Una scelta responsabile di grande importanza

Campagna di vaccinazione gratuita degli studenti dell'Università di Fiume contro il virus del papilloma umano HPV

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Una scelta responsabile di grande importanza
La vaccinazione vera e propria è stata preceduta da una lezione sull’importanza della stessa. Foto: GORAN ŽIKOVIĆ

In occasione della Giornata internazionale per la sensibilizzazione sul virus del papilloma umano HPV, è stata organizzata una campagna di vaccinazione gratuita degli studenti dell’Università di Fiume fino ai 25 anni d’età. La presentazione dell’iniziativa e la vaccinazione stessa si sono svolte al Campus universitario di Tersatto. Durante la giornata sono stati 150 gli studenti che si sono vaccinati in due periodi della giornata: dalle 10.30 alle 13.30 e dalle 14 alle 18. La campagna è stata organizzata dall’Associazione internazionale degli studenti di medicina CroMSIC tramite il progetto “Budi mRAK”, in collaborazione con l’Istituto regionale di salute pubblica e l’Università di Fiume. Hanno partecipato alla presentazione la rettrice Snježana Prijić Samaržija, Nataša Dragaš-Zubalj, direttrice del Dipartimento regionale di medicina scolastica e adolescenziale, Petra Vita Kasović, coordinatrice nazionale di “Budi mRAK”, Loreta Horvatek, coordinatrice dello stesso progetto per il territorio di Fiume e Laura Nežić, presidente del Consiglio studentesco dell’Università di Fiume.

Vaccinarsi sin da bambini
Come ribadito da Dragaš-Zubalj, l’HPV può essere la causa di sei tipi diversi di tumore e la vaccinazione minimizza la possibilità di limitare la possibilità di ammalarsi nel corso della vita. I bambini vengono vaccinati già dal quinto anno di vita: “È molto importante perché a quest’età hanno un’ottima reazione immunitaria”. Con due dosi di vaccino si ottiene la stessa risposta immunitaria rispetto a quella ottenutae con tre dosi a un’età più adulta, ha spiegato. Seppure si tratti di un tipo di malattia che colpisce in prevalenza le donne, anche gli uomini vengono vaccinati. La Croazia, così ancora Dragaš-Zubalj, è uno dei pochi Paesi in cui si vaccinano sia le donne che gli uomini. “Questa malattia non colpisce solo le ragazze, per cui è importante proteggere tutti”, ha affermato. In Regione si è iniziato con le vaccinazioni nel 2008, inizialmente solo per le donne. “I risultati sono buoni. Migliori di prima”. In quanto a numeri, Dragaš-Zubalj ha riferito che “l’anno scorso il target sono stati gli alunni delle ottave classi delle SE e ne è stato vaccinato il 45-50 p.c.; il 60 p.c. delle ragazze e il 40 p.c. dei maschietti”.
Vita Kasović ha parlato del progetto “Budi mRAK” dicendo che “il nostro focus è la prevenzione di sei tipi di cancro correlati all’HPV. L’obiettivo è informare i giovani, stimolarli a pensare della salute del proprio apparato riproduttivo e in generale della propria salute perché purtroppo essa viene molte volte trascurata”. Negli ultimi sei anni si sono occupati di informare i genitori dei minorenni. Quest’anno si è passati invece agli studenti, persone dai 18 ai 25, che non hanno avuto l’opportunità di vaccinarsi finora. “Loro, da persone adulte, possono fare una scelta informata”. Nonostante, come è stato ricordato, siano ancora 300mila gli studenti che non sono stati vaccinati, Kasović ha ritenuto che “stiamo andando nella direzione giusta; la risposta odierna è stata ottima”. Per stimolare i giovani, l’associazione CroMSIC si è orientata verso gli influencer sulle reti sociali, che sono al giorno d’oggi i più vicini al giovane pubblico rispetto ad altri canali di comunicazione.
Prijić Samaržija si è detta onorata di partecipare all’iniziativa. “L’Università è uno spazio dove si fanno ricerche, abbiamo una delle migliori cattedre di immunologia in Croazia. Si tratta di una storia più estesa del solo HPV. Vogliamo diffondere le nuove scoperte scientifiche. Siamo ben coscienti del fatto che alcuni dei movimenti no vax relativizzino la necessità di vaccinarsi e non abbiano una copertura e una metodologia scientifica per sostenere le proprie posizioni, diffondendo così la paura. Bisogna, invece, coltivare la cultura della cura della propria salute”, ha dichiarato.
“Iniziative di questo tipo dovrebbero esserci più spesso. I giovani sono piuttosto scettici al riguardo in quanto insufficientemente informati”, ha detto Nežić.

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