Una finestra aperta sull’Universo

I ricercatori italiani Franca Cassol e Alessando Carosi sono stati ospiti del convegno scientifico riservato al progetto CTA-LST che si è tenuto al Dipartimento di Fisica di Fiume

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Una finestra aperta sull’Universo

Il Dipartimento di Fisica dell’Università degli Studi di Fiume ha ospitato di recente un convegno scientifico internazionale riservato allo sviluppo della rete di telescopi Cherenkov Telescope Array (CTA), un progetto globale che vede impegnati oltre 1.400 scienziati e ricercatori di 31 Paesi nella realizzazione dell’osservatorio di raggi gamma ad alta energia più grande del mondo, con 118 telescopi di diverse dimensioni divisi tra due siti: uno nell’emisfero boreale all’Osservatorio di Roque de los Muchachos alle Canarie, e l’altro nell’emisfero australe presso l’Osservatorio di Paranal, nel deserto di Atacama tra Cile e Perù. Al convegno hanno preso parte una sessantina di ricercatori di dieci Paesi, inclusi Croazia e Italia, riuniti nella collaborazione Large-Sized Telescope (LST), che rientra nel network CTA. Il gruppo di italiani era composto da Lara Nava, Francesco Longo, Alice Donini, Marina Manganaro (che peraltro lavora al Dipartimento di Fisica di Fiume), Franca Cassol e Alessandro Carosi, con gli ultimi due che abbiamo incontrato poco prima del loro rientro.

Un unico grande occhio

“In ottobre era stato inaugurato sull’isola di La Palma, alle Canarie, il telescopio LST-1, il primo prototipo entrato in funzione del progetto LST che formerà in futuro l’osservatorio CTA – ci spiega Alessandro Carosi, che da due anni e mezzo lavora presso il Laboratorio di Fisica delle particelle di Annecy, in Francia –. Il progetto ora prevede la costruzione di altri tre telescopi delle medesime dimensioni, sempre a La Palma, e poi nei prossimi anni ne verranno realizzati altri più piccoli. Quando tutto sarà a regime, i telescopi funzioneranno insieme come se fossero un unico grande occhio. Il progetto dell’emisfero meridionale è invece ancora un po’ indietro, tant’è che in Cile non c’è praticamente ancora nulla”. Al pari di Alessandro, anche Franca Cassol lavora in Francia, uno dei dieci Paesi inclusi nel consorzio LST.
“Sono in Francia dal 1998 e attualmente lavoro presso il Centro di Fisica delle particelle di Marsiglia. Io mi occupo della prima calibrazione della camera del telescopio, ovvero del numero di fotoni che vengono catturati dagli specchi e quindi fatti convergere sulla camera. Da questo numero di fotoni si può risalire alla quantità di energia emessa dai raggi gamma in alta atmosfera, cioè a un’altezza tra i 100 e i 300 chilometri”.

Gamma ray burst

“Uno dei principali target scientifici – racconta Alessandro – è quello di osservare i cosiddetti oggetti transienti. Io mi occupo invece di un sistema che riceve allerte dall’esterno, sia da altri osservatori che dai satelliti, per poi verificarne l’osservabilità. A quel punto il sistema di allerta manda le informazioni al controllo centrale del telescopio che viene puntato alle coordinate esatte e quindi parte la presa dati sull’oggetto transiente. Tra i principali oggetti transienti troviamo le sorgenti chiamate gamma ray burst, ossia esplosioni di raggi gamma che sono le più potenti dell’Universo e che fortunatamente avvengono a grandissima distanza dalla Terra. Di loro non sappiamo niente, se non che si tratta di esplosioni potentissime dalla durata di una decina di secondi. Giusto per fare un paragone, durante un’esplosione viene emessa un’energia pari a quella che il Sole emette in tutta la sua vita. Attualmente la nostra stella ha un’età di circa cinque miliardi di anni ed è destinata a viverne altrettanti per cui in dieci miliardi di anni di energia ne emetterà un bel po’. Ebbene, un gamma ray burst emette questa stessa quantità di energia in soli dieci secondi”.
Il meeting ospitato a Fiume è servito per analizzare i risultati sin qui ottenuti e per definire i prossimi passaggi del progetto.
“Il primo di questi grandi telescopi è da poco entrato in funzione e stiamo cercando di farlo funzionare al meglio. Ci sono diversi fattori dei quali dobbiamo tenere conto come quelli meccanici, elettronici, ottici… Ogni gruppo riporta ciò che è stato fatto finora, i problemi riscontrati, ma si discute anche di soldi e di finanziamenti, nonché della pianificazione degli altri telescopi. Ci si ritrova ogni sei mesi per confrontarsi e fare quindi un po’ il punto della situazione”, conclude Franca Cassol.

«I miei nonni abitavano a Fiume»

Franca Cassol è nata e cresciuta a Padova ma, tuttavia, c’è un curioso fil rouge che la lega al capoluogo quarnerino.
“I miei nonni erano siciliani, ma durante la Seconda guerra mondiale avevano vissuto a Fiume in quanto mio nonno era un maresciallo dei Carabinieri di stanza proprio a Fiume. Poi nel 1944 la loro casa venne bombardata e così furono costretti a riparare come rifugiati a Trieste. Fiume me la ricordo dai racconti di mia nonna, anche se purtroppo durante questo soggiorno non ho avuto il tempo di visitare la città come avrei voluto”.

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