Quando il giardinaggio è puro amore e passione

A colloquio con Amela Ilić e Ervin Ružić, dipendenti della «Parkovi Opatija»

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Quando il giardinaggio è puro amore e passione
I Giardini americani in tutta la loro maestosa bellezza. Foto: Goran Zikovic

C’era una volta (si tratta, però, di una storia vera) un giovane ungherese di Seghedino (Szeged), tanto coraggioso quanto perseverante. Oseremmo dire neanche tanto ambizioso quanto sfrontato. Probabilmente nemmeno sapeva quali vette imprenditoriali avrebbe raggiunto nei decenni che sarebbero seguiti alla sua decisione di avventurarsi nel mondo, lasciando la casa natale e iniziando a spostarsi per fare qualcosa della sua vita. La vita è un collage di situazioni, spesso casuali, una collezione di coincidenze, che a volte s’incastrano alla perfezione creando l’impossibile. Il bello è che a tutti noi sono capitate casualità che ci hanno cambiato (o almeno deviato) il percorso di vita. Piccoli avvenimenti che ci piace chiamare segni del destino. Quella che stiamo per raccontare, è una storia piena di coincidenze, ma anche di coraggio e fiducia nel proprio istinto. Vincere alla lotteria è esclusivamente questione di fortuna. La coincidenza, però, è che nel 1900 capita proprio al protagonista del nostro racconto: Mihály Pál Kuczor. Il giovane, classe 1871, dopo aver attraversato in lungo e in largo la sua natale Ungheria, si reca a Parigi con un inaspettato gruzzolo di soldi, che gli permette per un periodo di vivere da re e ritrovarsi presto nuovamente povero, tanto povero da vedersi costretto a raggiungere Marsiglia praticamente a piedi per imbarcarsi sulla nave Vera e salpare per gli Stati Uniti. Negli USA gli va bene, anche grazie a un’idea che gli permetterà di avverare il classico sogno americano e cioè arricchirsi. Riuscirà nell’intento, vendendo peperoni. Una volta insediatosi, prospera presto, grazie alla sua passione per ciò che fa e alla sua intraprendenza e la volontà di migliorarsi sempre, come ogni buon imprenditore. Cerca di migliorarsi ascoltando la gente. La gente si confida con lui e gli trasmette i propri desideri e necessità. Lui, in risposta, cerca di procurare quello di cui la gente ha bisogno. La svolta arriva quando gli viene la brillante idea di importare peperoni proprio dalla sua Seghedino. Le traversate atlantiche del frutto durano mesi, ma la peculiarità del prodotto viene apprezzata e il successo arriva come un bumerang. Kuczor diventa presto, per gli americani, il re dei peperoni e coincidenza vuole che nel 1922 sposi Hilda von Hortenau, nobile austriaca (figlia illegittima dell’arciduca d’Austria, Otto von Habsburg), e ballerina, appassionata tra le altre cose di musica e amante delle belle cose tra cui i fiori e, dall’inizio del XX secolo, residente di Abbazia, all’epoca centro balneare di spicco per austriaci e ungheresi. Coincidenza vuole che Kuczor, in uno dei suoi viaggi transatlantici, abbia un sogno in cui un angelo gli si offre per aiutarlo nell’allestimeno di un giardino bellissimo con fiori di tutto il mondo e fontane. Fatto sta che nel 1926 Kuczor acquista l’intera collina sita sulla parte superiore della nuova strada di Abbazia, proprio nel punto in cui sbocca via Joakim Rakovac. Giusto un lotto di 30.000 m², che Kuczor in poco tempo trasformò in un vero e proprio angolo di paradiso piantandovi di tutto e di più: vari tipi di eucalipto, una miriade di fiori esotici ecuadoregni, gardenie, camelie, agavi australiane, migliaia di rose, viti della regione Tokaj e, naturalmente, peperoni, i suoi, quelli che lo resero ricco.

Una storia davvero appassionante, di cui potremo sempre tornare a parlare. A noi, però, interessa il presente, la vita e la gente che c’è adesso in quello stesso ancolo di paradiso dal nome, appunto, Giardini americani. Li abbiamo raggiunti per un reportage incontrando Amela Ilić e Ervin Ružić, giardinieri della municipalizzata “Parkovi Opatija”. Ci abbiamo scambiato quattro chiacchiere e quanto segue è quello che ne è venuto fuori: a parlare è stata soprattutto Amela, una donna simpatica e vispa, ingegnere naturalistico e giardiniera responsabile dei Giardini americani.

Amela Ilić e Ervin Ružić.
Foto: Goran Zikovic

Il giardino, una volta riassettato dopo che per tanto tempo è rimasto in condizioni dismesse, è tornato ai vecchi albori. Come si presenta oggi?
“È stato ricostruito con i fondi dell’Unione europea, del Ministero del Turismo e della Città di Abbazia. I cipressi rappresentano la vegetazione più antica e alcune piante sono ancora pensate secondo il progetto originale, che dobbiamo rispettare. Il resto, cioè le piante più piccole, sono pianificate, pensate, allestite e curate da noi”.

Qual è esattamente il vostro ruolo?
“Io sono qui in pianta stabile e ora lo è anche Ervin, che inizialmente mi faceva da spalla. Facciamo del nostro meglio con il personale che abbiamo a disposizione e cioè, al momento, soltanto noi due. Siamo fissi qui per tutto l’anno. Ogni stagione dell’anno ha le sue particolarità. Il collega si prodiga quando ci sono da effettuare le mansioni fisiche, mentre io mi dedico di più ai vari dettagli che questa professione comporta. Ci impegniamo a rendere l’offerta botanica la migliore possibile. Abbiamo moltissime visite nel corso di tutto l’anno e i turisti che visitano i Giardini sono di tutte le nazionalità”.

I Giardini americani non sono redditizi e sono aperti a tutti?
“Vero. Vi si organizzano concerti, spettacoli, servizi fotografici per matrimoni, riprese di film e videoclip. Alcuni vengono soltanto per passeggiare, altri per fare allenamenti di corsa, o per un primo appuntamento. Spesso arrivano anche le scuole e i nostri sentieri si riempiono di bambini. I più piccoli si divertono molto. Ma non solo loro, anche le associazioni per persone over 60 che organizzano corsi di giardinaggio e la Croce rossa, con la dottoressa Đana Pahor, che organizza giochi e laboratori per i bambini. Inoltre, c’è una grande attenzione per attirare pure i bambini disabili e fargli passare bei momenti qui tra il verde delle piante”.
I nostri due interlocutori raccontano di averne passate di ogni e di aver fatto addirittura da statisti in uno spot musicale. I Giardini americani, di proprietà della Città di Abbazia e inaugurati nel 2019, sono sotto tutela speciale e anche l’illuminazione dev’essere realizzata a rigor di legge. Non ci sono riflettori e nelle ore serali, se vi è qualche avvenimento, si usano le candele.
Amela ha 25 anni di esperienza e la coltivazione delle piante è la sua attività principale.
“Il mio lavoro mi piace e c’è tanta soddisfazione. Io mi diverto e pertanto lo definisco il mestiere più bello che ci sia. Ci vuole molta conoscenza e dedizione. Le piante sono esseri viventi e richiedono attenzione”.

Il lavoro non manca mai…
Foto: Goran Zikovic

In effetti, siete voi i veri sceneggiatori degli eventi che si svolgono in questi luoghi…
“Lo siamo, il che ci rallegra. Ci si arrangia in vari modi. Soprattutto noi più anziani che rimaniamo a fare questo lavoro. I più giovani, non so per quale motivo, non resistono a lungo e se ne vanno. Non sembrano particolarmente appassionati al giardinaggio. E non illudiamoci, è fisicamente impegnativo! Durante l’estate, siamo al lavoro già dalle ore 6 rimanendo fino alle 14, per evitare il caldo e l’afa”.

Quali sono gli orari di apertura dei Giardini americani?
“Il lunedì sono chiusi, mentre gli altri giorni sono aperti dalle ore 8 alle 20”.

Un consiglio a chi non c’è ancora stato?
“Di venire a visitarli e godere del silenzio e della pace che li avvolge, del panorama meraviglioso e della bellezza delle varie piante che qui crescono rigogliose”.
Chissà se il signor Kuczor, oggi sarebbe fiero di vedere come i suoi Giardini, dopo tutte le peripezie, sono tornati a vivere mantenendosi nel tempo…

Il sito conserva i suoi antichi sfarzi.
Foto: Goran Zikovic

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