Tossicodipendenza: aiutare e non condannare

A colloquio con la psicologa Ilinka Serdarević, presidente e una delle fondatrici dell’associazione Terra, il centro che offre appoggio concreto alle categorie più emarginate

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Tossicodipendenza: aiutare e non condannare

L’uso e l’abuso di droghe comportano numerosi disagi. Stupefacenti, alcol, farmaci e perfino sigarette, sono tra le principali sostanze che creano maggiore dipendenza, psicologica, ma anche fisica. Le cause sono molteplici. Diversi fattori, infatti, spingono l’individuo a ottenere piacere dalle droghe, pur conoscendone i rischi per la salute ed essendo consapevole di poter incorrere nel tunnel della dipendenza. Fra i principali motivi che portano il singolo a fare uso di queste sostanze, problemi con l’ambiente sociale, la famiglia, le “cattive” compagnie che portano a una maggiore propensione verso l’abuso di sostanze stupefacenti, la voglia di trasgredire le regole e la curiosità verso gli effetti provocati dalla droga, ma anche problemi a livello psicologico, quali depressione o determinati traumi, che portano alla voglia di evadere dal dolore attraverso il consumo di narcotici. Il primo passo verso l’uscita dal vortice della droga è dato dalla consapevolezza di essere tossicodipendenti e dalla decisione di chiedere aiuto e curarsi. Se non esiste questa premessa, il sostegno di amici, familiari e specialisti, infatti, risulterà inutile e l’individuo rimarrà incatenato in un circolo vizioso.

La psicologa Ilinka Serdarević, presidente dell’associazione Terra

Sostegno plurimo
Tra i numerosi gruppi che operano nel campo del sociale a Fiume, un supporto considerevole arriva dall’associazione Terra, che, oltre a offrire sostegno ai tossicodipendenti, porge pure aiuto psicologico agli ex carcerati – che spesso risultano dipendenti da droghe o sono reduci dalla dipendenza e pertanto ancor sempre deboli a livello psico-fisico – e alle famiglie disagiate inserite nel programma sociale.
“L’associazione Terra nasce nel 1995 come sostegno agli sfollati dalle zone devastate dal conflitto bellico degli anni Novanta – ci racconta la psicologa Ilinka Serdarević, presidente e una delle fondatrici di Terra –. Inizialmente il nostro compito era offrire aiuto psicologico alle persone traumatizzate dalla guerra, per tutto quello che hanno subito o visto. Moltissime di queste persone sono riuscite a superare gli incubi e i traumi, altre purtroppo no, e le loro vite, spesso, hanno preso una piega diversa, quella che nessuno desidera per i propri cari. In prevalenza tentavano di dimenticare gli orrori abusando di alcol e sostanze stupefacenti, che lasciano entrambi delle profonde cicatrici psico-fisiche, non soltanto nel singolo che ne fa uso, bensì su tutte le persone con cui quest’ultimo è in contatto, la famiglia, i parenti, gli amici e anche la società”.

Il Drop è situato in pieno centro città

Centro Drop in
Dopo cinque anni, i proponimenti dell’associazione cambiano, in quanto i servizi primari offerti cessano di essere richiesti e i membri dell’associazione, tutti altamente specializzati nei vari campi della sociologia e della psicologia, consapevoli del progressivo aumento del consumo di sostanze stupefacenti soprattutto tra la popolazione giovane e medio giovane con conseguente diffusione di malattie come l’AIDS e l’epatite, orientano il loro operato verso questo settore. “Ci siamo resi conto che il nostro aiuto era richiesto eccome, in primo luogo dalle famiglie che non sapevano a chi rivolgersi quando capivano che un loro caro era caduto nel limbo della droga e del crimine. A quei tempi, l’incidenza dei malati di epatite C tra i tossicodipendenti era del 60 per cento, mentre non c’è stata un’escalation di positivi HIV o malati di AIDS. Siamo partiti dal presupposto ‘Aiutare e non condannare’, ci siamo rimboccati le maniche e ci siamo messi al lavoro, seguendo il modello dei programmi di centri simili a livello internazionale e godendo del supporto di Città e Regione. Il nostro intento era lavorare con queste persone tentando di farle uscire dalla loro dipendenza tramite un supporto psicologico, aiutandoli passo per passo ad astenersi e a reinserirsi nella società. Nel caso in cui evitassero di accettare questo tipo d’aiuto, offrire loro un luogo di relazione con servizi di prima necessità (materiale sterile, generi alimentari, vestiario, servizi igienici). È nato così il centro Drop in, uno dei primi a livello nazionale. Obiettivo di questo centro è rimanere sempre un supporto a tutti coloro che richiedono un aiuto, sia materiale che psicologico”.

La piccola cucina dove ognuno può prepararsi un pasto veloce

Il centro oggi è chiuso a causa della pandemia, ma uno dei dipendenti o volontari è sempre presente in loco e tramite una finestrella sulla porta d’entrata può comunicare con il richiedente aiuto e consegnarli il materiale sanitario sterile richiesto.

“Col passare del tempo il Centro è divenuto un soggiorno diurno in cui vengono svolte numerose attività, laboratori artistici, seminari, conferenze e incontri. La struttura, che in questo periodo di chiusura è sottoposta a ristrutturazione, offre la possibilità agli ospiti di trascorrere del tempo al suo interno, in alternativa ai ritmi e ai rischi per la salute e sociali che la vita di strada comporta. Inoltre, prevede servizi d’informazione e orientamento professionale, di soddisfacimento di alcuni bisogni primari, di socializzazione e di consultazione in tema di comportamenti a rischio e come uscirne”.

Il soggiorno del centro si trasforma in laboratorio artistico

Ex carcerati, una strada tutta in salita
Una delle attività di cui l’associazione si occupa è l’inserimento degli ex carcerati nel sistema sociale e occupazionale. “In questo campo collaboriamo intensamente con il nostro partner primario, l’associazione Oaza che offre un sopporto logistico per quanto concerne la sistemazione del singolo. Per tutto il resto ci siamo noi. Il tossicodipendente, per riuscire a procurarsi le droghe nella maggior parte dei casi inizia un percorso criminoso. In caso d’arresto, se viene richiesto il nostro aiuto, facciamo una prima visita all’interessato e poi seguiamo il suo percorso supportandolo psicologicamente fino alla sua scarcerazione. L’uscita, come l’entrata, non è facile: spesso l’individuo si ritrova da solo, senza mezzi finanziari e un posto in cui vivere. Questa è la fase più delicata per tutti loro. Rimanendo accanto a queste persone, sostenendole, offrendo loro il nostro aiuto nella ricerca di un lavoro, di un luogo dove vivere, facciamo in modo che non ricadano nella dipendenza. Siamo stati inseriti come partner del Centro “Novi put” (Nuova via), una struttura inaugurata da poco nel rione di Valscurigne in cui i senzatetto, nel nostro caso ex carcerati, potranno trovare assistenza e sostegno e programmi educativi volti a facilitare il loro reinserimento nella vita sociale”.

Un altro settore in cui l’associazione Terra opera con successo è quello della consulenza sociale. “Nell’ambito della nostra organizzazione, che conta nove membri in rapporto di lavoro e una decina di volontari, è nato il consultorio GEA che offre servizi di consulenza e psicoterapia per adulti, bambini, giovani e famiglie con l’obiettivo di migliorare la loro salute mentale e prevenire le difficoltà psicologiche. In tanti casi, quando si tratta di richiedere aiuto psicologico o di consultazione, le persone che fanno parte del programma sociale non hanno mezzi con cui permettersi questi servizi, che sono molto costosi. Il nostro centro GEA, situato in un’altra location, ma sempre in centro città, è gratuito e aperto a tutti”.
L’Associazione Terra, per tutto il suo operato e per i numerosi programmi e progetti volti a offrire supporto alle categorie sociali deboli, meno abbienti, emarginate e stigmatizzate, viene finanziata dal Ministero della Sanità e dalla Fondazione nazionale per lo sviluppo della società civile e delle associazioni, e in parte da Città e Regione.

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