Un’oasi per i senzatetto

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Un’oasi per i senzatetto

Il 10 ottobre viene celebrata la Giornata mondiale dei senzatetto. Il rifugio “Le rose di San Francesco” a Cosala, istituito nel 2007 dall’Ordine secolare dei francescani di Tersatto e dai volontari della Gioventù francescana, fa parte della Rete nazionale dei senzatetto e anche quest’anno ha voluto celebrare questa giornata con una serie di attività che ha incluso anche gli alunni della IV classe della Scuola cattolica “Josip Pavlišić”. Questi hanno trascorso il pomeriggio di ieri assieme agli assistiti tra giochi di società e chiacchiere in allegria.

Nel corso di questi 11 anni, da quando è stato aperto, il rifugio ha offerto alloggio a oltre 500 persone. Quest’anno ha accolto, finora 34 persone. Cinque di queste però non hanno rispettato le regole di convivenza e quindi sono state allontanate. Le altre sono ritornate, hanno trovato lavoro o si trovano in famiglie cosiddette adottive. In questo momento ci sono 10 fruitori, dei quali una donna. Il team del rifugio, formato da un assistente sociale, un pedagogo, un responsabile e da vari volontari, aiuta giornalmente le persone che per un motivo o l’altro hanno dovuto cambiare radicalmente il loro modo di vita. La Giornata dei senzatetto è stata istituita nel 2010 con lo scopo di presentare le istituzioni che si prendono cura di queste persone ma anche di sensibilizzare l’opinione pubblica sul problema di questa categoria.

Quando la vita cambia improvvisamente
Ad accoglierci nel rifugio di Cosala, che si trova al pianterreno della Chiesa di San Romualdo e Ognissanti, sono stati la responsabile, nonché coordinatrice del programma di risocializzazione, Diana Superina, Nela Pujić dell’Ordine francescano secolare (OFS) e gli assistiti Mijo Milišić, Ivan Baksa e Radovan Jokić. Mentre quest’ultimo stava preparando la cena, Mijo e Ivan hanno voluto condividere con noi la loro storia. “Mi trovo in questo rifugio da sei mesi – racconta Ivan –, e sono arrivato qui direttamente dall’ospedale. Ho avuto prima un ictus e in seguito dei problemi di cancrena alla gamba, che in seguito mi è stata amputata. Una volta avevo una famiglia: moglie e due figli. Purtroppo però avevo un lavoro che mi faceva stare fuori casa tantissimo. Ho lavorato in tutta l’ex Jugoslavia e anche all’estero. Con il tempo il rapporto in casa si è incrinato e ora mi trovo qui. Fino a 10 anni fa ero in contatto con i miei figli, venivano a trovarmi. Ormai non più. Ognuno è andato per la propria strada. Ci siamo divisi un po’ come lo Stato nel quale vivevamo una volta. Non ho entrate finanziarie, ma esiste la possibilità che abbia una pensione. Questa è la mia storia. Ma non mi perdo d’animo. Sono sempre di buon umore”.

Giardinieri in «affitto»
Mijo alloggia nel rifugio da febbraio. “Sono nato in Bosnia e avevo 9 tra fratelli e sorelle. Subito dopo la scuola elementare mi sono trasferito a Spalato per lavorare. Nel 1982 sono giunto a Fiume. Ho lavorato per lo più nei cantieri: ‘3. maj’, ’Uljanik’, ‘Viktor Lenac’… Poi, purtroppo, tutti questi cantieri hanno fatto o stanno facendo una brutta fine e mi sono ritrovato senza un impiego. Non mi lamento, mi trovo bene. Di solito preparo il caffè per la colazione, mi occupo della manutenzione del nostro piccolo orto dove abbiamo piante di rosmarino, olivi, lavanda e altro”, conclude Mijo Milišić.
In questo giardino vengono portate avanti anche numerose attività di risocializzazione. “Si tratta di un progetto molto valido in quanto tutte le persone che vengono accolte nel rifugio hanno dei grossi problemi – spiega Diana Superina –. Lavorando all’aria aperta e avendo dei compiti si sentono utili, imparano a lavorare con la terra e ad avere delle responsabilità che poi sono molto preziose in quanto grazie alle loro conoscenze possono lavorare nei giardini e orti di altre persone e in questo modo avere dei guadagni, il che li aiuta a riacquistare fiducia in sé stessi. Gli orti dove vengono coltivate le verdure si trovano a Tersatto e a Pulac. Le persone che li curano sono state premiate dal Ministero per la Demografia e le Politiche sociali. Gli assistiti si trovano benissimo in questo ruolo di giardinieri, si divertono e si sentono più sereni. Il tutto fa parte di una terapia anche a livello psichico e psicologico”.

Cercansi muratori volontari
Il rifugio ha però sempre bisogno di volontari per lavori vari, anche se, come detto da Diana Superina, gli assistiti hanno i loro compiti quotidiani. “Una volta alla settimana organizziamo dei laboratori che in caso di bel tempo si svolgono all’esterno. Abbiamo parecchi volontari che ci aiutano per lo più a servire i pasti e a prepararli. Una volta alla settimana vengono alcune donne che fanno le pulizie generali. Al momento la cosa che più ci preme è trovare dei muratori volontari per risolvere il problema dell’umidità nelle stanze e nel soggiorno. Per quanto riguarda i prodotti più richiesti ci serve sempre cibo in scatola, pasta, zucchero, farina e altri prodotti a lunga scadenza, nonché prodotti per l’igiene”, spiega la responsabile.Sabato, 13 ottobre, il rifugio verrà rallegrato dalla presenza degli allievi del Ginnasio Andrija Mohorovičić i quali dipingeranno le pareti, mentre quelli della Scuola di medicina, indirizzo nutrizionisti, prepareranno e serviranno la cena. Chiunque avesse il desiderio di aiutare il rifugio oppure di fare volontariato può contattare Diana Superina al numero di telefono 091
781 3680.

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