
Il botel Marina di Fiume ha ospitato lunedì sera un’interessante tribuna tematica, organizzata dalla piattaforma politica Možemo! incentrata sulla situazione in cui versa attualmente il sistema educativo di istruzione e formazione croato. L’evento, dall’emblematico titolo “Il paradosso dell’istruzione: un viaggio senza meta e senza direzione”, ha visto la partecipazione di esperti e figure di spicco del settore, tra cui Draženka Polović, professoressa e deputata parlamentare, Vedran Kosovac, direttore della scuola elementare “Fran Franković” di Fiume, Jane Sclaunich, professoressa e preside del Primo ginnasio croato di Fiume, e Orjen Petković, professore e consigliere dell’Assemblea della Regione litoraneo-montana.
L’incontro ha posto l’accento su una serie di problematiche che, seppure note, continuano a minare la qualità del sistema educativo, rendendo difficile, se non impossibile, un cambiamento significativo. Le domande emerse nel corso del dibattito sono state molteplici: quali sono le cause di questa stagnazione? La politica si intromette troppo nei processi educativi? La gestione del sistema è inadeguata? O forse, l’istruzione non è mai stata realmente considerata una priorità? Sebbene alcune risposte restino inevase, è chiaro che questi fattori siano alla base dei problemi attuali.
Hana Paleka, moderatrice dell’incontro, ha aperto il dibattito evidenziando l’importanza cruciale dell’istruzione, un settore che non dovrebbe essere manipolato da interessi politici a breve termine. “Cosa c’è di più importante di un processo che forma e sviluppa l’individuo?”, ha dichiarato, sottolineando che per ogni genitore, l’aspetto educativo è fondamentale.

Foto: Roni Brmalj
«Un sistema senza una visione»
Una delle voci più esperte, quella di Draženka Polović, ha tracciato una panoramica storica delle trasformazioni del sistema scolastico croato. “Le riforme sono state molte, ma non c’è mai stato un piano comune che guidasse il cambiamento”, ha affermato. La mancanza di una visione condivisa ha impedito l’adozione di politiche coerenti e durature. Polović ha affermato che dal 1990 in poi il sistema educativo sia stato continuamente influenzato dalle ideologie politiche, con modifiche ai programmi scolastici che spesso non rispondono alle reali necessità degli studenti e nel tempo, con il cambiare dei ministri, è avvenuta una desecolarizzazione graduale iniziata con Ljilja Vokić. La riforma del 1994, ad esempio, ha ridotto le componenti creative in favore dell’insegnamento religioso, limitando la libertà metodologica degli insegnanti, un problema che persiste tuttora.
Nemmeno la riforma promossa da Boris Jokić ha portato a cambiamenti sostanziali. “Abbiamo perso tutto e, come società, dovremo affrontarne le conseguenze”, ha dichiarato Polović. Lo stesso Jokić, non è riuscito a modificare i metodi di insegnamento, che restano fermi, nonostante il suo impegno.
Jane Sclaunich ha ricordato con rammarico l’entusiasmo iniziale per la riforma curricolare, che però non ha mai raggiunto gli obiettivi sperati. “La voglia di cambiamento esiste ancora, ma manca un piano chiaro e condiviso”, ha osservato.
L’entusiasmo che non basta
Orjen Petković ha aggiunto che le riforme in Croazia sembrano essere più frutto di un entusiasmo momentaneo che di una visione strutturata. “I problemi vengono affrontati solo quando diventano urgenti, come quando i pompieri devono spegnere un incendio”, ha dichiarato. Petković ha sottolineato che l’istruzione secondaria è divisa in tre settori distinti, ma senza una riforma vera e propria, solo adattamenti superficiali. Inoltre, ha sottolineato come l’esame di maturità abbia perso la sua funzione originale, poiché le università non lo considerano più come criterio unico di ammissione.
Vedran Kosovac ha confermato che l’entusiasmo è fondamentale, ma che si esaurisce rapidamente senza un supporto adeguato. Ha sollevato anche un altro problema cruciale: la mancanza di una valutazione seria nel sistema. “La politica si intromette ovunque, e poi ci chiediamo come portare avanti le riforme”, ha detto. Inoltre, ha criticato il ruolo eccessivamente invadente di alcuni genitori, che a volte sembrano considerare la scuola come un’estensione delle proprie aspettative personali.
Kosovac ha poi parlato della cronica carenza di personale nelle scuole, in particolare nelle discipline STEM, a fronte di un eccessivo numero di insegnanti in materie come la storia e la lingua croata. “Tutto dipende dall’entusiasmo, ma solo pochi sono davvero motivati”, ha concluso, lanciando una riflessione sulla sostenibilità del sistema educativo attuale.
Modello finlandese: un sogno lontano?
Polović ha richiamato l’attenzione sul modello educativo finlandese, poi spesso evocato durante la serata: “Non esistono riforme senza gli insegnanti”, ha affermato, sottolineando che il primo passo per migliorare il sistema educativo è attirare i migliori docenti. In Finlandia, ha spiegato, gli insegnanti sono altamente selezionati e remunerati adeguatamente. “Nel 1984, ricordo, da noi, uno stipendio da insegnante era paragonabile a quello di un medico, poi ha smesso di crescere. Oggi, in Finlandia, gli insegnanti sono ben retribuiti, ma devono anche superare severi test di selezione”, ha aggiunto.
Petković si è mostrato deciso sulla necessità di remunerare adeguatamente gli insegnanti e di permettere loro di lavorare senza interferenze esterne. Ha sottolineato che troppi soggetti, tra cui genitori e ispettori, si intromettono nel lavoro quotidiano degli insegnanti, aggiungendo che l’invasività dei genitori può diventare persino aggressiva.
Carenze strutturali
Un altro tema discusso è stato quello delle valutazioni scolastiche, che spesso vengono utilizzate per soddisfare le aspettative di genitori e sistema, senza riflettere realmente il livello di apprendimento degli studenti. “I docenti assegnano voti più alti per evitare problemi, ma questo non funziona a lungo termine”, ha sottolineato Petković, il quale ha anche lamentato una grave mancanza di coesione tra i colleghi, spesso negli stessi attivi della stessa materia, evidenziando che tra colleghi non ci si aiuta abbastanza. Sclaunich ha aggiunto che il sistema educativo soffre di una scarsa considerazione per il mestiere di insegnante, con pochi giovani disposti a intraprendere questa professione a causa delle basse retribuzioni e delle difficili condizioni di lavoro.
I rapporti con i fondatori
Kosovac, con la sua esperienza diretta, ha dichiarato che le relazioni con i fondatori del sistema educativo, come la Città di Fiume, potrebbero essere migliori. “Non capisco perché non lo siano”, ha affermato, evidenziando che ci sono molte promesse, ma pochi fatti concreti. Per risolvere alcune difficoltà infrastrutturali, le scuole sono costrette a ricorrere al crowdfunding organizzato dai genitori. Un aspetto fondamentale in questi casi è documentare ogni passo, affinché, qualora le istituzioni si interessino, ci siano prove concrete a supporto delle azioni intraprese. “Alla fine ti stanchi. Gli insegnanti temono i genitori, in modo indiretto”, ha aggiunto il direttore della “Fran Franković”. Ha descritto il sistema educativo come un paradosso, evidenziando come un tempo sceglievano cinque alunni per tenergli le scale, ma oggi ogni iniziativa diventa un rischio. “Anche gli insegnanti non si lamentano, ma non hanno a chi rivolgersi”, ha concluso, puntando il dito contro una mancanza di supporto.
La salute mentale e il futuro del sistema
Sclaunich ha parlato del sovraccarico del programma di accreditamento, dicendosi, al contempo, soddisfatta del programma del suo ginnasio, che si è finalmente allineato a quello ginnasiale internazionale, ottenendo ottimi risultati a livello globale. Tuttavia, ha sottolineato che ora è necessaria una nuova valutazione per misurare ulteriormente i cambiamenti. Kosovac ha espresso preoccupazione per la salute mentale degli alunni e degli studenti, notando come i maturandi non sappiano quale strada scegliere. Il fenomeno dei certificati medici per evitare l’attività fisica è ormai diffuso, e la mancanza di palestre scolastiche che garantiscano attività fisica continua è un problema evidente. Sclaunich ha poi trattato temi come l’abuso di sostanze, il binge drinking e l’alcolismo tra i giovani. “Supportiamo i viaggi scolastici dove sappiamo cosa succede, ma l’importante è che i bambini tornino a casa vivi”, ha detto. Ha anche notato che sostanze come la marijuana o l’alcol, ma anche nuove droghe chimiche, siano facili da reperire tra i giovani. Petković ha lamentato la mancanza di un’adeguata educazione sessuale, che rimane un tabù, anche a livello politico, in Croazia. Polović ha osservato che oggi i bambini sono bombardati da tante informazioni e preoccupazioni, e non hanno nemmeno il tempo di innamorarsi. “Pagano un prezzo enorme per tutta questa pressione”, ha detto, aggiungendo che la società non riesce più a trasmettere valori come tolleranza, solidarietà e collaborazione, che sono alla base di una comunità migliore. Petković ha parlato, inoltre, di genitori iperprotettivi e dell’ansia che nasce dai desideri non realizzati delle persone che circondano i bambini. Ha sottolineato che esistono team per la salute mentale, che intervengono solo quando la situazione è ormai compromessa, e le risorse in questo settore sono estremamente limitate. Il bullismo virtuale, ha spiegato, è un fenomeno sempre più diffuso, e i bambini di oggi sono più “morbidi” rispetto a quelli di un tempo, privi di esperienze interattive, che una volta avvenivano spontaneamente per strada.
Che dire, alla fine, del sistema educativo croato dove le riforme sono spesso incompiute, l’influenza politica è ingombrante e la qualità dell’insegnamento è minata dalla mancanza di supporto per gli insegnanti e da una valutazione superficiale degli studenti? Con la diminuzione della fertilità e la chiusura delle scuole periferiche, la situazione non sembra destinata a migliorare. La Croazia, in materia di istruzione, continua a fare acqua da tutte le parti, è scaturito all’evento.
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