
Immergersi nel mondo del ricordo per una sessantina di giovani italiani provenienti da tutto il territorio del Bel Paese è diventato realtà grazie all’Agenzia Italiana per la Gioventù – ente pubblico vigilato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri responsabile della promozione della cittadinanza europea, della cittadinanza attiva e della partecipazione dei giovani alla vita sociale e democratica della Nazione e della gestione in Italia dei Programmi europei per i giovani.
L’AIG ha infatti aderito al Viaggio del Ricordo, con questo percorso istruttivo-educativo, un’occasione autentica di confronto con la storia, affinché la memoria dell’esodo giuliano-dalmata e della tragedia delle foibe, nel passato a lungo taciuta e nascosta, non si affievolisca, ma resti patrimonio condiviso e consapevole e per far incontrare le giovani generazioni con gli appartenenti alla Comunità Nazionale Italiana visitando le terre che raccontano una storia travagliata, di confini e di divisione.
Dopo aver incontrato a Roma la comunità giuliano-dalmata e visitato l’Archivio Museo storico, la comitiva nell’ambito del suo Viaggio del Ricordo ha visitato il Sacrario di Redipuglia, la foiba di Basovizza, il centro di raccolta del Magazzino 26 (ex 18) al Portovecchio di Trieste e la Risiera di San Sabba per recarsi ieri l’altro a Pola dove ha avuto modo di conoscere in prima persona la Comunità degli Italiani locale. La seconda tappa di questo incontro con la CNI si è svolta ieri a Fiume, dove il numeroso gruppo è stato accolto a Palazzo Modello, sede della Comunità degli Italiani, dal presidente del sodalizio Enea Dessardo. All’incontro ha preso parte pure la viceconsole Caterina Lucrezia Arena.

Pagine strappate della storia
“Il gruppo, che comprende una sessantina di ragazzi tra i 18 e i 25 anni, selezionati tramite call pubblica, è riuscito in questi giorni a immergersi nella storia complessa di queste terre. Tutti loro provengono da città e regioni diversi, praticamente da tutta Italia. In questi giorni abbiamo iniziato a scendere verso sud e arriveremo fino a Ragusa (Dubrovnik) in Dalmazia. Tutti loro stanno apprezzando non solo le radici identitarie delle comunità italiane e la bellezza di questi luoghi. Credo sia un percorso davvero formativo per loro, sono entusiasti e hanno avuto modo di vedere e di confortarsi con la comunità italiana del luogo”, ha specificato Federica Celestini Campanari, presidente dell’Agenzia Italiana per la Gioventù, aggiungendo che la loro conoscenza di questa tragica pagina di storia si basava su una superficiale conoscenza di quanto accaduto. “Questi giorni sono importanti per loro, per approfondire le loro conoscenze su una parte della storia degli italiani del confine orientale. In Italia a lungo questa parte del passato è stato omesso. Noi parliamo spesso di ‘pagine strappate della storia’. Oggi fortunatamente, nel nostro Paese c’è la Legge del Ricordo, volta a tramandare la memoria attiva. Per questo siamo qui. Non deve esserci solo il ricordo degli esuli e delle vittime delle foibe, che è molto importante, ma deve esserci la consapevolezza che in queste terre ci sono ancora delle radici italiane ed è importante promuoverle e tutelarle. Ai giovani trasmettiamo l’amore per queste aree, oggi terre di Slovenia e Croazia. Siamo tutti membri dell’Unione europea, ma è importante coltivare questi sentimenti di amore e di vicinanza di identità degli italiani che sono rimasti su queste coste”.
Il presidente Dessardo ha poi illustrato, in una specie di lezione di storia, il passato, il presente e il futuro della Comunità degli Italiani di Fiume, quale associazione più longeva di tutte le comunità, le varie sezioni che vi operano e che curano, la musica, la cultura, l’arte, le tradizioni, lo sport, ma soprattutto il dialetto fiumano. Poi si è soffermato sul concetto di italianità visto dai fiumani come un’appartenenza non solo linguistica, ma anche culturale e con un forte legame con l’Italia ma nello stesso tempo l’amore viscerale per le terre d’origine. Un altro tema è stato quello d’esodo e della piccola comunità rimasta che si è riformata e ha continuato, nei tempi difficili del dopoguerra, a operare per mantenere viva la lingua e la cultura italiane. Dessardo ha affermato che gli italiani di Fiume dispongono di asili nido, di istituzioni prescolari, scuole elementari e una media superiore come pure il Dipartimento di Italianistica all’Università di Fiume in cui le lezioni si svolgono interamente in lingua italiana. Ha accennato quindi alla Casa editrice EDIT con le sue testate e pubblicazioni in lingua italiana e il Dramma Italiano, come unica compagnia teatrale stabile italiana al di fuori dei confini del Bel Paese. Non sono mancate le domande poste dai giovani e tra le più interessanti sono state quelle relative ai rimasti per volere o dovere, ai giovani che vivono un’identità italiana, alla figura di Gabriele d’Annunzio e a come viene visto e al fatto se esista una squadra di calcio italiana in città.
Al termine abbiamo raccolto qualche impressione tra i giovani.

Immergersi nel passato di queste terre
Per Giuglio Deborin di Noventa di Piave si è trattato di “un viaggio nella storia che conoscevo poco solo che la chiesa del mio paese è intitolata a San Mauro Martire, vescovo di Parenzo, trucidato nelle persecuzioni dell’imperatore Diocleziano. Il collegamento fin da piccolo c’è sempre stato. Quando arrivi qui scopri una parte della storia, che c’è un gruppo di persone che ha un passato dietro. Ci sono i nonni, i genitori, gli antenati che hanno vissuto tutte le vicende che la storia ha imposto loro, il bello e il brutto. Ci sono due cose che mi porterò a casa. Nello specifico, che contributo posso dare all’italianità e cosa posso fare, dal lato pratico, che davvero si possa arrivare a un momento che l’essere italiano o croato o austriaco sia semplicemente un’espressione di quella ricchezza umana e non la definizione di un confine”.
“Conoscevo già questa realtà”, ci ha detto invece Antonio Paolezzi da Napoli. “Anche se la storia in generale ha approfondito poco l’argomento e il mio è stato principalmente uno studio autonomo. Ho avuto l’onore di conoscere questa realtà. Tutti noi facciamo parte della stessa storia. Immergersi nelle testimonianze di queste terre, delle genti che portano avanti la lingua e la cultura italiane, è una grande esperienza di vita”.

Alessandra di Stefano da Catania era a conoscenza della storia di queste terre. “Personalmente conosco le vicende perché nel paese da cui provengo c’erano due sorelle esuli. Tutta la comunità le ha accolte e fatte sentire a casa. Abbiamo sentito spesso la loro testimonianza. Non tutti, anzi la maggioranza, in Sicilia non conosce questa parte della storia. Tra l’altro, essendo siciliani, non conosciamo nemmeno bene il concetto di confine. Per noi è importante renderci conto che esistono dei confini e che esistono delle persone, degli italiani che vivono al di fuori di questo confine. È importante trasmette questa esperienza”.

“Prima di tutto è fondamentale comprendere la nostra storia – ha dichiarato per il nostro quotidiano Sara Valente di Frosinone – perché fa parte fondamentale della nostra identità. Dall’altro lato, farlo in compagnia dei miei coetanei rende quest’esperienza meravigliosa. Questa è la prima volta che ho modo di vistare le Comunità degli Italiani che operano in Croazia, nelle quali ho imparato qualcosa di nuovo, di cui non ero a conoscenza”.
Di seguito, sotto la guida di Jelena Babić, la comitiva ha avuto modo di conoscere il centro e la Cittavecchia di Fiume.

Il Viaggio del Ricordo è proseguito verso le città di Zara, Spalato e Ragusa (Dubrovnik).
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