Nottata tutt’altro che tranquilla sull’isola di Veglia (Krk) quella tra giovedì 22 e venerdì 23 agosto: già alle 4 del mattino, una rete internazionale di attivisti ha bloccato con i loro kayak l’accesso di un tanker carico di gas naturale liquefatto (Lng) al rigassificatore di Castelmuchio. Dopo diverse ore, l’operazione è culminata con il fermo operato dagli agenti di polizia di 13 attivisti. Una persona è stata ricoverata in ospedale.
Questa azione è soltanto l’ultimo capitolo di una saga che coinvolge da anni l’isola di Veglia, la quale, sebbene si impegni a diventare carbon neutral entro il 2030, insiste ormai da due anni con l’espansione del terminal e del gasdotto Zlobin-Bosiljevo. Gli striscioni esposti dagli attivisti sottolineano la loro opposizione agli investimenti in combustibili fossili nel 2024, anno in cui tali progetti avrebbero dovuto essere abbandonati per prevenire il peggioramento della crisi climatica.
I manifestanti temono una vera e propria legalizzazione dell’ecocidio nell’Adriatico. Oltre all’inquinamento marino, il gas naturale liquefatto emette gas serra dannosi per il clima e la salute umana.
Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.
L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.