
La pacifica passeggiata di protesta svoltasi nel tardo pomeriggio di ieri, volta a combattere il problema della cronica mancanza di posti parcheggio in zona Campetto nel rione di Belvedere, ha bloccato una serie di vie per circa mezz’ora. Oltre alla mancanza di posti macchina, il problema consiste anche nella totale indifferenza dimostrata sin qui dalla Città e la poca volontà di risolvere il sempre più grave problema con cui gli abitanti della zona devono confrontarsi quotidianamente.
La classica goccia che ha fatto traboccare il varo c’è stata circa due settimane fa, quando Sandra Gregorović, dopo essere stata al mattino in ospedale per un ciclo di chemioterapia, si è sentita male nel pomeriggio e ha deciso di andare al pronto soccorso, senza però poterlo raggiungere. “La mia macchina era bloccata. Ho suonato il clacson, ho cercato in giro, ma non c’era verso. Per tre quarti d’ora non mi sono potuta muovere. Alla fine, una signora è arrivata e ha chiesto in che cosa consistesse il problema. Lei se ne stava beata a guardare l’allenamento di suo figlio, avendo bloccato tre automobili. Non si è nemmeno scusata, è semplicemente entrata in auto ed è ripartita”, ci ha raccontato ieri la signora Gregorović.
La microlocalità di Campetto, infatti, oltre a essere densamente popolata ed essere vicina al centro città, ha due asili, due scuole elementari, un campo da calcio, uno di pallacanestro, due palestre, il centro veterinario e altri punti di aggregazione di vario tipo. Si stima che i soli campi di calcio e pallacanestro, tramite le varie associazioni sportive che vi operano, abbiano ogni singolo giorno più di un migliaio di persone che le frequentano. “I problemi iniziano al mattino, quando la gente che vive qui va al lavoro, tutta una serie di altre persone vengono a parcheggiare nella zona, perché il biglietto del parcheggio costa un po’ meno rispetto al centro città. Allo stesso tempo, ci sono persone che portano i bambini a scuola e in asilo in macchina e che, non avendo dove parcheggiare, bloccano una parte della carreggiata. I problemi proseguono nel pomeriggio e si accentuano verso sera, quando la zona Campetto viene invasa dalle automobili dei genitori dei tanti bambini che si allenano qui”, ci ha detto ancora la nostra interlocutrice.
Alla protesta avvenuta ieri sera, e durata dalle ore 17.45 alle 18.15, sono stati bloccati gli attraversamenti pedonali che permettono l’accesso al sistema di vie a senso unico nei dintorni di Campetto, sia da nord, all’incrocio con via Matko Laginja, sia a sud, sulle prime “zebre” di via Moša Albahari. In ciascuno dei due punti si sono ritrovate una quarantina di persone, con tanto di Polstrada a regolare il traffico per garantire il regolare svolgimento della manifestazione di protesta. Da rilevare che in entrambi i gruppi c’era un buon numero di connazionali, essendo il rione di Belvedere tutt’oggi una delle zone più densamente popolate dalla minoranza nazionale italiana. Fra la gente che passeggiava su e giù per la strada, in un’atmosfera rilassata dove molti sembravano felici di poter fare due chiacchiere con i vicini, si è presentata anche la consigliera cittadina e regionale nonché candidata a sindaca di Fiume, Iva Rinčić, che però non ha voluto rilasciare dichiarazioni, dicendo di non essere qui per fare politica, bensì semplicemente per supportare l’iniziativa (lei stessa vive in zona).
Goran Lilić, volto dell’iniziativa che ha organizzato il tutto, ha spiegato di avere provato più volte a contattare la Città, senza avere però ricevuto risposta per molto tempo. “Ci hanno risposto, in modo del tutto insoddisfacente, soltanto dopo la prima protesta, organizzata nove giorni fa. Ora siamo entrati in contatto con i Comitati di quartiere di Belvedere, Braida e Cosala, e abbiamo scoperto che la costruzione di una serie di garage per ulteriori posti macchina è stata pianificata già molto tempo fa, il problema è la realizzazione. Non è nostra intenzione creare disagi, ma qualcosa dobbiamo fare”, ha affermato Lilić.
Uno dei cartelloni dei manifestanti poneva la domanda di quanti di questi garage si sarebbero potuti costruire con tutti i milioni di euro buttati per la storica nave Galeb, sovrapponendo di fatto una questione di pura propaganda a una estremamente pratica, che crea ogni giorno disagio a un gran numero di cittadini.

Foto: IVOR HRELJANOVIĆ
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