«Thalassotherapia: Centralizzarla? Meglio no»

A colloquio con il prof. Viktor Peršić, di recente riconfermato direttore dell’Ospedale speciale per la riabilitazione medica delle malattie respiratorie, cardiovascolari e reumatiche di Abbazia

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«Thalassotherapia: Centralizzarla? Meglio no»

Dopo avere guidato con successo, per due mandati, l’Ospedale speciale per la riabilitazione medica delle malattie respiratorie, cardiovascolari e reumatiche – Thalassotherapia di Abbazia, il prof. Viktor Peršić, medico internista specializzato in cardiologia, è stato riconfermato per la terza volta alla carica di direttore. Riassumendo i due mandati trascorsi, il direttore ha sottolineato che l’ultimo decennio è stato molto dinamico per la medicina cardiovascolare e per la scienza e quindi anche per la Thalassotherapia, che dalla sua istituzione si occupa di cardiologia e riabilitazione.

 

Recentemente è stato riconfermato direttore della Thalassotherapia di Abbazia. Quali sono i successi degli scorsi due mandati e quali i piani per il futuro?

“Sono stati 8 anni molto dinamici e pieni di sfide. In questo periodo caotico in cui viviamo tendiamo a dimenticare i progressi che sono avvenuti, per cui è bene ricordarli ogni tanto, anche perché si tratta di conquiste davvero importanti. Nella cardiologia abbiamo introdotto due nuovi rami, ovvero la cardiologia d’intervento e l’aritmologia e messo a disposizione nel pieno della pandemia un apparecchio per l’angiografia. Abbiamo introdotto le nuove tendenze nella cardiologia riabilitativa offrendo soluzioni nuove in questo segmento molto importante della medicina. Con la stessa intensità si sta sviluppando la medicina fisica e il reparto di reumatologia, divenuto Centro nazionale d’eccellenza. È stato istituito il Centro per l’endocrinologia, il diabete e le malattie cardiometaboliche ed è stata ampliata la diagnostica nella neurologia, che ha ricevuto gli spazi e l’apparecchiatura adeguati. Inoltre, parte delle nostre risorse è stata indirizzata verso la cardiologia dello sport, fornendo una sicurezza nella tutela della salute dei nostri sportivi. Per tutto quanto elencato abbiamo il know how, ovvero le conoscenze e le abilità necessarie, abbiamo la Facoltà di Medicina, dove è stato aperto il corso di laurea di medicina dello sport e della riabilitazione e l’Università che ha posto le basi per la fondazione dell’Istituto per lo sport e la prevenzione. Grandi cambiamenti sono attesi nella medicina estetica e dermatologia, dove comunque è già stato ampliato il raggio d’azione. In seno alla Facoltà di Medicina è stato aperto il corso post laurea di medicina estetica non invasiva.

Per quanto riguarda il futuro, innanzitutto vogliamo migliorare il servizio sanitario pubblico per i nostri cittadini. Possiamo fare molto proprio per la prevenzione cardiovascolare. Recentemente abbiamo illustrato il nostro modello di riabilitazione cardiologica a livello nazionale, come pure i risultati ottenuti nella cardiologia preventiva e dello sport. Credo che tutte le Regioni dovrebbero disporre di un Centro per la prevenzione, avvalendosi del nostro supporto professionale, che grazie alla tecnologia moderna di comunicazione è possibile offrire in maniera molto semplice, riducendo le spese al minimo. Il nostro sapere e le nostre competenze verranno inglobate molto presto nel Centro di medicina preventiva e integrativa”.

Uno dei progetti inseriti nel suo programma è appunto il Centro di medicina preventiva e integrativa. Di che cosa si tratta?

“Il Centro di medicina preventiva e integrativa, ovvero l’O-Clinic, è un modello da inserire nelle strategie di sviluppo nazionale ed europea, nella medicina personalizzata, nella prevenzione delle malattie cardiovascolari e delle morti cardiache improvvise, dell’ictus, del diabete, come pure una guida alla vita e all’invecchiamento sani, allo sviluppo di una piattaforma di servizi sofisticati e di collaborazione con determinati rami dell’industria. Il Centro sorgerà in una nuova struttura di 1.200 metri quadrati circa. L’inizio dei lavori è previsto l’anno prossimo. In poche parole, il Centro sarà uno dei migliori investimenti nella salute delle persone perché si occuperà di prevenzione”.

La Thalassotherapia di Abbazia vanta un ricco passato iniziato 65 anni fa. In tutto questo periodo è diventata un’istituzione riconosciuta a livello nazionale e internazionale. Quali sono le attività principali?

“A partire dal 1957 le due attività principali sono la cardiologia e la medicina riabilitativa. Dal 1998 l’Ospedale ha subito una serie di trasformazioni in tutti i segmenti. Siamo diventati Ospedale per l’assistenza di pazienti cardiologici e contemporaneamente Clinica della Facoltà di Medicina di Fiume. I cambiamenti hanno riguardato pure la medicina fisica e riabilitativa, per cui l’attività è stata indirizzata verso la reumatologia. Dall’inizio i nostri servizi sono stati offerti sul mercato internazionale e nel 1998 siamo diventati Centro di referenza del Ministero della Sanità per il turismo sanitario. In quegli anni è stato avviato il settore della dermatologia e successivamente quello della medicina estetica, con l’apertura del Centro per la chirurgia plastica. L’endocrinologia, il diabete e il cardiometabolismo sono attività più recenti volte alla detenzione dei fattori a rischio che rappresentano un problema sociale e di salute pubblica. Ci sono poi altri rami di cui ci occupiamo, quali la neurologia, la psicologia, il nutrizionismo. L’Ospedale dispone di apparecchiature all’avanguardia per la diagnostica, dalla radiologia classica alla TAC e alla risonanza magnetica, come pure di un laboratorio biochimico molto ben attrezzato. La medicina dello sport sta assumendo un ruolo sempre più importante, mentre il centro thalasso wellness è aperto a tutta la cittadinanza. In questo contesto, è fondamentale la collaborazione con la Facoltà di Medicina e con l’Università. Infine, nella nostra struttura sono attivi due Centri di referenza del Ministero della Sanità”.

L’Istituzione riesce a fornire assistenza a pazienti con svariati problemi di salute e agli sportivi, dispone di apparecchiature all’avanguardia, di personale medico altamente qualificato, si è adeguata alla situazione ed è diventata Centro secondario Covid durante la pandemia. Tutto ciò come un ente fondato dalla Regione litoraneo-montana. Qual è la chiave del successo?

“L’avevo già detto in altre occasioni: esistono soltanto 3 colori, 10 numeri e 7 note. È importante come vengono usati, come li mettiamo insieme, perché soltanto così può nascere qualcosa di valido. Con idee creative, lavorando onestamente e con gli esempi individuali di buona prassi stiamo dimostrando che anche questo sistema ‘statale’ può funzionare bene senza essere privatizzato e portare un po’ di luce e speranza nella vita dei nostri pazienti. Ed è questa la cosa più importante”.

Quali sono le novità nella medicina cardioriabilitativa?

“Siamo consapevoli che nella cardiologia non è sufficiente disporre soltanto di soluzioni moderne e terapeutiche e che senza investire nella prevenzione e nel controllo delle malattie cardiovascolari, non sarà possibile ridurre la mortalità nei prossimi anni. Il nostro intento è di offrire delle soluzioni valide in qualità di Centro di referenza del Ministero della Sanità. Per il 74 per cento delle malattie croniche non trasmissibili i fattori a rischio sono 4. Il cambiamento dei comportamenti a rischio, dello stile di vita e delle abitudini alimentari deve andare a pari passo con le conquiste nelle cure e nella diagnostica. È necessario, pertanto, stabilire le priorità a livello nazionale, ovvero investire nella prevenzione. Le possibilità sono infinite. Abbiamo dimostrato di saper assistere, curare e riabilitare i pazienti cardiovascolari più gravi. La domanda è se siano stati stabiliti i sistemi, un’organizzazione flessibile e la tolleranza sociale affinché possano essere messe in pratica tutte le conquiste che abbiamo raggiunto finora e che sono a disposizione. L’intento è quindi di fondare un Istituto universitario per lo sport e la prevenzione, che assieme al Centro di medicina integrativa e sportiva in seno alla Thalassotherapia, ci renderebbe unici in quest’area”.

A che cosa porterebbe, a suo avviso, un’eventuale centralizzazione della Thalassotherapia?

“La Regione litoraneo-montana è uno degli esempi migliori di gestione delle istituzioni sanitarie. Tutto quanto ho elencato, non sarebbe stato possibile senza un fondatore così determinato come la nostra Regione. Perché cambiare qualcosa che funziona bene e che è un punto di riferimento per tutto il Paese?”.

Qual è la situazione finanziaria dell’istituzione e quanto è stata compromessa dalla pandemia?

“Nessuno poteva immaginare di annoverare tra i rischi finanziari la pandemia di Covid-19. Ci ha colpito, come del resto ha colpito tutto il mondo e abbiamo dovuto adeguarci. Per un periodo siamo stati Centro Covid secondario e il nostro personale medico ha dato una mano dove c’era bisogno. Per un breve periodo siamo rimasti senza l’attività commerciale, abbiamo perso circa 10 milioni di kune in contratti concordati per la cura e la riabilitazione di pazienti provenienti dall’estero. La Regione ci è venuta in aiuto, abbiamo adeguato l’attività alle nuove condizioni di lavoro e siamo riusciti a recuperare quanto perso. Forse è anche questo, parte della mia risposta riguardo alla centralizzazione. Ma davvero qualcuno crede sia necessario centralizzare un modello simile?”.

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