Sorelle Filipović: è ancora mistero

La Corte del Tribunale regionale di Fiume ha assolto ieri il 52.enne imputato Robert Žaja

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Sorelle Filipović: è ancora mistero
Robert Žaja al suo arrivo in Tribunale. Foto: Goran KovacIc/PIXSELL

L’identità dell’assassino delle sorelle Višnja e Gordana Filipović, rimaste uccise nel 2006 in un incidente stradale, sembra essere destinata a rimanere ignota. Per sette anni si era sospettato che a provocare il sinistro fosse stato il 52.enne Robert Žaja, di Mavrinci nel circondario fiumano, ma ieri la Corte del Tribunale regionale di Fiume, presieduta dal giudice Jasenka Kovačić, con sentenza non definitiva, ha assolto l’imputato per insufficienza di prove. Žaja era stato arrestato il 15 dicembre 2016, nel decimo anniversario della morte delle due sorelle, e aveva trascorso circa due mesi in stato di fermo preventivo, dopo di che gli era stato concesso di difendersi a piede libero nel prosieguo dell’inchiesta. Nel decennio precedente al suo arresto, gli inquirenti avevano avuto compito difficile nell’individuare il presunto colpevole, appunto per insufficienza di prove e tantomeno di testimoni oculari. L’incidente con esito mortale, ricorderemo, si era verificato il 15 dicembre 2006, nelle ore serali, sulla Fiume-Zagabria, nei pressi dell’automotodromo di Grobnico, nel momento in cui un ignoto automobilista, al volante di una vettura, ancora oggi non identificata, aveva imboccato l’autostrada in senso vietato. Alla vista dell’auto, una delle due sorelle, Višnja (all’epoca 22.enne), aveva sterzato la macchina a destra per evitare l’impatto, e quindi a sinistra, al contempo frenando. La violenta manovra le aveva fatto perdere il controllo del volante: la Toyota Yaris, su cui si trovavano al momento anche sua sorella Gordana, di 18 anni, e altri tre giovani, si era capovolta più volte su sé stessa finendo sul tetto. Nell’impatto, Višnja Filipović era morta sul colpo, e sua sorella il giorno dopo in ospedale. Gli altri tre ragazzi avevano riportato ferite di natura leggera. Robert Žaja, come scritto sopra, era stato arrestato dieci anni più tardi, e accusato di avere causato l’incidente mentre si trovava alla guida di una Renault Clio. A convincere la giudice ad assolverlo, il fatto che nel corso del processo, alcuni testimoni hanno parlato di automobili Golf, Renault o Škoda Fabia, provocando dubbi sul fatto che si fosse trattato in realtà di una Renault Clio. Ha, inoltre, ritenuto poco attendibile la dichiarazione di un compagno di cella di Žaja, secondo il quale questi avrebbe ammesso tutto nei due mesi di permanenza in carcere.

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