Sessione ripetuta del Consiglio cittadino. I negoziatori se la prendono comoda

A una settimana dal tentativo fallito di eleggere il presidente, non è successo assolutamente nulla

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Sessione ripetuta del Consiglio cittadino. I negoziatori se la prendono comoda
Palazzo municipale in Corso. Foto: RONI BRMALJ

Il fumo nero si è diradato, ma non si intravede ancora nulla che possa indicare l’avvicinarsi di una soluzione. A una settimana dal tentativo di insediamento del Consiglio cittadino e dell’elezione del suo presidente, ci si aspetterebbe qualche novità. Dopo il fallimento del primo tentativo di eleggere Robert Kurelić, andato a vuoto sia alla prima che alla seconda votazione, per un solo voto mancante, si è avuta l’impressione che nel giro di pochi giorni si sarebbe raggiunto un accordo.

A che punto siamo? Sembra non esserci fretta. Per costituire il Consiglio, dopo il primo tentativo non riuscito, la legge concede trenta giorni di tempo per riprovarci. “Ci sono tante decisioni da approvare. Abbiamo auspicato – aveva commentato la sindaca Iva Rinčić –, che si arrivasse all’insediamento e all’elezione del presidente per poterci mettere subito al lavoro. Ci riproveremo, spero, in tempi brevi, prima del termine ultimo”. La prima sessione è servita più che altro per tastare il polso e, tutto sommato, l’obiettivo è stato quasi centrato senza che vi fossero stati incontri e accordi preliminari con alcuno.
La coalizione che sostiene Rinčić, con i suoi 11 consiglieri eletti, avrebbe bisogno di altri cinque per avere una maggioranza, striminzita, ma sufficiente per fare l’en plein, insediando prima il sindaco e poi il presidente dell’organo rappresentativo. Robert Kurelić è stato anche l’unico nome proposto per cui i consiglieri hanno avuto soltanto due possibilità, cioè accettarlo o respingerlo, con voto contrario o astenuto. Rinčić, nonostante tutto, si è detta ottimista e fiduciosa anche nel caso in cui si dovesse tornare alle urne. Ciò potrebbe avvenire qualora il Consiglio citttadino non si costituisse dopo tre tentativi. “L’esperienza insegna che, in casi come questo, è avvantaggiato chi detiene il potere esecutivo. Per questo motivo non temiamo le elezioni che, comunque, sarebbe meglio evitare per evitare costi inutili”, è stato il commento della sindaca.

Un voto per sciogliere il nodo
Agli undici voti della sua coalizione si sono sommati due di MOST e altrettanti della lista civica dell’ex sindaco Marko Filipović, acerrimo rivale di Iva Rinčić in campagna elettorale e in costante polemica durante gli ultimi quattro anni. Il terzo della lista di Filipović, eletto nel Consiglio, è Stefan Mataja Mafrici, astenuto alla votazione. Sarebbe bastato il suo voto per sciogliere il nodo. “Ognuno di noi era libero di votare secondo il proprio giudizio. È andata come è andata, ma finora nessuno mi ha contattato per prendere parte a eventuali trattative. Per quel che ne so, non ce ne sono state nemmeno con le altre forze politiche”, ci ha spiegato ieri Mataja Mafrici.
È ben informato. Infatti, in questa settimana i negoziatori della coalizione che sostiene Rinčić, si sono presi un po’ di riposo. Il capo del team è Bojan Kurelić che abbiamo contattato per telefono. Al momento non si trova a Fiume per cui possiamo attribuire anche a questo fatto la temporanea sospensione del canale di comunicazione: “Non c’è fretta. Stiamo contattando i consiglieri per una tornata di trattative per la prossima settimana”.
In campagna Rinčić aveva dichiarato senza se e senza ma, che non vi sarebbero stati accordi con l’SDP e l’HDZ. In questo senso è stata di parola. Con l’HDZ che, per la prima volta nella storia, è il partito con più consiglieri, nemmeno una telefonata. Comprensibile, quindi, il voto astenuto dei cinque HDZ. SDP, ai minimi storici, con tre seggi, ha come portavoce in questa difficile fase per il partito, soprattutto a livello cittadino, l’ex vicesindaco Goran Palčevski: “La sindaca aveva detto a chiare lettere con chi non avrebbe trattato. Di conseguenza non mi sorprende che non ci abbia contattati. Sta facendo delle scelte insistendo sulla propria proposta e noi rimaniamo contrari”.

I «cattivi di turno»
In coalizione con l’SDP ci sono, tra gli eletti nel Consiglio, tre del PGS e uno della Dieta Democratica Istriana (DDI). Ana Trošelj, PGS, presidente del Consiglio cittadino nello scorso mandato, potrebbe essere candidata alla stessa carica su proposta del blocco regionalista. Non conferma, ma non smentisce, la diretta interessata: “Finora non c’è stata disponibilità per arrivare a qualche compromesso. Alla prossima sessione, comunque, ci sarà un secondo candidato, a meno che non si riesca precedentemente a trovare una soluzione concordata”. Srđan Srdoč, DDI, ha affermato: “Iva Rinčić ha detto di non escludere l’ipotesi di nuove elezioni. È convinta di poter raggiungere un grande risultato, anche in virtù delle difficoltà in cui si trova l’SDP. Insistere sulla candidatura di Robert Kurelić, senza considerare altre opzioni, preclude la strada al dialogo. Vedremo come andrà a finire il secondo tentativo. All’eventuale terzo, occorrerà fare sul serio per evitare di dover tornare alle urne”. Nebojša Zelič di “Možemo!”, tre seggi nel Consiglio, ha usato, più o meno, lo stesso tono: “Niente chiamate. Dicevano di aver fretta di mettersi al lavoro, ma ciò serviva loro soprattutto per mettere pressione agli indecisi. Rinčić, in caso di un nuovo tentativo fallito, darà la colpa a noi altri che non abbiamo sostenuto la sua proposta per farci apparire come i ‘cattivi di turno’ davanti all’opinione pubblica”.
“Niente borreghe”, è ciò che continua a ripetere la sindaca che ha detto di volersi distanziare dalla politica tradizionale dominata dai partiti, condizionata dalle ideologie. Per la politica locale è una situazione inedita che nella Regione litoraneo-montana si è risolta con dei compromessi. Inoltre, potrebbe rivelarsi utile il principio dei vasi comunicanti anche se i ruoli sono invertiti quando si parla di strutture politiche “tradizionali” e quelle emergenti che sono state riconosciute da un terzo dell’elettorato.

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