Raffineria INA a Urinj: «È in corso una catastrofe ecologica»

Condanna unanime dei consiglieri per l’assenza dei dirigenti dell’azienda petrolifera alla sessione di ieri dell'Assemblea della Regione litoraneo-montana, e per il loro atteggiamento preoccupante nei confronti dell’inquinamento del mare e della sicurezza ambientale

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Raffineria INA a Urinj: «È in corso una catastrofe ecologica»
Gli impianti dell’azienda petrolifera a Urinj. Foto: IVOR HRELJANOVIĆ

Promette bene l’unità di intenti da parte dei consiglieri, percepita ieri, nella sede del Rettorato dell’Università di Fiume, nell’ambito della 33ª Assemblea della Regione litoraneo-montana. Meno positivo, il motivo che ha portato alla necessità di fare fronte comune tra i rappresentanti dei cittadini a livello regionale, ovvero una potenziale minaccia di (grave) danno ambientale.

Se fino a poco tempo fa non tutti erano pienamente consapevoli della gravità dell’inquinamento causato dalla raffineria INA di Urinj, ora le cose sono cambiate. Sembra che il rischio è di arrivare a una vera e propria catastrofe ecologica, scoperta in tempo, ma mai presa sufficientemente sul serio da chi dovrebbe sentirsi responsabile delle proprie azioni, e cioè l’INA stessa. Se dovesse verificarsi una contaminazione più considerevole, con conseguenze disastrose, il danno sarebbe catastrofico non soltanto per l’ambiente, ma anche per l’economia, il turismo e il mercato immobiliare di queste aree.
Il fatto che i rappresentanti dell’INA non si siano presentati alla sessione di ieri (giustificando la propria assenza con un concomitante incontro con le autorità di Kostrena, seppure il sindaco dello stesso Comune, Dražen Vranić era invece presente alla seduta), dimostra un atteggiamento irresponsabile del colosso industriale nei confronti della comunità e dell’opinione pubblica. Per il tema in sé, oltre a Vranić, hanno ritenuto giusto esserci anche il rappresentante dell’Iniziativa cittadina Boris Bradarić e il deputato parlamentare Boris Miletić.
Persiste, infatti, un problema legato alla fuoriuscita di sostanze nocive in mare, ma chi ne è responsabile, si sottrae alle proprie responsabilità, ignorando gli inviti e risolvendo la questione con soluzioni temporanee che attenuano i danni, senza affrontare il problema alla radice. Nel frattempo, il pericolo cresce.
Il primo punto all’ordine del giorno, legato appunto a questo scottante argomento, ha occupato l’intera mattinata ed è iniziato con un’approfondita presentazione di Josip Katalinić (MOST), che ha illustrato l’intera situazione riguardante l’impianto di Urinj, ringraziando Boris Bradarić e i colleghi dell’EKO Kvarner per l’aiuto nella preparazione del suo intervento. Tre brevi video hanno mostrato chiaramente la presenza di chiazze oleose in mare. Dal terreno carsico continuano a fuoriuscire idrocarburi, ma da dove esattamente? Nessuno lo sa, e sembra che nemmeno l’INA abbia una risposta. Una macchia persistente sulla superficie del mare rappresenta una minaccia costante per tutta la costa quarnerina. “Abbiamo 150 serbatoi, ma non sappiamo quali e quanti di essi stiano perdendo sostanze pericolose”, ha detto Katalinić, presentando poi una cronologia degli eventi legati al complesso, illustrata con una linea del tempo che ha permesso a tutti di comprendere la sequenza dei fatti. In sostanza, si tratta di grandi investimenti nella manutenzione che sono stati trascurati per anni, accumulando problemi che oggi si stanno dimostrando con tutta la loro gravità.

La recente protesta a Urinj…
Foto: IVOR HRELJANOVIĆ

Potenziali soluzioni
La conclusione proposta dall’Assemblea, prevede l’istituzione di una task force, composta da consiglieri, esperti e anche da rappresentanti dell’INA, con l’obiettivo di realizzare uno studio indipendente per un’analisi tecnica approfondita della situazione. È stata ventilata, inoltre, l’ipotesi della creazione di un nuovo ed efficace sistema di allertamento, e di una revisione delle tecnologie utilizzate. Infine, si chiede ai rappresentanti dell’INA di assumere un atteggiamento più responsabile e trasparente.
Boris Bradarić è stato brevissimo nel suo intervento, limitandosi a invitare tutti a fare un giro di cinque minuti a Urinj per rendersi conto della gravità della situazione.
Dalle parole di tutti i deputati è emerso chiaramente che l’atteggiamento dell’azienda petrolifera è tanto arrogante quanto irresponsabile. Morena Lekan, deputata di Možemo!, ha ricordato il vecchio impianto dell’INA situato nel rione di Mlaka a Fiume, che l’azienda ha smesso di utilizzare senza mai occuparsi della bonifica del territorio. Ha sottolineato che, se l’INA ha causato danni sia a Mlaka che a Kostrena, dovrebbe anche assumersi la responsabilità di risolverli.
Orjen Petković, esperto e dottore di ricerca in chimica analitica ambientale, nonché a capo della Commissione per l’edilizia, la pianificazione e la tutela dell’ambiente della Regione, ha affermato che lo stato dell’impianto non corrisponde ai rapporti ufficiali. Ha evidenziato che ormai all’interno dell’azienda non lavorano più operai specializzati nei processi produttivi, poiché i salari sono troppo bassi. “Abbiamo a che fare con un incidente ambientale in corso e di dimensioni enormi, non con semplici eventi accidentali”.
Il consigliere Ivo Vidotto ha dichiarato di non essere sorpreso dalla situazione, di conoscerla bene e che l’unica soluzione accettabile sarebbe una bonifica completa. In caso contrario, forse la chiusura dell’impianto rappresenterebbe il male minore. Ha poi espresso preoccupazione per lo stato dell’infrastruttura del terminal esterno, un tempo utilizzato per lo scarico del greggio e il carico dei derivati di fronte a Urinj, e per la documentazione relativa agli interventi di manutenzione. Ha inoltre affermato di conoscere molti dipendenti dell’INA consapevoli dell’inquinamento e dei rischi, ma il vero problema risiede nei dirigenti, di cui non è chiaro se siano effettivamente informati sulle condizioni in cui si lavora.

… per l’inquinamento del mare provocato da una fuoriuscita di mazut dagli stabilimenti dell’INA.
Foto: IVOR HRELJANOVIĆ

La questione andrà al Sabor
Marko Boras Mandić, presidente dell’Assemblea regionale, ha assicurato che il tema sarà portato al Sabor e sottoposto all’attenzione di tutti i deputati. Il materiale sarà inviato anche al Parlamento europeo.
Dražen Vranić ha dichiarato di aver fatto tutto il possibile per monitorare l’operato dell’INA, ma di essere profondamente deluso dal suo atteggiamento.
Boris Miletić ha affermato di avere già sollevato la questione in Parlamento e di voler continuare a farlo. Infine, il presidente della Regione, Zlatko Komadina, ha dichiarato senza mezzi termini: “L’INA è stata progettata per lavorare, ma è stata acquistata dalla società ungherese MOL per restare ferma. Ora intervenga lo Stato per costringerli ad agire”.
Si è discusso della possibilità di organizzare una seduta tematica congiunta tra la Regione litoraneo-montana e il Comune di Kostrena. In un certo senso, un procedimento sanzionatorio è già stato avviato con segnalazioni provenienti da diverse fonti, ma se fosse necessario intensificarlo, dovrebbero essere coinvolte tutte le unità di autogoverno locale affacciate sul mare, per affrontare la questione con una strategia condivisa.
In risposta a Popović (indipendente), Vranić ha dichiarato di avere introdotto tasse comunali per gli inquinatori, ma che la legge attuale non consente di aumentarle progressivamente.
Leo Pavela (indipendente) ha criticato l’approccio troppo morbido nei confronti dell’INA e ha sostenuto la necessità di coinvolgere istituzioni nazionali e internazionali per costringerla ad agire. Katalinić e Lekan, invece, hanno ribattuto che un’azione del genere non sarebbe efficace e che è necessario adottare un approccio unitario, ben strutturato e costruttivo.
Sanjin Vrkić (HDZ) ha proposto di organizzare, entro sei mesi, una seduta tematica congiunta tra l’Assemblea della Regione litoraneo-montana e il Consiglio comunale di Kostrena, con l’obiettivo di informare il pubblico sulle misure di bonifica adottate dall’INA e sull’attuazione di tutte le conclusioni già approvate. La proposta è stata votata all’unanimità.

Numerosi i punti all’ordine del giorno discussi alla sessione di ieri dell’Assemblea della Regione litoraneo-montana.
Foto: RONI BRMALJ

La gestione del Platak
A giornata inoltrata, si è arrivati appena al secondo punto all’ordine del giorno, dove si è discusso della gestione del Centro sportivo-ricreativo del Platak e del Centro sportivo montano (GSC) di Delnice, con confronto verbale tra Leo Pavela e il direttore del GSC, Ivan Stojanović.
Pavela ha definito Stojanović inadatto a questo ruolo e di una gestione inefficace del GSC, evidenziando problemi nella preparazione delle piste da sci, danni alle attrezzature, la perforazione del lago artificiale e il ritardo nella manutenzione dei servizi igienici. Ha evidenziato come Stojanović, secondo il suo punto di vista, non ha esperienza con gli sport invernali, ma ha ritenuto comunque carente la sua amministrazione, considerando che gestisce un complesso sportivo del valore di 20 milioni di euro.
Stojanović, dal canto suo, ha respinto le accuse, affermando che tutti i controlli tecnici e la documentazione sono stati eseguiti nei tempi previsti e che il numero di visitatori è in crescita. Ha elencato una serie di dati a suo favore.
La maggioranza ha concordato sul fatto che Stojanović debba avere più tempo per dimostrare i risultati della sua gestione, essendo in carica solo da sei mesi. I vertici regionali hanno confermato il loro pieno sostegno a Stojanović, sottolineando che il Platak di oggi è molto migliore rispetto a dieci anni fa.
Zlatko Komadina ha ripercorso il processo di sviluppo del GSC, ricordando che si è partiti da una situazione di degrado totale, ma che sono stati fatti grandi progressi. Ha ammesso che ci sono ancora margini di miglioramento, come la fornitura di acqua corrente sul Platak e il potenziamento delle infrastrutture in altre località montane della Regione.

Si è parlato anche della gestione del Centro sportivo-ricreativo del Platak.
Foto: IVOR HRELJANOVIĆ

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