Ospedale Fiume, Salomon: «Rapporti umani e risorse al primo posto»

Abbiamo incontrato il neopresidente del Consiglio d'amministrazione del Centro clinico-ospedaliero

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Ospedale Fiume, Salomon: «Rapporti umani e risorse al primo posto»
Il dott. Ratko Salamon è il nuovo presidente del CdA del Centro clinico-ospedaliero di Fiume. Foto: IVOR HRELJANOVIĆ

Il dott. Ratko Salamon, ortopedico, impiegato nell’Ospedale speciale per ortopedia “Dott. Nemec”, è stato nominato presidente del Consiglio d’amministrazione del Centro clinico-ospedaliero di Fiume, andando a sostituire Željko Plazonić, precedentemente rimosso dall’incarico.

Il dott. Ratko Salamon è il nuovo presidente del CdA del Centro clinico-ospedaliero di Fiume.
Foto: IVOR HRELJANOVIĆ

“Alla riunione del governo del 25 agosto scorso sono stato nominato presidente del CdA del CCO. Devo dire che la proposta mi ha sorpreso, ma l’ho accettata volentieri, consapevole delle sfide e delle difficoltà che potranno presentarsi”, ha esordito il dott. Salamon, il quale prima di passare nell’ospedale speciale “Dott. Nemec” ha lavorato per 13 anni – dal 1997 al 2010 – presso la Clinica ortopedica di Laurana e ha ricoperto per due mandati la funzione di sindaco di Draga di Moschiena. In quel periodo ha instaurato un ottimo rapporto di collaborazione con la locale Comunità degli Italiani.

Già da parecchio tempo nell’ambito del settore sanitario sussiste il problema della carenza di personale, sia per quanto riguarda i medici che le infermiere. Qual è l’attuale situazione in seno al Centro clinico-ospedaliero?
“È uno dei maggiori problemi, dall’assistenza sanitaria primaria a quella terziaria. Mancano i medici, ma soprattutto le infermiere. Nell’ortopedia c’è carenza di infermiere strumentiste, in quanto l’istruzione di questo personale è specifico e ci vogliono anni per la formazione. I concorsi per i posti di lavoro liberi al CCO sono aperti in maniera permanente ed è stata instaurata un’ottima collaborazione con la Scuola media superiore per infermieri e con l’Università. Il CCO ha pubblicato un bando di concorso per 44 specializzazioni in 32 campi. Anche in questo senso la collaborazione con l’Università è fondamentale. Uno dei problemi collegati alla carenza di personale riguarda anche il tempo ridotto che un medico può dedicare a ogni singolo paziente. Personalmente non amo comunicare virtualmente. Tutti noi siamo potenziali pazienti e preferiamo che il medico ci dedichi attenzione. Le visite, soprattutto quelle specialistiche, non dovrebbero venire eseguite in maniera frettolosa. Bisogna avere anche il tempo di colloquiare con il paziente. Questo è un difetto della sanità odierna e non sarà facile individuare un rimedio”.

Quanto sono importanti le risorse umane e i rapporti interpersonali in un collettivo come il CCO?
“Secondo me sono al primo posto per importanza e rientrano nei piani e nei progetti della Direzione del CCO. Bisogna impegnarsi al massimo. In questo senso il ruolo principale lo hanno la Direzione e i responsabili dei vari reparti. Il buon funzionamento di ogni reparto o unità organizzativa dipende da chi li guida. Un buon capo deve sapere comunicare nel modo giusto con i medici, con le infermiere e con le donne della pulizia, ovvero con tutti coloro che fanno parte del collettivo. Soltanto in questo modo è possibile lavorare bene e in maniera serena”.

Quali sono i progetti più importanti in questo momento?
“Nei prossimi 6 mesi è in programma l’acquisto di attrezzatura diagnostica per le sedi di Fiume e Sušak. L’ospedale di Sušak riceverà una nuova sala radiologica per gli esami angiografici e un apparecchio per l’ecocardiogramma, mentre il reparto di pneumologia riceverà in dotazione un’apparecchiatura per la diagnosi e la cura delle malattie maligne ai polmoni; la Clinica di otorinolaringoiatria verrà dotata di un laser per la microchirurgia. Inoltre, verranno migliorate le condizioni di degenza per i pazienti oncologici. Si lavora pure sull’applicazione del nuovo sistema informatico a supporto dell’attività amministrativa, ovvero l’introduzione dell’e-farmacia. Un progetto importante, che consentirà di seguire con precisione il consumo dei medicinali custoditi nella farmacia ospedaliera centrale, come pure una migliore pianificazione, razionalizzazione, maggiore sicurezza e controllo e, infine, anche risparmio”.

In che fase sono i lavori al nuovo ospedale?
“I lavori edili si sono conclusi nei termini previsti. Attualmente si lavora sulle forniture con aperta la maggior parte dei relativi bandi pubblici. Contemporaneamente si stanno sistemando le stanze ospedaliere, come pure i tavoli chirurgici e i monitor per l’anestesia. Credo che l’ospedale per la mamma e il bambino verrà inaugurato nelle seconda metà del 2023. Inoltre, si lavora intensamente alla terza fase del progetto, ovvero al trasferimento definitivo degli ospedali sotto lo stesso tetto. Il progetto preliminare è stato realizzato e ora si prosegue. Bisogna impegnarsi al massimo poiché la Banca europea ha espresso interesse per il progetto il che potrebbe portare a una grande fetta di finanziamenti”.

Come ha inciso la pandemia di Covid-19 sull’attività dell’ospedale?
“La Direzione ha fatto un ottimo lavoro, assieme a tutti i dipendenti, che risentono ancora delle conseguenze della pandemia. Attualmente sono aperti due reparti Covid, uno nella sede di Fiume e l’altro in quella di Sušak. La pandemia ci è costata cara, ma credo che ci abbia insegnato molte cose. Se dovesse succedere una nuova situazione di crisi, e speriamo di no, credo che saremo in grado di affrontarla”.

Il nuovo ospedale in località Sušak dovrebbe entrare in funzione nella seconda metà del 2023.
Foto: RONI BRMALJ

Secondo lei i dirigenti di un ospedale dovrebbero essere di professione medica o ciò non è importante?
“Ci dev’essere un equilibrio tra medici ed economisti perché soltanto in questo modo è possibile guidare un’istituzione sanitaria che conta 3.400 dipendenti, tra cui circa 500 medici e 1.200 infermiere. Ho trovato quest’armonia nella dirigenza del Centro clinico-ospedaliero di Fiume e ho un ottimo rapporto con il direttore Alen Ružić. Per questo motivo ho accettato quest’incarico e, per il momento, non mi dispiace”.

Ci sono delle novità in campo ortopedico?
“L’ortopedia è strettamente collegata alle malattie degenerative, che sono sempre più frequenti perché l’aspettativa di vita si è allungata e il numero degli anziani è in continuo aumento, al punto che c’è tanto lavoro per gli ortopedici. Negli ultimi anni un grande passo avanti è stato fatto per quanto concerne la qualità degli interventi. Il continuo miglioramento delle tecniche chirurgico-ortopediche ha permesso di raggiungere nuovi traguardi. Le attrezzature moderne e d’avanguardia permettono di eseguirli molto più facilmente, sono meno invasivi e i tempi di degenza e di recupero dei pazienti sono molto più brevi”.

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