutti insieme organizziamo e offriamo assistenza sanitaria”.

Esiste il problema della carenza del personale?

“La Casa regionale della salute conta 860 dipendenti, di cui l’87 per cento sono operatori sanitari. In Regione, come del resto in tutto il Paese è sempre più presente il problema della carenza del personale sanitario, che trova lavoro all’estero. La sfida per la Casa della salute è ancora maggiore, considerato che una parte degli ambulatori si trova in zone molto specifiche e lontane dai grandi centri urbani. Inoltre nei prossimi anni diversi operatori sanitari avranno le condizioni per ritirarsi in pensione. Uno dei modi per prevenire il problema sono le specializzazioni. Attualmente ne sono in corso 44, di cui 27 in assistenza sanitaria primaria e 17 per i servizi extraospedalieri. La maggior parte delle specializzazioni, 33, viene finanziata con i mezzi della Casa della salute, mentre 11 fanno parte dei progetti europei. Contemporaneamente nella Facoltà di Studi sanitari si stanno svolgendo corsi aggiuntivi per infermiere, fisioterapisti, radiologi e altri profili sanitari. Investire nell’istruzione del personale sanitario è nel nostro interesse e speriamo che ciò possa risolvere questo problema. Però, è ugualmente importante creare le condizioni che potrebbero motivare i medici che lavorano negli ambulatori situati in zone lontane dai grandi centri urbani a rimanerci. Ciò significa assicurare una sistemazione adeguata e un supporto finanziario, come pure creare le condizioni per l’impiego dei membri del nucleo familiare e d’istruzione per i figli. Una parte delle amministrazioni locali ha introdotto questo sistema, ma a lungo termine ciò dovrebbe far parte del piano nazionale”.

A causa della pandemia da Covid-19 anche la Casa della salute è stata messa sotto pressione. Come ha influito sull’attività regolare?

“La Casa della salute è stata inclusa dal primo momento nella lotta contro la pandemia. Il 25 febbraio dell’anno scorso è stato registrato il primo caso di Covid in Croazia e immediatamente è stata organizzata una riunione sul tema dell’organizzazione dei servizi. Da allora operiamo in collaborazione con l’Istituto regionale di salute pubblica e con i medici concessionari, uno dei fattori più importanti nel corso della pandemia, sia per quanto riguarda l’assistenza sanitaria che l’organizzazione della vaccinazione. L’anno scorso, all’apice della pandemia, abbiamo organizzato il lavoro a turni, sia negli ambulatori che per gli altri servizi. Nella nostra Regione il 95 per cento delle persone che hanno contratto il virus si cura a domicilio. Ciò dimostra che l’attività della Casa della salute e di tutto il sistema d’assistenza sanitaria extraospedaliera funziona alla perfezione, soprattutto grazie al grande impegno del personale, sotto pressione da quasi due anni. Voglio sottolineare la collaborazione con le altre istituzioni sanitarie, quali il Centro clinico-ospedaliero, la Thallasotherapia di Crikvenica e quella di Abbazia, l’Istituto di medicina d’urgenza e quello di salute pubblica, l’ospedale ortopedico di Laurana, i titolari delle cliniche e degli ambulatori privati. Tutti insieme siamo riusciti a tenere sotto controllo la pandemia, ma anche a mantenere un livello di qualità dell’assistenza sanitaria. Certamente ci sono state delle conseguenze negative legate alla pandemia. Sono rallentati i processi delle visite preventive o di quelle regolari, ma cerchiamo comunque di rimediare.

Per quanto concerne la campagna vaccinale, sono stati inclusi oltre 2.500 operatori sanitari e personale paramedico. Dall’inizio di quest’anno si svolgono anche i test antigenici rapidi. Il numero dei test è cresciuto sensibilmente durante i mesi estivi. Da sottolineare che durante l’estate vengono organizzati pure gli ambulatori turistici. Fino al 2019 ne venivano messi in funzione 16. Quest’anno ne abbiamo aperti 9 che sono stati un punto di riferimento per i turisti che hanno avuto problemi di salute in questo difficile periodo”.

La Casa della salute organizza pure una serie di consultori e programmi preventivi. Quali?

“Si tratta del consultorio per la sana alimentazione dei neonati, della piccola scuola d’allattamento al seno, del consultorio per le gestanti e del sostegno psico-sociale per le vittime della guerra. Nonostante la pandemia siamo riusciti a portare avanti questi programmi, molti dei quali si sono svolti e continuano a svolgersi online.”

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