“Sicurezza invece della violenza!”. È stato questo lo slogan della protesta pacifica organizzata questa sera, mercoledì 8 febbraio, dall’ Unione del Quarnero e dalla sezione fiumana di Možemo! in piazza della 128ª brigata. In barba alla temperatura, attorno allo 0 e il forte vento di bora, l’evento ha attirato moltissime persone – circa 300 – giunte per supportare l’idea che la violenza non deve venir giustificata in alcun modo. A rivolgersi ai presenti, che sono giunti armati di striscioni e scritte di vario tipo, come “Un calcio in testa equivale a un viaggio in autobus senza biglietto”, “Lo sai chi sono io e quanto vale la mia tessera politica?”, “Il governo in cambio di una rampa sul Platak”, sono stati gli organizzatori i quali hanno chiesto ai cittadini se si sentono sicuri mentre passeggiano per il Corso, se hanno paura quando i loro figli escono di notte. “Quante volte avete avuto la sensazione che ci sono persone che valgono più di voi? Dobbiamo sentirci sicuri e dire ‘no’ alla violenza. Le istituzioni devono fare il loro lavoro. Ne abbiamo abbastanza del fatto che la violenza venga trattata come una cosa normale, del fatto che le istituzioni siano inerti lasciando il compito di giustizieri ai cittadini. L’esempio del Platak è stata solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso e che ci ha fatto riunire oggi per dire che il problema della violenza nella società esiste. Purtroppo casi di questo tipo ce ne sono a centinaia. Nomineremo solo quelli di Vitomir Jovičić Simke e Aleksandar Abramov. Non dimentichiamo tutti gli altri, ha detto Ana Marković di Možemo!
Parole forti sono state dette anche dal presidente dell’Assemblea regionale, nonché dell’Unione del Quarnero, Marko Boras Mandić. “Il fatto sul Platak può venir diviso in tre atti. Il primo riguarda l’arrivo dell’automobile in una zona pedonale, dove si scia, dove ci sono bambini. Io lo paragonerei ad un atto di terrorismo. La Polizia ha detto che dovrebbe essere le guardia comunale del Comune di Čavle a multare i l’autista. Ma per piacere! Dobbiamo cambiare la legge e non permettere cose del genere. Il secondo riguarda il solo atto di violenza che ‘per fortuna’ è avvenuto sotto l’occhio delle telecamere e con tanti testimoni. Mi domando come sarebbe andato a finire se a salvare la vittima non ci fossero stati i membri del Soccorso alpino. Sono degli eroi che rischiamo ogni giorno la loro vita e non meritano di essere attaccati e tanto meno di venir presi a calci in testa. Il Platak è solo la punta dell’iceberg. Come terzo; i nostri figli trascorrono il loro tempo sui social. Se vedendo questo si rendono conto che atti del genere vanno giustificati in questo modo, mi chiedo quale messaggio stiamo mandando alle nuove generazioni”, ha concluso ha detto Boras Mandić.
Nebojša Zelić (Možemo!) ha concluso citando il ministro degli Affari interni, Davor Božinović, il quale ha dichiarato di non capire il significato di questa protesta. “Per fortuna abbiamo reagito con questa manifestazione prima che ci sia di mezzo una vittima. Dobbiamo protestare affinché cose del genere non vengano tollerate. La violenza ha lo stesso effetto sul corpo e sulla mente di tutti gli esseri viventi. Spero che d’ora in poi ora usciremo più spesso in strada per dire di ‘no’ alla violenza di ogni tipo”, ha concluso Zelić.
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