Sentieri bloccati sul Monte Maggiore

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Sentieri bloccati sul Monte Maggiore

Che il Monte Maggiore sia una riserva naturale di straordinaria bellezza non lo scopriamo certamente oggi. L’altitudine, in combinazione con la vicinanza del mare, generano un clima molto particolare, che permette alla flora e alla fauna di crescere in maniera lussureggiante. La grande ricchezza di biodiversità dell’area, riconosciuta a tutti i livelli scientifici e istituzionali, ha permesso nel 1999 la costituzione del Parco naturale del Monte Maggiore, con un Ente pubblico annesso il cui compito è quello di tutelare l’intera area. Negli anni scorsi sono stati promossi numerosi progetti per la salvaguardia della natura, l’ultimo dei quali è stato presentato di recente e riguarda la costruzione di un Centro visitatori sul Sella Poklon. Ciò che manca, però, sono dei controlli più rigorosi per far sì che vengano rispettati i divieti e più in generale le varie norme.
È ovvio che una dozzina di ranger non possono controllare tutto quanto succede all’interno di un’area di circa 160 chilometri quadrati. In determinate zone, tuttavia, gli “incidenti” sono frequenti, si ripetono nel tempo e in alcuni casi risultano anche di grandi proporzioni. L’anno scorso, ad esempio, il sentiero che porta da Mala Učka alla vetta era rimasto bloccato per due mesi a causa di numerosi tronchi d’albero e rami tagliati dai boscaioli, che erano stati lasciati nelle immediate vicinanze del sentiero, bloccandolo.
Nei giorni scorsi una situazione analoga si è verificata sullo stesso versante, ma su un altro sentiero, cioè quello che porta da Vela Učka alla vetta. Ampie porzioni di bosco sono state tagliate, con buona parte dei tronchi che stanno ancora lì a ostruire il passaggio. Probabilmente nei prossimi giorni i taglialegna riprenderanno le loro attività, ma non è questo il problema: se hanno i permessi necessari o il terreno è di loro proprietà, allora sono liberi di tagliare tutti gli alberi che vogliono. Ma non di bloccare i sentieri, lasciando i tronchi in mezzo alla strada, oppure di usare le vie preparate e curate dagli alpinisti per trasportare la legna fuori dal bosco, con la conseguente devastazione dei percorsi.
Chi di dovere agisca, facendo le opportune verifiche e costringendo i responsabili del danno a rimediare. O se non si è capaci di individuare i colpevoli, si organizzi almeno un’azione di pulizia, affinché le principali vie d’accesso al Parco non rimangano occluse per mesi anche questa volta.

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